La crociata del Fatto e il silenzio del Pd
Bettino Craxi, le lodi di Mattarella, il mal di pancia di Travaglio e la linea Maginot di Schlein che allontana i centristi
Il Presidente Mattarella loda il leader socialista e finisce nel mirino del Fatto, mentre tra i Dem si sceglie di ignorare l’anniversario della scomparsa. Arturo Parisi e Riccardo Illy contro Elly Schlein: «Estremista»

La giornata del venticinquesimo anniversario della morte di Bettino Craxi – accompagnata dalle immancabili polemiche – è stata celebrata anche dalle istituzioni più alte. Il Quirinale ha dato un segnale inedito, con parole mai tanto forti e chiare. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha tenuto a testimoniare la sua intatta stima per l’ex presidente del Consiglio. Più di quanto avesse fatto in passato, Mattarella ha sottolineato il ruolo capitale di quel Craxi che «ha impresso un segno negli indirizzi del Paese».
Craxi, la lode di Mattarella
Con una articolata, atipica lode: Craxi fu, dice il Capo dello Stato, un «Interprete autorevole della nostra politica estera europea, atlantica, mediterranea che ha affrontato passaggi difficili, rafforzando identità e valore della posizione italiana. Un prestigio che poi gli venne riconosciuto con incarichi di rilievo alle Nazioni Unite. Le politiche e le riforme di cui si fece interprete sul piano interno determinarono cambiamenti che incisero sulla finanza pubblica, sulla competitività del Paese, sugli equilibri e le prospettive di governo». Inoltre «una spiccata determinazione caratterizzò le sue battaglie politiche, sia nel confronto tra partiti, sia in campo sociale e sindacale, catalizzando sentimenti contrastanti nel Paese», prosegue il Capo dello Stato.
Un segnale chiaro, un voltapagina per il presidente della Repubblica – e del Csm – fatto senza saltare un passaggio chiave sulla tenaglia giudiziaria che portò Craxi a scegliere la via dell’esilio ad Hammamet e gli impedì di sottoporsi alle cure necessarie, fino alla morte. «La crisi che investì il sistema politico, minando la sua credibilità, chiuse con indagini e processi una stagione, provocando un ricambio radicale nella rappresentanza. Vicende giudiziarie che caratterizzarono quel burrascoso passaggio della vita della Repubblica», conclude il presidente Mattarella.
Il Fatto Quotidiano di Travaglio contro il “pregiudicato” Bettino
Al Fatto Quotidiano non ci hanno più visto e non si sono potuti trattenere: «Mattarella loda San Bettino», il titolo a scontro frontale che la testata diretta da Marco Travaglio ha rivolto ieri contro il Presidente della Repubblica. Poi l’occhiello: «Il Capo dello Stato celebra le “riforme” del pregiudicato». Toni alti, tinte forti: riconoscere lo spessore dello statista risulta inconcepibile, per Travaglio.
Ieri anche un altro autorevole interprete della cultura democratico cristiana, Pierferdinando Casini, in una intervista al Qn aveva usato parole inusuali: «Craxi ha pagato per tutti perché era un elemento cardine del sistema e perché ha sfidato i giudici ed è diventato l’avversario emblematico».
La linea Maginot di Schlein
Neanche ieri, neanche dopo le parole di Mattarella, Elly Schlein ha trovato il coraggio di pronunciare quel nome – Craxi – che evidentemente nel Pd provoca ancora un bruciante imbarazzo.
E rimarca quella linea Maginot che separa nettamente, nell’area politica democratica, chi proviene dal retaggio centrista, riformista e cattolico da chi ha scelto l’area radicale, l’identità della “ditta”. Elly Schlein, non a caso, ha fatto voto di silenzio: di Craxi non parla, nemmeno con un tweet. Chiamata per nome da più appelli, tra cui quello di Enzo Maraio sul Riformista, Schlein rimarca la sua ostinata omertà. Di Craxi non si può e non si deve parlare. E così fa quasi tutto il Pd, che dimentica di aver concluso, al Lingotto, con Veltroni, quel patto di lealtà con i riformisti di tutte le bandiere.
Le critiche all’estremista segretaria dem
Il week end trascorso, con gli appuntamenti dei Cattolici democratici a Milano e quello di Libertà Eguale a Orvieto, ha sottolineato la distanza incolmabile tra le culture diversamente di centrosinistra.
Il professor Arturo Parisi, tra i fondatori dell’Ulivo prima e del Pd poi, trae dall’atteggiamento freddo del Nazareno verso le due manifestazioni una considerazione univoca: «L’aver dimostrato ancora una volta che nel Pd è più facile discutere dei problemi comuni fuori dal partito che all’interno». E per l’ideatore dell’Ulivo questa mancanza di confronto va imputata alla segretaria del PD, a Elly Schlein: il fatto che «Non riesca a promuovere il confronto tra le diverse posizioni all’interno del partito è implicitamente il segno di un suo fallimento». A meno che «non ritenga che le conte nelle primarie di partito abbiano risolto alla radice ogni confronto tra i contenuti».
Per l’imprenditore Riccardo Illy, che per il centrosinistra è stato anche Presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, la segretaria dem è, senza mezzi termini, «una iattura. Schlein privilegia un approccio estremistico che non aiuta a creare una coalizione. Magari ingrassa il suo partito, ma svuota il resto».
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