La popolazione italiana invecchia sempre di più e, di conseguenza, aumentano la diffusione delle malattie croniche e la domanda di protezione e di assistenza dei cittadini. Il sistema di welfare risulta sempre più stressato dalla quantità e dalla varietà delle esigenze di tutela. Sanità, previdenza e assistenza costituiscono i tre pilastri di una sempre più necessaria protezione sociale. Sempre meno, tuttavia, queste aspettative di protezione potranno essere scaricate esclusivamente sullo stato. L’offerta pubblica resta il primo pilastro del welfare, ma è ormai impossibile fare a meno del contributo complementare e integrativo che viene dal mondo delle imprese.

In questo scenario, l’assicurazione rivestirà un ruolo primario, sempre più indispensabile in futuro per ampliare la rete di protezione sociale. Ecco perché – come ha spiegato Maria Bianca Farina, presidente dell’Ania, l’associazione delle imprese assicuratrici, nel corso dell’ultima assemblea nazionale svoltasi a Roma il 5 luglio scorso – il contributo delle compagnie assicurative sarà sempre più complementare ai programmi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Sanità
Nel 2020 in Italia la spesa sanitaria ha raggiunto i 122 miliardi (7,4% del PIL): è una tra le più significative voci di costo nel bilancio dello Stato. Destinata ad aumentare per via dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento delle patologie cronico-degenerative. Cresce in parallelo la spesa sanitaria privata delle famiglie pari a circa 38 miliardi. Il 90% di questa cifra (34 miliardi) è pagata ogni anno di tasca propria dalle famiglie italiane, sempre più fragili ed esposte a esborsi imprevisti e, a volte, insostenibili. Invece, i costi privati riconducibili alle assicurazioni si fermano all’8% (il 2,6% va a fondi e casse sanitarie).

L’Italia è il paese europeo in cui l’uso dei propri risparmi da parte delle famiglie (circa il 90% rispetto a una media del 74%) per far fronte a cure e spese mediche è più alto. Un fenomeno che genera iniquità e mette le persone di fronte alla scelta tra pagare (quando si può) o rinunciare alle cure. Ecco perché allargare il ruolo complementare della sanità integrativa, basata sul principio di mutualità, tipico delle assicurazioni, garantirebbe maggiore uguaglianza ai cittadini e più elevati livelli di protezione per i malati. Ed ecco perché il settore assicurativo si prepara a rendere la spesa sanitaria mutualizzata accessibile ai soggetti più vulnerabili e a promuovere l’offerta di percorsi di prevenzione. Spiega Farina dell’Ania: “Una quota significativa della spesa diretta delle famiglie, oggi pari a 34 miliardi di euro all’anno, potrebbe così transitare verso forme mutualizzate del rischio per aumentare la protezione e l’economicità dei servizi. Il ruolo della sanità integrativa potrebbe evolvere da una logica basata sul rimborso della prestazione a una presa in carico di cittadini e pazienti lungo l’intero percorso della salute, grazie in larga parte allo sviluppo della telemedicina”.

Nel 2021 l’incidenza dei premi relativi a polizze collettive emesse da fondi sanitari e simili sul totale (polizze individuali e collettive) è scesa dal 59% nel 2020 al 56% nel 2021, tornando ai livelli pre-covid del biennio 2018-2019. In aumento le percentuali delle restanti polizze, che si attestano al 32% per le polizze individuali e al 12% per le restanti polizze collettive. Nel 2021 la raccolta dei premi afferenti ai fondi sanitari e simili è risultata pressoché stazionaria rispetto all’anno precedente (+0,2%), mentre le restanti polizze hanno registrato incrementi più significativi (+22,9% le altre polizze collettive e +11,6% le polizze individuali). I premi contabilizzati (polizze individuali e collettive) afferenti al ramo malattia sono stati nel 2021 pari a 3,3 miliardi, di cui 621 milioni di nuova produzione (il 19% del totale), in crescita del 5,6% rispetto all’anno precedente (il new business è aumentato invece del 14,2%). La garanzia rimborso spese mediche rappresenta oltre i tre quarti (76,6%) della raccolta premi, per un importo pari a 2,5 miliardi, in aumento del 21,5% rispetto al 2020. Registra invece un calo del volume dei premi la garanzia invalidità permanente (-1,3%), a fronte di un ammontare pari a 254 milioni (il 7,7% del totale).

Previdenza
Con riguardo al sistema pubblico previdenziale, L’Ania intende favorire la diffusione delle coperture integrative (che in Italia rappresentano solo il 6% del finanziamento complessivo delle pensioni, contro il 50% nel Regno Unito e il 52% nei Paesi Bassi). “A tal fine, svilupperemo iniziative mirate e innovazione di prodotto”, ha dichiarato la presidente Farina all’ultima assemblea Ania. Intanto, l’adesione alle forme pensionistiche complementari cresce gradualmente con 664 mila nuove adesioni nel 2021 (circa 178 mila adesioni in più rispetto al 2020). Alla fine del 2021, il numero delle posizioni in essere, ossia i rapporti di partecipazione complessivamente aperti presso le forme pensionistiche, era pari a 9,7 milioni, in aumento del 4,2% rispetto all’anno precedente.

Il numero di iscritti alla fine del 2021 risultava pari complessivamente a 8,8 milioni di soggetti, in aumento del 3,9% rispetto al numero di iscritti dell’anno precedente e pari al 34,7% della “forza lavoro”, ossia dei soggetti occupati o in cerca di occupazione di almeno 15 anni di età. Nel 2021 resta rilevante, essendo pari a oltre 2,4 milioni di soggetti, la quota di iscritti che non hanno versato contributi. In particolare, gli iscritti ai fondi pensione aperti hanno registrato l’aumento maggiore (6,5%) mentre l’incremento più elevato in valore assoluto (poco più di 184 mila) è comunque relativo agli iscritti ai fondi pensione negoziali. Nell’ultimo triennio, comunque, la distribuzione percentuale delle posizioni in essere nelle varie forme previdenziali è rimasta sostanzialmente invariata.

Non autosufficienza
“Vogliamo portare il nostro contributo anche per quanto riguarda il tema della non autosufficienza”, assicura Maria Bianca Farina all’ultima Assemblea Ania. Resta su livelli contenuti, pari allo 0,7% del totale, la raccolta dei premi contabilizzati afferenti alla garanzia long term care – l’assicurazione che copre le spese derivanti dall’impossibilità di svolgere autonomamente le normali funzioni della vita quotidiana con conseguente menomazione dell’autosufficienza – che è stata nel 2021 pari a circa 23 milioni, in lieve calo (-0,7%) rispetto all’anno precedente. La garanzia che copre il rischio di malattia long term care mantiene un peso percentuale sostanzialmente stazionario rispetto al 2020 e continua, anche nel 2021, a essere poco significativa (in quanto realizzata più frequentemente nel comparto vita).

“Proponiamo l’istituzione di un sistema integrativo all’interno del quale le assicurazioni potranno concorrere, in partnership con il pubblico, al finanziamento e alla copertura dei bisogni di cura e assistenza nelle età avanzate”, spiega Maria Bianca Farina. In sostanza, conclude la presidente dell’Ania “per ampliare significativamente la protezione delle persone lungo tutto l’arco della vita, è indispensabile che il sistema pubblico disegni un efficace e bilanciato pacchetto di contributi e incentivi fiscali, in grado di favorire l’assunzione di responsabilità dei cittadini. Nel caso della non autosufficienza, è necessaria una riforma sostanziale, sviluppata secondo logiche di cooperazione pubblico-privato”.

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