Siamo tutti d’accordo nel dire che ogni singola morte è una tragedia. Come ci ha insegnato Hemingway, nessuna persona è un’isola. Ciascuno e ciascuna è un pezzo del continente, una parte del tutto. Ogni morte ci diminuisce, perché siamo coinvolti nell’umanità. Quindi, quando la campana suona a morto non dobbiamo chiederci “per chi suona”; perché sta suonando per ognuno di noi.

L’altra considerazione

Vero, ma non del tutto vero. Psicologicamente tendiamo a considerare le morti in modo molto diverso sulla base di alcuni fattori: la speranza di vita (la morte di un bambino la consideriamo molto peggiore di quella di un adulto), il dread (la sofferenza che ha preceduto la morte), la colpa (se a causare la morte è stata una terza persona o deriva da un comportamento che reputiamo sbagliato), l’equità (se sono membri di gruppi socialmente svantaggiati) e i fattori esterni (come eventi catastrofici). Per la combinazione di questi fattori, ci colpiscono di più le morti per cancro che per malattie cardiocircolatorie. Tra due morti per cancro, tendiamo a ritenere più grave quella per l’esposizione all’amianto che non quella per il fumo da sigaretta. In fondo, pensiamo, se l’è un po’ cercata… Sono le famose euristiche, scorciatoie mentali che ci consentono di giudicare senza dover fare troppa fatica e di rispondere senza avere tutte le informazioni. Ma possono portare problemi, facendoci sviluppare giudizi ingiusti. A occuparsene per primi furono due psicologi israeliani: Tversky e il premio Nobel Kahneman (per rimanere in tema, scomparso pochi mesi fa). L’euristica “della disponibilità” ci porta a sovrastimare quello che ricordiamo più facilmente, spesso perché ci ha emozionato.

Ricordiamo più facilmente i disastri aerei, quindi se chiedessi il numero di morti negli ultimi venti anni per incidenti aerei potremmo tendere a darne una stima più alta. O l’euristica “dell’ancoraggio”. Se qualcuno ci chiede un’opinione numerica su qualcosa, tendiamo ad “ancorarci” all’ultimo numero che abbiamo sentito. Per l’Oms, nel mondo, ogni anno per incidenti stradali ci sono 1.2 milioni di morti. Se ora chiedessi quanti sono stati nel 2023 i morti per incidenti aerei è probabile che il nostro ragionamento si ancori alla notizia precedente e che potremmo tendere a fare una sovrastima. Comunque, terremo in considerazioni nel nostro ragionamento un fenomeno che ci azzecca poco o nulla.

Non tutti i morti sono uguali 

Per quanto pensiamo di essere razionali, a farla da padrona, sono le emozioni e le euristiche. Rispetto alla “gravità” delle morti, è duro ammetterlo, ma ci sono anche altri fattori. Basta guardare l’ordine delle notizie nei telegiornali o – in alcuni casi – l’assenza della notizia. Nei giorni scorsi, in Indonesia, sull’Isola di Giava, alle falde del vulcano Merapi, interi villaggi sono stati spazzati via dal fenomeno del lahar”, la lava fredda. Un fiume di sassi e materiali vulcanici che alimentato dalle piogge monsoniche, scorrendo lungo le pendici del vulcano, sommerge tutto quello che incontra. Si contano circa 40 morti e numerosi dispersi. Perché non ne sapevo nulla? Perché, che ci piaccia o meno, ci interessiamo solo ad alcune morti, non perché siamo cattivi, ma perché euristiche ed emozioni non riguardano l’uomo in astratto. Ma ciascuna e ciascuno di no.

Andrea Laudadio

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