La notizia è di quelle che possono rappresentare l’inizio di una svolta diplomatica. Mosca ha accolto positivamente la proposta del presidente francese, Emmanuel Macron, di includere Papa Francesco e le autorità statunitensi nei colloqui per la soluzione della situazione in Ucraina: lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, come riporta la Tass. L’altro ieri Macron ha chiesto al Papa di telefonare al presidente russo, Vladimir Putin, al patriarca ortodosso russo Kirill e al presidente americano, Joe Biden, per “favorire il processo di pace” in Ucraina.

E Francesco, “facilitatore” di pace, rilancia. “Oggi la pace è gravemente violata, ferita, calpestata: e questo in Europa, cioè nel continente che nel secolo scorso ha vissuto le tragedie delle due guerre mondiali. Siamo nella terza”. Il Papa, dal Colosseo, ha cominciato così il suo discorso a conclusione dell’incontro internazionale promosso dalla Comunità di Sant’Egidio nello “Spirito di Assisi” sul tema “Il grido della Pace. Religioni e Culture in Dialogo”, 36 anni dopo la prima storica convocazione voluta da San Giovanni Paolo II ad Assisi. “Purtroppo, da allora, le guerre non hanno mai smesso di insanguinare e impoverire la terra, ma il momento che stiamo vivendo è particolarmente drammatico”, ha affermato Francesco: “Per questo abbiamo elevato la nostra preghiera a Dio, che sempre ascolta il grido angosciato dei suoi figli”. “La pace è nel cuore delle religioni, nelle loro Scritture e nel loro messaggio”, ha fatto notare il Papa: “Nel silenzio della preghiera, questa sera, abbiamo sentito il grido della pace: la pace soffocata in tante regioni del mondo, umiliata da troppe violenze, negata perfino ai bambini e agli anziani, cui non sono risparmiate le terribili asprezze della guerra”.

“Il grido della pace viene spesso zittito, oltre che dalla retorica bellica, anche dall’indifferenza”, il monito di Francesco: “È tacitato dall’odio che cresce mentre ci si combatte. Ma l’invocazione della pace non può essere soppressa: sale dal cuore delle madri, è scritta sui volti dei profughi, delle famiglie in fuga, dei feriti o dei morenti. E questo grido silenzioso sale al cielo. Non conosce formule magiche per uscire dai conflitti, ma ha il diritto sacrosanto di chiedere pace in nome delle sofferenze patite, e merita ascolto. Merita che tutti, a partire dai governanti, si chinino ad ascoltare con serietà e rispetto”.

Il Papa torna a lanciare l’allarme del conflitto atomico. “Oggi, in effetti, si sta verificando quello che si temeva e che mai avremmo voluto ascoltare: che cioè l’uso delle armi atomiche, che colpevolmente dopo Hiroshima e Nagasaki si è continuato a produrre e sperimentare, viene ora apertamente minacciato”. “In questo scenario oscuro, dove purtroppo i disegni dei potenti della terra non danno affidamento alle giuste aspirazioni dei popoli, non muta, per nostra salvezza, il disegno di Dio, che è un progetto di pace e non di sventura”, ha aggiunto il Papa.
“Un anno fa, incontrandoci proprio qui, davanti al Colosseo – ha ricordato Papa Francesco – lanciammo un appello, oggi ancora più attuale: ‘Le Religioni non possono essere utilizzate per la guerra. Solo la pace è santa e nessuno usi il nome di Dio per benedire il terrore e la violenza. Se vedete intorno a voi le guerre, non rassegnatevi.  I popoli desiderano la pace”.

Papa Francesco ha citato Giovanni XXIII che nell’ottobre 1962, mentre sembravano vicini uno scontro militare e una deflagrazione nucleare, fece questo appello: “Noi supplichiamo tutti i governanti a non restare sordi a questo grido dell’umanità”. “Sessant’anni dopo, queste parole suonano di impressionante attualità. Le faccio mie. Non siamo neutrali, ma schierati per la pace. Perciò invochiamo lo ius pacis come diritto di tutti a comporre i conflitti senza violenza” ha sottolineato il Pontefice. Il mese scorso, La Civiltà Cattolica ha pubblicato, a cura del suo direttore, padre Antonio Spadaro, il testo della conversazione fra il Pontefice e i gesuiti della regione russa, avvenuta lo scorso 15 settembre presso la nunziatura apostolica in Kazakistan. “È in corso una guerra e credo sia un errore pensare che sia un film di cowboy dove ci sono buoni e cattivi. Ed è un errore anche pensare che questa è una guerra fra Russia e Ucraina e basta. No: questa è una guerra mondiale”, ha detto Francesco.

“Io intendo ragionare sul perché questa guerra non sia stata evitata. E la guerra è come un matrimonio, in un certo senso. Per capire, bisogna indagare la dinamica che ha sviluppato il conflitto. Ci sono fattori internazionali che hanno contribuito a provocare la guerra. Ho già ricordato – dice – che un capo di stato, a dicembre dello scorso anno, è venuto a dirmi di essere molto preoccupato perché la Nato era andata ad abbaiare alle porte della Russia senza capire che i russi sono imperiali e temono l’insicurezza ai confini”. Dunque, osserva, “non si può essere semplicisti nel ragionare sulle cause del conflitto. Io vedo imperialismi in conflitto. E, quando si sentono minacciati e in decadenza, gli imperialismi reagiscono pensando che la soluzione sia scatenare una guerra per rifarsi”. La parola passa ora all’inquilino della Casa Bianca.

Nell’incontro dell’altro ieri, Macron ha donato al Papa una edizione storica del testo di Kant “Per la pace perpetua”. Una pace giusta da conquistare. In Ucraina, nel mondo. La pace come un grido che non vuol essere zittito dalla retorica bellicista e dall’indifferenza. “Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male insiste il Papa citando l’enciclica Fratelli tutti – . Sono convinzioni che scaturiscono dalle lezioni dolorosissime del secolo Ventesimo, e purtroppo anche di questa prima parte del Ventunesimo”. La guerra non si batte con la guerra. Un mondo più armato è un mondo meno sicuro. Aumentare le spese militari è una follia. Francesco lo ha “gridato” più e più volte. Non facendo sconti a nessuno. Per questo è il più credibile tra i “facilitatori”. Da sostenere. Macron si è pronunciato. Attendiamo Biden. E, visto che siamo in Italia, anche della neo premier Giorgia Meloni.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.