Sembrano lontani i tempi in cui Vladimir Putin invitava l’esercito ucraino a compiere un golpe e rovesciare il governo del ‘nemico’ Volodymyr Zelensky. La guerra scatenata dal Cremlino in Ucraina, quella che a Mosca viene definita “operazione militare speciale”, ha provocato ingenti danni nel Paese ma non ha fiaccato la resistenza.

Calcoli sbagliati d una guerra lampo trasformatasi in un pantano per le forze armate russe, che di fronte alle difficoltà hanno reagito in due modi: da una parte una offensiva sempre più indiscriminata con bombardamenti contro la popolazione civile, dall’altra il passaggio ad un ‘piano B’ sta concentrando l’impegno in particolare sul rafforzamento della posizione russa nel Donbass e soprattutto sul tentativo di conquistare Mariupol, città chiave per collegare proprio il Donbass alla Crimea già annessa alla Federazione Russa nel 2014.

Un piano, quest’ultimo, ammesso oggi per la prima volta dal Cremlino. Il ministero della Difesa ha sottolineato oggi, tramite il  capo della direzione operativa dello Stato maggiore della Difesa Serghei Rudskoy, che i principali obiettivi della prima fase dell’operazione militare in Ucraina “sono stati completati”.

Parole che in realtà sembrano nascondere il fallimento del piano iniziale di Putin, ovvero quello di conquistare Kiev col rovesciamento del governo Zelensky e l’insediamento di un governo fantoccio filo-russo, magari con quel Viktor Yanukovich costretto alle dimissioni e alla fuga dopo le proteste di Euromaidan del 2014.

E infatti lo stesso Rudskoy spiega che, grazie al “potenziale di combattimento delle forze armate ucraine notevolmente ridotto” dall’offensiva russa, ora le forze armate possono “concentrare gli sforzi principali sul raggiungimento dell’obiettivo principale, la liberazione del Donbass”.

Insomma, sembra essere sfumata la “denazificazione” del Paese auspicata da Putin e la trasformazione del Paese in un protettorato russo. Al momento dunque la strategia del Cremlino pare puntare sulla costruzione di un ‘corridoio’ tra Donbass e Crimea tramite Mariupol, tentativo che per ora sta vedendo una stoica resistenza della “città martire”, da settimane devastata da bombardamenti e in piena crisi umanitaria.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia