Ottomila arrivi in due giorni. I disperati di Ceuta. Respinti dall’esercito spagnolo. Usati come “arma” di ricatto dal Marocco. Giovani uomini, famiglie e anche moltissimi minorenni – almeno 1.500, secondo fonti delle autorità locali citate dal Pais – hanno raggiunto soprattutto a nuoto o a bordo di piccole imbarcazioni le spiagge di Ceuta, enclave spagnola in Marocco, superando le barriere che segnalano il confine: tra di loro c’erano molti migranti provenienti da diversi paesi dell’Africa centrale, ma soprattutto marocchini che stavano provando ad abbandonare il paese per ragioni economiche, vista la grave situazione provocata dalla pandemia.

Le immagini che giungono da Ceuta sono strazianti. Si buttano in mare a migliaia, anche con i figli neonati in braccio, per la paura di perdere l’attimo atteso per anni per fuggire dal Marocco ed entrare nell’enclave spagnola e di lì raggiungere il continente europeo. A nuoto o a piedi, gli arrivi si moltiplicano di ora in ora portando Spagna e Marocco a una crisi pesantissima. L’immagine più forte è quella diffusa su Instagram della Guardia Civil: un neonato di pochi mesi viene salvato tra le onde da un sub della gendarmeria spagnola. I militari stessi, di fronte a tanta disperazione, si sono trasformati in soccorritori. Intanto i volontari delle organizzazioni umanitarie cercano di aiutare i migranti con coperte, abiti e cibo. Molti degli ottomila arrivati non hanno nulla con loro se non i documenti di identità avvolti in buste di plastica. I bambini più piccoli vengono tenuti in braccio mentre si nuota o ci si arrampica su scogli o recinzioni: solo qualcuno indossa un giubbotto di salvataggio o una ciambella giocattolo. I più fortunati hanno un canotto, sempre giocattolo. Il breve percorso in acqua non è senza rischi: la Croce Rossa e i militari spagnoli hanno assistito migliaia di migranti colpiti da ipotermia.

La crisi di Ceuta non ha precedenti. Mai prima d’ora la Spagna aveva dovuto gestire un così alto numero di migranti arrivati tutti insieme in un territorio che non supera gli 85.000 abitanti dopo aver superato irregolarmente un confine di solito blindato soprattutto dal lato marocchino. Il Marocco, che avrebbe allentato le maglie dei controlli alla frontiera, non ha fatto grande mistero sulla propria irritazione per la decisione di Madrid di fornire cure mediche nell’ospedale di Logroño (Spagna) a Brahim Ghali, 73 anni, leader del Fronte Polisario a capo della guerriglia separatista del Sahara occidentale, accusato di violazione dei diritti umani, stupro, torture e genocidio. L’ambasciatrice di Rabat a Madrid, Karima Benyaich, ha lasciato intendere che il nodo da sciogliere è proprio questo. Ghali è ricoverato in Spagna, a garanzia di non essere interessato dalla giustizia.

Lo scorso 23 aprile, da quando il governo spagnolo ha ammesso la presenza di Ghali sul suo territorio, il leader separatista era stato raggiunto da un mandato di comparizione per rispondere di fronte al giudice, il 1 giugno. Ghali si è rifiutato di firmare l’accettazione del mandato e, al momento, il giudice Pedraz non ha emesso alcun provvedimento restrittivo nei suoi confronti. Il tribunale spagnolo dell’Audiencia Nacional ha riaperto l’indagine sulle denunce di un’associazione di dissidenti saharawi che avevano raccontato di essere stati sottoposti a violenze di ogni genere nei campi profughi di Tindouf (Algeria). Il procedimento si aggiunge alla querela presentata nel 2019 da Fadel Mehdi Breica, cittadino spagnolo di origine saharawi che afferma di essere stato torturato nei campi profughi dai miliziani del Fronte Polisario, la guerriglia capeggiata da Ghali che contende al Marocco il controllo del Sahara occidentale, ex colonia spagnola, e che lo scorso autunno ha rotto la tregua in vigore dal 1991.

La ministra degli Esteri Arancha Gonzalez Laya ha dichiarato che la Spagna non intende approfondire la crisi diplomatica con il Marocco, ma ha assicurato che le autorità del paese saranno “ferme” nella difesa “della frontiera, la sicurezza e l’ordine”. Il premier spagnolo Pedro Sánchez, fischiato durante la sua visita nelle enclave di Ceuta e Melilla, ha annunciato il rimpatrio di 4800 persone, degli ottomila marocchini entrati illegalmente a nuoto a Ceuta. La stampa spagnola segnala che una parte dei migranti stanno ritornando volontariamente, considerando che non c’è un posto per dormire e nulla da mangiare. «Siamo venuti perché era aperto, per cercare la vita. Ma qui non c’è niente», dice Shala, 18 anni, al País. L’Europa, chiamata in causa da Sánchez, si schiera con nettezza: «L’Ue è solidale con Ceuta e la Spagna – dice la presidente della Commissione Ursula von der Leyen -. Abbiamo bisogno di soluzioni europee comuni per gestire le migrazioni». Il capo della diplomazia europea, lo spagnolo Josep Borrell, ha assicurato che «l’Ue farà il necessario per sostenere la Spagna in questa fase così difficile». In merito alla gestione del fenomeno migratorio, arriva anche la bocciatura del nuovo pacchetto Ue da parte dell’Italia. «La Commissione Ue ha elaborato un pacchetto di misure molto ampio e diversificato, ma ritengo che le attuali proposte non soddisfino l’Italia», ha detto la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, precisando che «occorre introdurre un sistema di rimpatri a livello europeo».

E intanto nel Mediterraneo si continua a morire. Almeno 50 migranti sono annegati in un naufragio al largo di Sfax mentre cercavano di attraversare il Mediterraneo dalla Libia all’Italia. 33 persone migranti sono state salvate l’organizzazione umanitaria della Mezzaluna Rossa tunisina. Successivamente il portavoce del ministero della Difesa della Tunisia, Mohamed Zekri, ha aggiunto che altre 33 persone sono state salvate dai lavoratori di una piattaforma petrolifera. La barca, ha spiegato, è affondata al largo di Sfax, dove navi della marina sono state inviate a cercare le persone disperse. Più di 60 migranti sono morti nelle ultime settimane in incidenti simili al largo delle coste tunisine. L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, l’Acnur, afferma che quest’anno meno di 23.500 persone hanno attraversato il mare verso l’Europa, con la maggior parte dei nuovi arrivati ​​che sbarcano in Italia e Spagna dalla Tunisia e dall’Algeria. L’Acnur stima che 633 persone siano morte o disperse in transito quest’anno.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.