Dramma nel dramma, la lettera della donna prima del gesto estremo
Bimba morta, madre in cella per ‘scuotimento’ e nonna suicida dopo 10 anni: “Colpa mia, come posso non togliermi la vita”
“Ditemi che altro potrei fare se non togliermi la vita? Vi chiedo di perdonarmi”. E’ la lettera lasciata ai familiari da Gerarda Picariello, 61enne di Pontecagnano, morta suicida giovedì 8 agosto dopo essersi lanciata contro un treno in corsa. Nella missiva, di cui alcuni stralci sono stati pubblicati dal Corriere della Sera, emerge una storia sconvolgente, un dramma nel dramma nato dieci anni fa, con la morte della nipotina Chiara dopo appena due mesi di vita, e proseguito lo scorso marzo 2024 con la condanna definitiva a 10 anni di reclusione per la figlia Denise Schiavo, madre di Chiara, considerata responsabile di omicidio preterintenzionale della figlioletta d’appena 45 mesi, vittima della sindrome del bambino battuto.
La lettera: “Fu colpa mia, episodio rimosso”
“Fu colpa mia, mentre era con me sbatté la testa, è un episodio che avevo rimosso” ha scritto Picariello nella lettera lasciata ai familiari. Una vicenda raccapricciante iniziata nel 2014 quando la piccola Chiara nasce prematura ed è costretta ad una lunga degenza nella Tin, la terapia intensiva neonatale dell’ospedale Santobono di Napoli. Dimessa, dopo poco la piccola viene ricoverata di nuovo perché presenta ecchimosi sul corpo, e successivamente si scopre che ha le tempie e alcune costole fratturate: ha subito un trauma e le cure alle quali sarà sottoposta non riusciranno a salvarla. Chiara muore a due mesi e i genitori presentano una denuncia chiedendo che sia fatta luce sulla tragedia.
La morte della nipotina e le accuse alla figlia: sindrome del bimbo scosso
I pm dopo aver seguito altre piste, si concentrano su Denise Schiavo. La perizia medico-legale stabilisce che Chiara è morta in seguito alla sindrome del bimbo scosso, e per la Procura di Salerno a strattonarla fino a provocarle una emorragia interna è stata sua madre, probabilmente in un momento di insofferenza. Denise viene così rinviata a giudizio per omicidio preterintenzionale e condannata a dieci anni lo scorso marzo 2024.
La lettura delle carte e la lettera prima del dramma: “Colpa mia”
Gerarda non si rassegna, è convinta dell’innocenza della figlia e invia una domanda di grazia al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La donna chiedeva la revisione del processo e, rileggendo le carte che hanno portato alla condanna della figlia, realizza un evento che aveva rimosso. Nella lettera spiega: “Un velo mi si è alzato dalla mente, mi rivedo con la bambina in braccio mentre cerco di adagiarla nella sua carrozzina alloggiata nella Fiat Stilo a tre porte, eravamo alla fine di agosto, mi sopraggiunge un giramento di testa e il capo della bimba sbatte vicino alla portiera. Giuro, avevo rimosso quell’episodio”. Poi l’epilogo drammatico: “Ditemi, che altro potrei fare se non togliermi la vita? Vi chiedo di perdonarmi”.
Adesso Michele Sarno, legale Denise, annuncia una nuova richiesta di grazia al Capo dello Stato e un ulteriore tentativo per ottenere la revisione del processo.
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