Da giorni il presidente ucraino Zelensky chiede di poter incontrare Vladimir Putin e discutere le modalità di una pace. Mentre continuano le trattative diplomatiche tra stati tra telefonate e incontri, la fine della guerra sembra ancora lontana. A ribadire le richieste della Russia all’Ucraina è stato ancora una volta il ministro degli Esteri russo Lavorov: “Abbiamo annunciato gli obiettivi che stiamo perseguendo al momento”.

Continuando: “per quanto riguarda il dialogo interno all’Ucraina, dopo tutto, saranno affari degli ucraini quando l’operazione sarà finita. Spero che terminerà con la firma di un documento complessivo sulle questioni che ho menzionato, come la sicurezza, lo status neutrale dell’Ucraina con garanzie per la sua sicurezza“. Lavrov ha poi chiesto che Kiev approvi leggi a tutela del linguaggio russo, dell’educazione in russo e dei media russofoni, nonché norme contro la ‘nazificazione’ del Paese. “Leggi simili esistono in vari Paesi europei, compresa la Germania”, ha spiegato Lavrov, “è tutto qua”.

Condizioni che in una telefonata al presidente turco Recep Tayyip Erdogan, Vladimir Putin ha elencato con precisione. La Bbc ha intervistato Ibrahim Kalin, consigliere stretto di Erdogan che era presente alla telefonata. La prima condizione richiesta è che l’Ucraina sia neutrale, ovvero non entri nella Nato: il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha già ripetutamente dichiarato di avere accettato questa condizione, anche se resta in dubbio se l’Ucraina sarebbe libera di richiedere l’adesione all’Unione Europea e come potrebbero funzionare le “garanzie sulla sicurezza” richieste da Kiev.

Poi c’è il disarmo dell’Ucraina, che tuttavia non sembra escludere la possibilità di avere un proprio esercito: Mosca probabilmente chiede che non ci siano basi militari straniere in Ucraina e che Kiev non riceva più armamenti dall’estero; la seconda è qualche forma di protezione per la lingua russa, possibilmente inserendola fra le lingue nazionali, ma anche questo non pare difficile in un Paese dove tutti parlano russo e i russi sono quasi il 30 per cento della popolazione; e la “denazificazione”.  Potrebbe essere sufficiente una legge che mette al bando i partiti nazisti e li condanna: attualmente nel Parlamento ucraino c’è un partito di estrema destra, ma ha solo l’1 per cento dei seggi, ossia meno consensi di quelli che hanno partiti analoghi in Germania e in altri paesi europei.

Poi ci sono condizioni che hanno a che fare con lo status del Donbass e della Crimea: in sostanza la richiesta che Kiev riconosca che le due regioni appartengono alla Russia. Una cessione di territorio dolorosa, ma sono le aree in cui è maggiore la presenza della minoranza di origine russa e la Russia le occupa comunque dal 2014: un fatto compiuto da cui difficilmente Putin tornerebbe indietro.

All’alba del 24 febbraio quando le truppe russe iniziarono ad entrare in Ucraina, Putin in un discorso alla nazione ha dichiarato che la Russia non poteva sentirsi “sicura, svilupparsi ed esistere” ritenendosi minacciata. Putin ha giustificato l’attacco militare spiegando di volere proteggere le persone sottoposte a genocidio e puntare alla “demilitarizzazione e de-nazificazione” dell’Ucraina. In Ucraina però non c’è stato alcun genocidio. “Come potrei essere un nazista?” ha detto il presidente Volodymyr Zelensky, riferendosi alle sue origini ebraiche.

La decisione di attaccare di Putin è dipesa dai timori legati a un’espansione verso est della Nato. La Russia considera l’Ucraina come parte naturale della sua sfera di influenza: Putin stesso ha descritto i russi e gli ucraini come “una nazione” e il crollo dell’Unione Sovietica nel dicembre 1991 come la “disintegrazione della Russia storica”. Per il presidente russo l’Ucraina moderna è stata interamente creata dalla Russia comunista mentre ora rappresenta uno stato fantoccio, controllato dall’Occidente.

Ma la Russia non è solo concentrata sull’Ucraina e chiede che la Nato ritorni ai suoi confini precedenti al 1997. Putin vuole che la Nato rimuova le sue forze e le infrastrutture militari dagli stati membri che hanno aderito all’alleanza dal 1997 e che non schieri “armi d’attacco vicino ai confini della Russia”.

Washington sta esercitando pressioni sulla delegazione di Kiev impegnata nei colloqui con Mosca sulla crisi ucraina. Lo ha affermato il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, secondo quanto riporta l’agenzia Tass. “Zelensky ha suggerito di tenere dei colloqui e il nostro presidente ha accettato, tuttavia c’è la sensazione costante che qualcuno – molto probabilmente gli Stati Uniti – stia tenendo la mano della delegazione ucraina, impedendole di accettare le richieste che consideriamo minime”, ha sottolineato Lavrov, aggiungendo che comunque “il processo negoziale continua”. Finora ci sono stati tre round di colloqui tra le delegazioni russa e ucraina e le parti.

A questo si aggiunge il ruolo della Cina. I legami fra Russia e Cina usciranno rafforzati della crisi ucraina: lo ha affermato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, le cui dichiarazioni sono state riportate dall’agenzia di stampa russa Ria Novosti. “In un contesto in cui l’Occidente sta brutalmente minando le basi del sistema internazionale, dovremo certamente considerare che cosa dovranno fare le due grandi potenze” ha proseguito Lavrov, notando come i rapporti bilaterali fra Mosca e Pechino abbiano raggiunto un livello senza precedenti.

“La richiesta di inviare peacekeeper della Nato in Ucraina è demagogica”, ha messo in guardia il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov citato da Interfax. “È possibile – ha sostenuto Lavrov – che tale richiesta implichi il controllo polacco sulla parte occidentale dell’Ucraina”. “La crisi ucraina è stata causata dalla politica perseguita dall’Occidente nei confronti della Russia”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Sergey Lavrov, secondo quanto riporta la Tass.

Secondo il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko, “i mantra sempre più disperati del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov sui neonazisti in Ucraina e l’oppressione della popolazione russofona per giustificare la guerra russa significano solo una cosa: che la nave da guerra russa sta affondando, che il suo equipaggio è intrappolato e che non ci sarà un lieto fine per loro”, ha scritto su Twitter.

Intanto il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podoliak ha sottolineato che “ci sono alcune concessioni che non siamo decisamente disposti a fare. Non possiamo cedere alcun territorio. Se un accordo di pace completo potrebbe richiedere tempo”. Podoliak, membro della delegazione di Kiev ai colloqui con Mosca, ha detto che “quello che potrebbe aver luogo in pochi giorni è un cessate il fuoco” che consentirebbe l’apertura di più corridoi umanitari.

Già alle prime luci del mattino di sabato 19 marzo, Vladimir Medinsky, il capo negoziatore russo ha allontanato l’ipotesi del raggiungimento di un accordo nel breve tempo. Il testo di un possibile trattato tra Russia e Ucraina deve essere approvato prima ancora di menzionare la possibilità di un incontro tra i presidenti di Russia e Ucraina, Putin e Zelensky, come citato dalla Tass “Non sono assolutamente pronto a commentare in merito. Posso solo dire che prima ancora di menzionare una riunione dei due leader, le delegazioni di negoziatori devono preparare e concordare il testo di un trattato. Successivamente, il testo dovrebbe essere siglato dai ministri degli Esteri e approvato dai governi”.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.