Se una guerra ufficialmente non c’è, dato che dall’inizio del conflitto in Ucraina dal Cremlino si parla esclusivamente di una “operazione militare speciale”, perché svolgere funerali ai soldati morti in battaglia?

È il paradosso russo, dove i funerali dei militari morti durante la guerra che sulla carta è tesa a difendere le popolazioni russofone del Donbass e a “denazificare” l’Ucraina, sono vietati dal governo.

Ci hanno detto che non avremo il corpo del nostro caro indietro finché tutto non sarà finito”, ha confidato una donna alla Novaja Gazeta, uno dei pochi giornali indipendenti russi, che ha dovuto rinunciare agli articoli riguardanti la guerra per il timore del carcere per i propri giornalisti.

Lyudmila, la donna che parla col quotidiano russo, spiega infatti che la tomba del figlio Maxim, soldato di leva 22enne morto in battaglia il 24 febbraio scorso, è vuota perché il governo “non vuole scatenare il panico.

Una possibilità, quella di impedire i funerali dei militari morti in battaglia, che nasce proprio dal mancato riconoscimento da parte del Cremlino della guerra in Ucraina. Come conseguenza il governo può applicare un decreto sulla secretazione delle perdite nei combattimenti in tempo di pace, che è stato legittimato nel 2015 dalla Corte suprema russa.

In questo modo vengono di fatto nascosti all’opinione pubblica i morti provocati dal conflitto, ulteriore modo per ‘silenziare’ le poche voci contrarie al regime di Vladimir Putin, che d’altra parte ha già “messo la mordacchia” alla libera informazione con leggi che prevedono fino a 15 anni di carcere per chi prova solamente a scrivere o parlare di “invasione” in Ucraina.

La storia di Maxim, il figlio di Lyudmila caduto in guerra, è simile a quella di tanti altri giovani che all’improvviso si sono ritrovati in prima linea nella guerra in Ucraina.

Il 22enne aveva parlato con la famiglia il 23 febbraio, il giorno prima di morire nei combattimenti. “Siamo qui per delle esercitazioni, appena mi ridanno un telefono ti chiamo“, aveva promesso a sua madre. “Non potevamo nemmeno immaginare che un soldato di leva sarebbe stato inviato lì. Ha tenuto la mitragliatrice in mano due volte!”, accusa oggi la madre. Una denuncia che è simile da parte di tanti genitori che hanno perso i propri figli, mandati in guerra senza esperienza e senza essere a conoscenza delle reali intenzioni dello Zar Vladimir Putin.

Soltanto oggi, dopo due settimane di combattimenti, il ministero della Difesa della Federazione Russa ha riconosciuto ufficialmente la partecipazione dei soldati di leva alla guerra in Ucraina, smentendo così lo stesso Putin che solo pochi giorni fa lo aveva negato pubblicamente.

Purtroppo, sono stati scoperti diversi soldati di leva nelle unità delle forze armate russe che partecipano a un’operazione militare speciale sul territorio dell’Ucraina. Quasi tutti sono già stati riportati nel territorio della Russia“, ha spiegato  il Ministero della Difesa russo, che ha sottolineato come “si stanno adottando misure esaustive” per impedire l’invio di ulteriori soldati di leva nelle aree di combattimento.

Quanto ai numeri del fronte, anche se di difficile verifica, restano drammatici: per il direttore della Defence Intelligence Agency americana, Scott Berrier, i soldati russi caduti in Russia sarebbero “2mila o 4 mila”, numero che sale a 12mila per lo Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine. Ben più basso il numero fornito dalla Difesa russa, che parla di 498 vittime.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.