Quando siamo prossimi ormai al mese di combattimenti in Ucraina, che certificano il fallimento della ‘guerra lampo’ sognata da Vladimir Putin per conquistare Kiev e rovesciare il governo filo-occidentale di Volodymyr Zelensky, arrivano nuovi segnali di spaccatura nel fronte russo.

Il pantano in cui sono intrappolate le forze armate russe avrebbe provocato infatti quasi 10mila vittime, per la precisione 9.861 soldati deceduti nella “operazione speciale militare”. A scriverlo però non sono i media ucraini o occidentali ma lo storico tabloid russo Komsomolskaya Pravda, tutt’altro che lontano dalla linea del Cremlino.

In un articolo comparso sul web domenica sera e poi rapidamente cancellato dal sito internet si parla infatti di “9.861 i soldati russi morti” dall’inizio della guerra in Ucraina e “16.153 quelli rimasti feriti”.

Ad accorgersi della ‘falla’ nella propaganda è stato Yaroslav Trofimov, corrispondente-capo per gli esteri del Wall Street Journal, che ha pubblicato poi su Twitter uno screenshot dell’articolo. Una mossa fondamentale perché poco dopo lo stesso tabloid ha cancellato l’articolo, col giornale che in una nota ha parlato di “sabotaggio informatico” in relazione alla pubblicazione di dati che erano stati attribuiti nell’articolo al ministero della Difesa russo.

Il nostro sito è stato vittima di un tentativo di hackeraggio“, ha infatti reso noto il tabloid sul proprio canale Telegram nel tentativo di sfuggire alle polemiche ma soprattutto ai rischi di conseguenze penali, vista la stretta sulla libertà di informazione decisa dal Cremlino, col rischio di pene fino a 15 anni per chi racconta il conflitto in Ucraina senza seguire la ‘linea’ stabilita da Mosca.

Ad oggi il Cremlino ha fornito solo una volta volta dati sui suoi morti nell’invasione dell’Ucraina: il 2 marzo aveva riferito di 498 vittime. “L’ultima cifra ufficiale russa, il 2 marzo, era di 498, affascinante che qualcuno abbia fatto trapelare cifre ben superiori”, ha osservato Trofimov su Twitter. Sul web, come sempre, tracce dell’articolo rimosso sono rimaste all’indirizzo https://web.archive.org/web/20220321131726/https://www.kp.ru/online/news/4672522/

La scorsa settimana il New York Times, basandosi su stime fornite dal Pentagono, aveva riferito di 7mila perdite tra le forze armate russe e di almeno 14mila feriti. Un numero elevatissimo: nel 2008 l’esercito russo nella ‘campagna in Georgia’ aveva subito ufficialmente solo 96 perdite, mentre nel sanguinoso conflitto dell’allora Unione Sovietica in Afghanistan, durato anni, vi erano stati 14mila morti. E ancora, in tempi più recenti, nel conflitto ceceno i caduti russi furono circa 5mila.

Non è un caso dunque se in Russia i funerali dei militari morti sul fronte ucraino siano di fatto oscurati dai media, mentre le esequie sono state concesse finora solo ai militari professionisti, coloro che hanno guidato la prima ondata dell’attacco in Ucraina.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia