Il caso del presidente di Baobab Experience
“Andrea Costa assolto per un processo che non si doveva fare”, parla l’avvocato Francesco Romeo
Il fatto non sussiste. Così ha stabilito la sentenza del processo ai danni del presidente di Baobab Experience, Andrea Costa, e di due volontari dell’associazione, tutti accusati di favoreggiamento dell’emigrazione clandestina e ora assolti pienamente. I fatti contestati risalivano all’ottobre del 2016, subito dopo lo sgombero della tendopoli di via Cupa, in cui Baobab aveva allestito una prima accoglienza per i migranti in transito di passaggio a Roma. In quella data i volontari dell’associazione avevano offerto aiuto a otto cittadini del Sudan e uno del Ciad, rimasti per strada dopo lo sgombero, comprando loro i biglietti ferroviari necessari a raggiungere il centro di accoglienza della Croce Rossa Italiana di Ventimiglia. Commenta con noi la sentenza l’avvocato difensore dei tre attivisti, Francesco Romeo.
Iniziamo dal principio del processo al presidente di Baobab Experience, Andrea Costa, e a due volontari dell’associazione. Perché è stato istruito? Questo processo è nato con un’ipotesi investigativa di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’emigrazione clandestina fondata sul sospetto che all’interno dell’associazione Baobab si fornissero ai migranti documenti falsi per farli andare in altri paesi dell’Unione Europea.
Ed era il 2016.
Sì, questa ipotesi è partita nel settembre del 2016, proprio in concomitanza con lo sgombero della tendopoli di via Cupa, del 30 settembre. Ma è un’ipotesi che non trova riscontro e verrà poi archiviata nel 2020.
Ma non finisce qua…
No, da quest’ipotesi iniziale di sospetto di un’associazione clandestina, poi caduta, rimane in piedi l’episodio delle nove persone, otto sudanesi e un ciadiano, che vengono intanto sgomberate insieme agli altri trecento migranti in quel 30 settembre del 2016. Chi trova un riparo di fortuna, chi cerca di sistemarsi da qualche parte, chi finisce nel centro della Croce Rossa di via del Frantoio, chi rimane per strada. Ecco, in quest’ultimo gruppo sono i nostri nove, che dopo qualche giorno all’addiaccio chiedono ai volontari di Baobab un aiuto per raggiungere il campo della Croce Rossa di Ventimiglia. Vengono comprati così i biglietti dell’autobus e una volontaria li accompagna a Genova, e poi a Ventimiglia. Questi i fatti. I nove sono poi fermati sul lungomare di Ventimiglia – il che dimostra che non è che si nascondessero o cercassero di passare la frontiera di nascosto – e vengono mandati nel centro di prima accoglienza di Taranto. Da lì in poi noi ne perdiamo le tracce ma non sono persone che sono state espulse o inviate in un Cpr (nota: Centri di permanenza per i rimpatri). Vengono invece mandati in un centro di prima accoglienza perché si tratta di persone che hanno diritto alla protezione internazionale, protezione che loro avrebbero voluto chiedere a Ventimiglia mentre invece sono stati rispediti indietro, a Taranto.
Quand’è che lei viene contattato per essere l’avvocato difensore dei tre volontari del Baobab?
A un certo punto del 2019 arriva un avviso di interrogatorio, durante le indagini preliminari, e lì scopro che i tre sono indagati di favoreggiamento dell’emigrazione clandestina. Arriva nel 2019 perché è quell’anno in cui il processo si biforca. Rimane in piedi il processo per favoreggiamento a loro tre, mentre va su un binario morto il procedimento relativo all’associazione a delinquere, che poi troverà l’archiviazione nel febbraio del 2020.
Arriviamo al processo di oggi. Com’è andato?
Prima di arrivare al processo devo dire che noi abbiamo scelto di fare un giudizio abbreviato condizionato all’interrogatorio di Andrea Costa, all’audizione di un funzionario della Croce Rossa Italiana e alla produzione di alcuni documenti, fra i quali estratti del rapporto sulla protezione internazionale in Italia nel 2017, per quel che riguarda i paesi del Sudan e del Ciad, per dimostrare che si trattava di persone che non erano clandestine ma avevano diritto alla protezione internazionale. Oggi poi siamo arrivati alla sentenza.
Che è stata di piena assoluzione, per tutti e tre.
Sì, piena assoluzione perché il fatto non sussiste. Si è preso atto, io credo – anche se le motivazioni della sentenza arriveranno solo fra trenta giorni, che si è trattato di generosità e solidarietà nei confronti di persone che stavano per strada e volevano solo raggiungere un centro della Croce Rossa. Non certo di sfruttamento o favoreggiamento dell’emigrazione clandestina.
Questo processo si doveva fare?
Il punto è che questo processo non si doveva fare. E questo perché sia l’ipotesi investigativa sull’associazione che l’ipotesi residua, sul favoreggiamento, sono frutto di una lettura di storta e suggestiva degli elementi presenti in atti e delle norme sul Testo unico dell’immigrazione. Una lettura distorta che è venuta dagli investigatori, da chi portava avanti le indagini, vale a dire dalla squadra mobile. Purtroppo devo dire che in un primo momento la Procura ha assecondato questa lettura. Oggi invece ha chiesto l’assoluzione.
Ci sono stati casi simili a questo, in cui condotte che poi si rivelano di solidarietà vengono criminalizzate?
Casi ce ne sono stati. Ne ricordo uno proprio a Ventimiglia, riguardava Félix Croft, assolto a Imperia per una vicenda molto simile a questa.
Come interviene il clima politico che c’è stato in quegli anni in Italia intorno alle questioni dell’immigrazione in processi come questo?
Il peso della politica è evidente e secondo me questo è il punto. Dall’estate del 2016 ha preso forma una strategia di attacco alle Ong, o meglio, ha preso forma una strategia di contrasto all’immigrazione ed emigrazione clandestina con le tecniche del contrasto alla criminalità organizzata. Tanto è vero che tutti questi processi finiscono nelle mani della Direzione Distrettuale Antimafia, e anche questo processo è partito lì. Si sono insomma parificate le strategie di contrasto all’immigrazione clandestina con le tecniche dell’antimafia e questo ha portato ai processi ai danni delle Ong. Prima conoscevamo solo quelli alle Ong di mare, Baobab è il primo caso di una Ong che opera a terra che viene in evidenza.
Le leggo un aforisma di Karl Kraus. “Chi elogia la nostra giustizia, somiglia terribilmente a quella persona che cercava di consolare una vedova il cui marito era morto per una grave forma di polmonite, dicendole per tranquillizzarla che ‘forse non era andata poi tanto male’.” Come risponderebbe a Kraus un avvocato che ha appena vinto un processo?
La giustizia non arriva mai né per inerzia, né da sola. È necessario lavorare incessantemente affinché le norme che prevedono delle fattispecie di reato risultino aderenti ai principi costituzionali e ai principi dello Stato di diritto. Diversamente, si rischia di deragliare e finire in una logica del sospetto come è accaduto all’inizio di questo caso di cui stiamo parlando. Quindi, ecco, bisogna lavorare incessantemente perché non vada poi così tanto male come scrive Kraus.
Quali sono i maggiori paradossi della giustizia degli ultimi anni in Italia?
Una spiccata ed esagerata acquiescenza delle Procure rispetto alle ipotesi degli investigatori. Spesso arrivano a processo storie che non ci dovrebbero proprio arrivare.
Come interagiscono i media e la giustizia?
Il rapporto tra media e processi è molto complesso. Spesso i media fanno da cassa di risonanza a delle ipotesi investigative e talvolta, ma solo talvolta, colgono nel segno ed esercitano la funzione di sorveglianza critica che la stampa deve garantire su ogni forma di potere, ivi compreso quello giudiziario. Lei si definirebbe un attivista, come fanno i suoi tutelati? Beh, sì, i miei tutelati sono degli attivisti. Io sono un avvocato che dà una mano a questi attivisti.
Quali sono stati i suoi maestri?
Io sono un autodidatta.
Completamente autodidatta?
Sì. Direi di sì.
Destra e sinistra esistono ancora?
Io sono prima un cittadino e poi un avvocato. E sono un cittadino di sinistra, quindi anche un avvocato di sinistra. Essere di sinistra per me, oggi, significa ancora stare dalla parte di chi subisce delle ingiustizie. Sempre.
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