Provate a immaginare cosa sarebbe successo se Vladimir Putin avesse pronunciato una frase simile a questa: “Ucraini, ribellatevi a Zelensky oppure vi uccideremo uno ad uno”. Ci sarebbe stato uno scandalo di proporzioni mondiali. Tutti i giornali del pianeta avrebbero dedicato la prima pagina a un simile infamia pronunciata dal presidente della Russia, e sarebbe stato chiesto immediatamente un processo internazionale per crimini contro l’umanità. Non è forse un crimine contro l’umanità minacciare uno sterminio?

Putin però non ha pronunciato quella frase. Stavolta niente Norimberga. Una frase quasi uguale l’ha pronunciata invece il presidente dell’Ucraina, Volodomir Zelensky, riferendosi però ai russi. “Vi uccideremo uno ad uno”, ha detto, se non vi ribellate a Putin. Nessuno però si è indignato. Molti giornali non hanno neppure riportato la dichiarazione del presidente ucraino, e chi l’ha riferita lo ha fatto con molto garbo nelle pagine interne. Una volta si parlava di guerre asimmetriche. Talvolta lo sono. Spesso. Stavolta è del tutto asimmetrica l’informazione. Non solo in Italia ma soprattutto in Italia. Domenica il Papa ha parlato all’Angelus della guerra. Si è rivolto a Putin e ha detto: ferma la violenza. Poi si è rivolto a Zelensky e gli ha chiesto di formulare proposte ragionevoli di pace.

Non gli hanno risposto né PutinZelensky. Tantomeno gli ha risposto Biden (quando il papa dice Zelensky è probabile che intenda rivolgersi a Biden). I giornali italiani stavolta non hanno ignorato il discorso del Papa, come avevano fatto tante altre volte. Si sono limitati, quasi tutti, a riassumere nei titoli le sue parole eliminando i riferimenti a Zelensky e forse a Biden. Hanno titolato all’unisono: “Il papa chiede a Putin di fermare la violenza”. Nelle scuole di giornalismo – mi dicono – si continua a insegnare quello che a noi vecchi insegnavano i vecchissimi capiredattori: “la notizia sta nella parte meno prevedibile e scontata di un avvenimento”. Se il papa chiede a Putin di fermare la violenza – diciamo la verità – non c’è niente di clamorosamente imprevedibile. Sarebbe stato francamente imprevedibile il contrario. Se avesse detto di insistere sulla violenza, no? Se il Papa invece chiede a Zelensky di formulare delle proposte ragionevoli di pace, cioè gli rimprovera l’assenza sul piano diplomatico – così come rimprovera a Putin la responsabilità della guerra – qualcosa di nuovo c’è.

La Chiesa, evidentemente, ritiene che condannare l’aggressione non è sufficiente e che l’Occidente si deve decidere a battere la via della mediazione politica e della diplomazia. Cosa si intende per via della diplomazia? Si intende negoziato. Nessun negoziato può essere avviato sulla base di una proposta che dice: “tu da noi non avrai niente, vattene e basta”. Questa non è una proposta di negoziato, è una dichiarazione di guerra. Il negoziato si fa presentando un’offerta che possa apparire almeno minimamente conveniente all’interlocutore. Il senso del discorso del Papa era questo. La sua traduzione sui mass media è stata del tutto opposta. Questo intendo con il termine informazione asimmetrica. Possiamo chiamarla anche informazione di guerra, o usare l’inglese (l’americano) e scrivere l’informazione embedded. È una informazione che non aiuta a capire. E non aiuta la politica a pensare.

L’Italia non riesce a muovere neppure uno spillo per avere voce in capitolo. È riuscita solo a compiere il suo dovere burocratico di chiamare l’ambasciatore russo Razov a rapporto e dirgli che secondo noi i referendum sul Donbass erano una truffa. Razov ci ha risposto che invece erano buoni e la partita è chiusa così. Del resto i segnali che vengono dall’estero non sono molto diversi. L’Europa se ne sta accovacciata sotto la panca, per non farsi vedere e per tacere, tacere, tacere. Se proprio deve parlare, parla solo in inglese (cioè in americano). Ripete frasi di Biden. O addirittura di Petraeus, l’ex capo di stato maggiore degli Stati Uniti, il quale ha spiegato ai russi che se usano l’atomica tattica l’Occidente interverrà e annienterà ogni presenza russa in Ucraina. Anche lui deve essere un appassionato delle stragi. I russi in realtà non hanno mai parlato della possibilità di usare l’atomica. L’ha fatto il capo dei ceceni, sì, ma è stato immediatamente smentito da Mosca.

Però questo gioco ad evocare l’arma nucleare, in Occidente piace molto, perché è utilissimo a tenere viva la cultura della guerra. Le parole del Papa sono cadute nel vuoto. Gli americani per ora non ci pensano nemmeno ad avviare tentativi di pace e armistizio. L’Europa non esiste. Balbetta. Nella strategia di Putin, almeno per ora, la guerra continua. Lui può pensare di tentare vie di pace solo dopo qualche successo militare, che per ora non si vede all’orizzonte, visto che l’esercito ucraino è alla controffensiva. Il Papa parla nel deserto. Solo, solo. Lo fece anche Gesù, che nel deserto incontrò Satana. Satana in tutti i modi tentò di piegarlo e di sconfiggerlo. Perse. Vinse Gesù. Satana oggi è la guerra. Vincerà anche Francesco?

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.