Che in Russia tiri una bruttissima aria per quanto riguarda la libera informazione è cosa ormai nota, e non solo in questi giorni di conflitto scatenato da Putin nella vicina Ucraina. Ma l’escalation messa in atto dal Cremlino per silenziare le voci indipendenti nel Paese si sta facendo sempre più pressante.

Un accerchiamento che ha costretto la Novaya Gazeta, uno dei pochi giornali indipendenti russi, il cui direttore Dmitrij Muratov ha vinto nel 2021 il premio Nobel per la pace, ha annunciato oggi che cancellerà i contenuti prodotti finora sull’invasione dell’Ucraina, facendo chiaramente intendere che interromperà la copertura delle operazioni militari.

“Siamo obbligati a cancellare molti contenuti, ma abbiamo deciso di continuare a lavorare”, ha fatto sapere il giornale, spiegando che i continuerà a scrivere delle conseguenze “socio-economiche” della guerra e denunciando come la censura militare russa “è entrata in una nuova fase”.

La legge contro le ‘fake news’

L’annuncio del giornale diretto da Muratov arriva nella stessa giornata in cui la Duma, il Parlamento russo, ha approvato con un voto all’unanimità una legge che modifica il Codice penale per contenere la diffusione di ‘fake news’ sulle operazioni dell’esercito russo. Il provvedimento introduce una responsabilità criminale per la diffusione di false informazioni sulle forze armate russe. In base alla gravità del reato sono previste multe e anche la prigione: si rischiano fino a 15 anni di carcere.

La stretta all’informazione libera

Da giorni, con l’escalation militare in Ucraina, il Cremlino si sta spingendo sempre più in là nelle limitazioni alla libertà di stampa e di parola. Le autorità russe hanno “limitato” nella giornata odierna l’accesso ai siti internet della Bbc, di Deutsche Welle, della testata online Meduza e di Radio Liberty.

Proprio la Bbc ha comunicato oggi di aver sospeso temporaneamente il lavoro dei suoi dipendenti in Russia, spostando le sue attività radiotelevisive all’estero. Una scelta, ha spiegato l’amministratore delegato dell’emittente Tim Davie, legata alla legge contro le ‘fake news’ approvata dalla Duma. Un provvedimento che “sembra criminalizzare il giornalismo indipendente”, ha denunciato Davie.

Nella giornata di ieri invece la radio liberale Eco di Mosca aveva annunciato la chiusura e anche la tv indipendente Dozhd ha sospeso la propria attività. Nei giorni scorsi, entrambe le emittenti erano state bloccate dalle autorità russe.

La chiusura di Facebook e Twitter

La Russia nelle score ore ha inoltre bloccato l’uso di Facebook nel Paese. Lo hanno annunciato le autorità moscovite. Una decisione presa in risposta alle restrizioni all’accesso ai media russi sulla sua piattaforma. Il titolo di Meta Platforms, la società a cui fa capo Facebook, perde oggi a Wall Street circa l’1,5%. Bloccato in Russia anche Twitter, rende noto Moscow Times. L’autorità russa per le comunicazioni, Roskomnadzor, aveva annunciato in precedenza, il blocco di Facebook.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia