In questi giorni, il tema immigrazione è tornato prepotentemente alla ribalta, purtroppo per vicende sempre tristi se non drammatiche, senza un’organicità di pensiero e di progetto sulle tante facce che un tema così complesso presenta. Allora riprendiamo i vari argomenti, cercando di metterli in fila ordinatamente per consentire una riflessione più ampia su un pianeta dai tanti lati oscuri. Sono assolutamente convinto della sincerità dei sentimenti del presidente Draghi, che ha più volte manifestato non solo il suo dolore per le tante vittime dei naufragi ma anche dichiarato con determinazione la necessità che qualunque politica su questo argomento deve possedere i caratteri dell’umanità e del rispetto dei diritti.

Sono meno convinto dell’aspettativa di cogliere alla fine un risultato positivo, con un’intesa nel prossimo Consiglio dei capi di Stato e di governo del mese di giugno. C’è qualcosa che va oltre il semplice pregiudizio di alcuni Paesi europei, peraltro ben noto, Paesi che, sul piano del rispetto dei diritti, anche dei propri cittadini, non ci rendono orgogliosi. E d’altra parte, sull’edizione dello scorso sabato, Gianfranco Schiavone ha spiegato bene sul Riformista e in dettaglio i meccanismi che regolano le politiche di alcuni Paesi e la sconfitta della proposta del Parlamento europeo approvata nel novembre 2017. Sul tema della redistribuzione su base volontaria ci sono stati tanti e ripetuti tentativi e forse il più ambizioso si era presentato nel 2015 con l’agenda Juncker, ma già da allora la risposta, come poi si è ripetuta fino ai nostri giorni, è stata deludente e divisiva tra i vari Paesi. Allora mi permetto di ritenere convincente la proposta di questi giorni di Enrico Letta: “Basta veti, ora cooperazione rafforzata”. È tempo di superare l’unanimità nelle decisioni dell’Unione in politica estera, è tempo di andare avanti anche se non siamo tutti. Se Paesi come Spagna, Francia, Germania trovano con noi un punto di sintesi su una politica migratoria comune, si vada avanti rompendo una volte e per tutte il muro di una presunta smania identitaria, che rischia di far naufragare i trattati che abbiamo sottoscritto, compreso il valore del principio di solidarietà.

Il presidente Draghi ci ha con correttezza anticipato che per il mese di giugno dovremo fare da soli. Ma dov’è il problema? Quanta ipocrisia nei titoli che parlano di un’emergenza che non c’è mai stata e che non costituisce in nessun modo un problema per un Paese con 60 milioni di abitanti. Mentre scrivo, le persone sbarcate nel nostro Paese dall’inizio dell’anno ammontano a 13766; per chi in buona fede fa ricorso un po’ alla propria memoria, ricordo che negli anni fino al 2010 la media era di circa 25mila persone l’anno; con le primavere arabe, nel 2011, la media è stata di 52mila persone; nel 2015 di 150mila e nel 2016 di oltre 180mila. E certo ci saranno state insufficienze, inchieste giudiziarie, persecuzioni degli organi di informazione, sia della carta stampata che dei media, ma io rivendico l’orgoglio, da cittadino italiano, soprattutto, di aver assicurato un futuro di dignità a tanti e di aver dato una lezione di umanità e di solidarietà con l’operazione Mare Nostrum.

La sofferenza di quegli anni aveva consentito, pur se in un confronto politico sempre infuocato, di aver realizzato un’infrastruttura dell’accoglienza che consentiva un riparto equo tra le varie Regioni italiane e una distribuzione, attraverso l’accoglienza diffusa e un rapporto forte con l’Anci, di piccoli numeri in un segmento ampio di Comuni italiani, riducendo l’impatto sociale e favorendo i percorsi di integrazione e di inclusione. Eppure, un’ottusa discontinuità, dal 2018, ha teso solo a destrutturare i rapporti internazionali faticosamente costruiti e i grandi passi in avanti fatti, lo ripeto con tante insufficienze, nell’avere a disposizione una rete di accoglienza flessibile ed equa.
Ora si realizzano nuovamente grandi centri, forieri di ogni piccola grande illegalità, i servizi sono stati solo parzialmente ripristinati rispetto a un taglio indecente degli anni scorsi e soprattutto si annuncia lo spettro del massimo ribasso nelle gare; il massimo ribasso è stato il percorso ideale per la peggiore accoglienza, per il mancato rispetto di diritti in tante occasioni, per i fenomeni di mancato rispetto delle regole contrattuali, se non addirittura, in qualche caso, delle infiltrazioni criminali.

Nel mio piccolo ruolo di assessore in Regione Campania, cerco di tenere la barra dritta su temi sui quali il mio Paese ha realizzato grandi passi in avanti. Certo, c’è tanto da fare sulla piaga del caporalato, che stiamo cercando di contenere e sconfiggere in un’ottica di rete con le istituzioni e le associazioni del terzo settore. Ancora di più, nell’area del Casertano, ripristinare un clima di convivenza civile tra le varie etnie presenti e con le quali sono impegnate tante associazioni. Sul tema poi che in questi giorni ci angoscia, quello della pandemia, noi vacciniamo, che siano cittadini italiani, migranti regolari o migranti irregolari, noi provvediamo alla loro vaccinazione e alla loro assistenza sanitaria, perché sono persone che hanno diritti scritti con caratteri d’oro nella nostra Carta Costituzionale.