Parole che fanno segnare una prima forte crepa nel rapporto tra uno dei membri fondamentali dell’Ue, la Francia fondatrice della comunità europea, e gli Stati Uniti. È Bruno Le Maire, ministro dell’Economia e fedelissimo del presidente Emmanuel Macron a innescare uno scontro durissimo con Washington.

Oggetto del contendere è il tema chiave di questi mesi dopo l’inizio del conflitto in Ucraina: l’energia, i suoi costi e i metodi per l’Europa di ottenerne grosse quantità a prezzi non stellari, il tutto non ricorrendo ovviamente alla Russia del ‘paria’ Vladimir Putin.

La soluzione da mesi a questa parte è il ricorso al Gnl americano, il Gas naturale liquefatto che anche in Italia sta provocando non poche discussioni politiche, in particolare per la volontà dell’esecutivo di installare un rigassificatore ‘mobile’ nel porto di Piombino, scelta che vede l’opposizione di cittadini e politica locale.

Le Maire nel corso di un dibattito tenuto martedì nell’Assemblea Nazionale di Parigi sulla legge di bilancio ha apertamente accusato gli Stati Uniti di vendere il loro Gnl “a un prezzo quattro volte più alto rispetto agli industriali americani”. Eppure, ha spiegato il ministro dell’Economia francese, “un indebolimento economico dell’Europa non è nell’interesse degli Stati Uniti”, dunque gli alleati sulle opposte sponde dell’Oceano pacifico devono “trovare rapporti economici più equilibrati”.

Per Le Maire “il conflitto in Ucraina non deve sfociare nella dominazione economica americana e nell’indebolimento dell’Unione Europea”.

A confermare le parole del ministro dell’Economia francese è anche un report della società Refinitiv, citato oggi da Il Fatto Quotidiano. Nei primi sei mesi del 2022 gli Stati Uniti hanno inviato all’Europa il 68% del loro export di Gnl, ovvero 39 miliardi di metri cubi di metano da rigassificare sottratti ad Asia ed America Latina, mercati a cui era destinato.

Se quindi sotto questo punto di vista non ci sono dubbi sulla “solidarietà” di Washington, ben diverso è il quadro se si guarda ai prezzi. Ad inizio luglio Reuters riportava prezzi medi di 34 dollari per milioni di unità termiche britanniche (mmBtu) contro i 30 dell’Asia e i 6,12 dollari del gas Usa: prezzi raddoppiati rispetto al 2021.

Ma in estate i livelli sono arrivati a quasi 60 dollari per mmBtu in Europa, per poi scendere in zona 38 dollari. A settembre, dopo il calo estivo, i flussi verso l’Europa sono ripartiti su livelli altissimi: ma ad un prezzo di 57,8 dollari nell’UE e di 8 dollari negli Stati Uniti.

Redazione

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