Di Omar Ben Omran si erano perse le tracce nel 1998, quando aveva appena 19 anni. Era un ragazzo alto e sportivo di El Guedid, un paese di 13mila abitanti a 300 km al sud di Algeri, avvistato per l’ultima volta per le strade di Djelfa, città a un’ora di macchina dalla sua. Poi il vuoto per 26 lunghi anni, finché non è stato ritrovato nel luogo più impensabile: la casa del suo vicino.

Prigioniero nel campo del vicino

È stato imprigionato nello stesso quartiere per anni, tenuto prigioniero in un buco sotto una distesa di paglia, ricoperta di sterco, dove viveva il branco di pecore del suo vicino, proprio accanto alla casa della sua famiglia. Il suo ritrovamento è stato possibile grazie ad un post anonimo e misterioso che era comparso sui social, e in cui veniva scritto che Omar era ancora vivo e che si trovava sempre ad El Guedid. Da lì sono partite le ricerche di amici e familiari intensificatesi nell’abitazione nel vicino. Un uomo solitario, non sposato, un dipendente comunale di 61 anni, che viveva nella casa in cui il cane di Omar, dopo la sua scomparsa, aveva ripetutamente puntato, prima di sparire anch’esso. Omar è stato ritrovato stordito e in stato confusionario, ma ancora vivo. Ha riabbracciato gli amici, ma non la madre, morta nel 2007. Il suo sequestratore è stato arrestato.

Tanti punti interrogativi

Nella storia di Omar, resa nota dalle autorità locali martedì scorso ci sono ancora troppi punti interrogativi. Si racconta che nella sua lunga prigionia era in grado di ascoltare persino le voci della sua famiglia, pur restando incapace di gridare di fuggire. Ulteriori dettagli saranno resi noti nei prossimi giorni, mentre le due parti sono già state ascoltate per ricostruire un terribile thriller che ha trovato fine dopo 26 anni.

Redazione

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