Salvo colpi di scena, in questo caso la scelta del governatore del Missouri Mike Parson di concedere la grazia, oggi Amber McLaughlin sarà la prima donna transgender giustiziata negli Stati Uniti.

Gli avvocati della 49enne, che avevano presentato una domanda di clemenza esecutiva al governatore il 12 dicembre, chiedendo a Parson di commutare in ergastolo la condanna di McLaughlin alla pena di morte con iniezione, ad oggi non hanno ricevuto risposta.

Inutile sembra essere anche la petizione online lanciata ieri mattina e che in poco più di 24 ore ha raccolto 5mila firme per esortare il governatore Pardon a fermare l’esecuzione della 49enne.

La sua esecuzione è prevista per la condanna alla pena massima con l’accusa di aver violentato e ucciso la sua ex fidanzata. All’epoca dei fatti, parliamo del novembre 2003, Amber era conosciuta come Scott: la 49enne è diventata donna mentre era in carcere.

Nel 2006 è stata condannata per l’omicidio di primo grado dell’ex fidanzata Beverly Guenther. Ma, come sottolineato dai suoi avvocati, alla giura che ha deciso per la pena capitale erano state tenute nascoste rilevanti prove riguardanti la sua salute mentale precaria, dalla depressione alle violenze subite da adolescenti, fino ai tentativi di suicidio in età adulta.

Nonostante le omissioni, la giura non si pronunciò unanimemente a favore della condanna a morte: furono respinti tre dei quattro argomenti pro-pena di morte che la procura aveva sottoposto ai giurati.

Se nella maggior parte degli stati degli Usa è richiesto che tutti i giurati si esprimano a favore della condanna alla pena capitale, questa regola non vale in Missouri (l’unico altro stato in cui è in vigore una legge simile è l’Indiana). A decidere alla fine fu il giudice della conte di St. Louis, che scelte di porre fine alla vita di Amber.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia