La possibilità di una escalation nucleare del conflitto nucleare in Ucraina torna a preoccupare l’Occidente per effetto di uno scoop pubblicato dall’autorevole giornale americano Politico, che ha pubblicato mercoledì la notizia in cui si evidenzia come gli Stati Uniti siano intenzionati ad anticipare di alcuni mesi il programma, previsto già da tempo, di aggiornamento di alcune componenti delle bombe nucleari che sono conservate nelle basi militari della Nato in Europa.

Una notizia che ha destato sospetti e preoccupazione in parte dell’opinione pubblica, in particolare quella nostrana: in Italia da anni la presenza di armi nucleari nelle basi Nato è storicamente malvista e al centro di polemiche.

La notizia rivelata da Politico non è stata data in via ufficiale dall’Alleanza Atlantica: il giornale statunitense ha pubblicato l’articolo dopo aver visto un documento riservato della NATO sulla questione, e dopo averla confermata con due fonti anonime che erano a conoscenza dei fatti.

Il governo statunitense avrebbe parlato della questione, ovvero di anticipare dalla primavera 2023 al dicembre 2022, in un recente riunione a Bruxelles con gli alleati della NATO.

Un anticipo particolarmente discusso per l’attuale contesto internazionale, ovvero con l’invasione russa dell’Ucraina, la minaccia nucleare da parte del Cremlino e il rimpallo di accuse tra Mosca e Kiev sull’uso di “bombe sporche” nel conflitto.

Gli ordigni nucleari coinvolti in questa operazione di aggiornamento saranno le bombe B61, armi nucleari a gravità: si tratta dunque di bombe realizzate per essere lanciate dal cielo via cacciabombardieri, e non dunque per essere montate su missili. L’obiettivo degli Stati Uniti, che hanno sviluppato questa tipologia di arma negli anni Settanta, è di aggiornare l’attuale versione, giunta all’undicesima generazione e per questo denominato B61-11, ad una nuova aggiornata, la B61-12.

Aggiornamento che non prevede interventi sulla ‘parte nucleare’ dell’ordigno, ma su quelle accessorie come i paracaduti. Pur essendo formalmente un segreto, è noto che gli Stati Uniti conservino in Europa circa un centinaio di bombe nucleari, sia B61 che di altro tipo, conservate in sei diverse basi Nato: Kleine Brogel in Belgio, Büchel in Germania, Volkel nei Paesi Bassi, di Incirlik in Turchia e nelle due basi italiane di Aviano, vicino a Pordenone, e Ghedi, vicino a Brescia.

Ma il tema che ha fatto discutere è come inquadrare questa decisione di Washington nell’ambito del conflitto ucraino, che vede da una parte Kiev supportata dall’Occidente e dalla Nato, e dall’altra parte il regime di Vladimir Putin.

Gli analisti sentiti da Politico ritengono in larga parte che la scelta di anticipare gli aggiornamenti possa funzionare da deterrente nucleare e tranquillizzare anche gli alleati europei di fronte ad una minaccia russa. D’altra parte c’è chi sottolinea come la mossa americana possa essere vista dalla Russia come una provocazione.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia