Polina aveva solo 11 anni. La sua immagine, capelli biondi e una mèche rosa, ha fatto il giro del mondo. Alisa invece di anni ne aveva 7, ne avrebbe compiuti 8 tra tre mesi, e viveva nel Donbass. Sono morte entrambe: due giovanissime vite spezzate dalla guerra, che sta facendo pagare ai più piccoli un prezzo terribile.

Sarebbero almeno 17 i bambini e gli adolescenti morti in 8 giorni di conflitto: ma queste sono solo le segnalazioni che le Nazioni Unite hanno potuto verificare, il vero numero delle vittime è probabilmente molto più alto. Mentre gli appelli di Save The Children si moltiplicano: secondo l’organizzazione sarebbero ‘decine’ le vittime tra i bambini e già 400mila quelli che hanno lasciato il Paese in cerca di salvezza, molti dei quali non hanno nulla se non i vestiti che indossano.

L’ultimo, tremendo bilancio parla di circa 2mila morti tra i civili.

Polina, morta insieme ai suoi genitori

Polina frequentava l’ultimo anno della scuola primaria. Nella foto che la ritrae sorride mostrando delle pietre, probabilmente per lei preziosissime. Lunedì scorso era in auto con i genitori, il fratello e la sorella in una strada a nord-ovest di Kiev, dove si è verificato uno scontro tra le forze speciali russe e l’esercito ucraino. Lei è morta insieme alla mamma e al papà. Oggi, secondo il Telegraph, è deceduto anche il fratellino Semyon di 5 anni mentre la sorella maggiore Sofia, di 13, è ancora ricoverata in gravi condizioni, senza sapere che il resto della sua famiglia non c’è più.

Sofia e Ivan avevano rispettivamente sei anni e poche settimane: sono morti in un attacco a Cherson, a Sud del Paese, stando a quanto riportato da Yevhen Zhukov, capo della polizia di pattuglia ucraina. La famiglia stava provando a fuggire in automobile: con loro colpiti anche i nonni.

Alisa e gli altri di cui non conosciamo il nome

Alisa si era rifugiata con la mamma in un asilo di Ochtyrka durante un bombardamento russo, nel secondo giorno di guerra. È stata raggiunta da una scheggia ed è morta il giorno dopo in ospedale, come ha denunciato la procuratrice generale Irina Venediktova. Un secondo bambino è stato invece ricoverato in terapia intensiva. 

A Mariupol, città sul Mare d’Azov, la bambina dal pigiamino con gli unicorni e i capelli castani è morta in sala operatoria: i medici non sono riusciti a salvarle la vita. Il palazzo in cui viveva è stato sventrato, racconta Repubblica. La madre l’ha attesa invano fuori dall’ospedale, con in mano le sue pantofole rosa e la sua sciarpa con un pon pon.

Appena tre giorni prima un altro bambino di 6 anni era rimasto vittima del bombardamento nel suo condominio di Chuhuiv, cittadina alle porte di Kharkiv.

Via dall’Ucraina i bimbi malati di cancro

Bimbi che muoiono, altri che rischiano di morire senza le cure adeguate. Sono atterrati a Linate oggi 3 marzo i primi 12 piccoli pazienti oncologici, insieme ai loro familiari: in Italia potranno continuare le terapie salvavita. Il volo umanitario è stato organizzato dalla Regione Lombardia a supporto del lavoro che Soleterre, Ong che opera da oltre 20 anni in Ucraina, porta avanti per garantire i trattamenti ai bimbi malati di tumore. Questi piccoli pazienti – ha raccontato il presidente di Fondazione Soleterre, Damiano Rizzihanno percorso 2.255 chilometri. Abbiamo creato un corridoio umanitario per farli uscire dalla capitale Ucraina e toglierli dalle bombe. Tutti i pazienti sono stati evacuati con il personale sanitario e i loro genitori. Un viaggio stremante, in treno, bus e persino a piedi, durante il quale sono state sempre garantite le cure.”

Una vera e propria ‘operazione lampo’. Ora tutti i pazienti provenienti dai centri oncologici di Kiev si trovano presso l’Ospedale pediatrico di Leopoli: “Da lì verranno afferiti alle diverse strutture europee che hanno offerto disponibilità all’accoglienza, in primis la Polonia” ha sottolineato Rizzi.

I bimbi che nascono nei bunker

E poi c’è la vita. Quella che continua nonostante la guerra e rappresenta la speranza, nelle cantine e nei rifugi sotterranei dove i civili che non possono o non riescono a fuggire dal Paese trovano riparo. Ed è proprio qui che i bimbi ora nascono.

L’immagine di Mia, la bambina nata in rifugio antiaereo a Kiev, ha commosso il mondo. La sua storia è stata raccontata dalla presidente della conferenza ‘Democracy in Action’ Hannah Hopko: “Mia è nata in un rifugio questa notte in un ambiente stressante, durante il bombardamento di Kiev. Sua madre è felice dopo questo parto difficile. Difendiamo la vita e l’umanità”. Ma non è stata l’unica a venire al mondo nei giorni più difficili e cupi dell’Ucraina.

Un altro bimbo, di cui non si conosce il nome, è nato sempre il 25 febbraio nel seminterrato di un ospedale della capitale, dato che la sala parto era stata distrutta dalle bombe. Come loro Fedor, che sua madre Viktoria ha partorito in bunker freddo e fatiscente, nel secondo giorno di conflitto, mentre fuori si sentivano le sirene e le bombe russe. “Mentre lo tenevo stretto nel bunker, gli ho detto: sei fortunato, sei unico, sei nato in Ucraina, sei la nuova Ucraina” ha raccontato la donna al Guardian.

Mariangela Celiberti

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