Il papa è tornato a condannare la guerra, col suo stile appassionato e un po’ argentino. Ha gridato contro i guerrieri e contro quelli che alimentano la guerra vendendo le armi. “Penso a tanta crudeltà – ha detto – a tanti innocenti che stanno pagando la pazzia, la pazzia di tutte le parti, perché la guerra è una pazzia e nessuno in guerra può dire: No, io non sono pazzo. La pazzia della guerra. Penso a quella povera ragazza volata in aria per una bomba che era sotto il sedile della macchina a Mosca. Gli innocenti pagano la guerra, gli innocenti!”.

Poi ha parlato dei bambini morti, dei bambini russi e ucraini restati senza genitori. E infine ha parlato delle altre guerre, quelle che non hanno suscitato – chissà perché? – la solidarietà dell’Occidente verso gli aggrediti (La Siria, lo Yemen…). Il discorso del papa ha provocato subito la protesta di Kiev. L’ambasciatore ucraino presso il Vaticano ha tuonato: “La Dugina non era innocente”. In realtà il papa non aveva detto che la Dugina fosse innocente, aveva semplicemente condannato la strage degli innocenti e poi condannato l’attentato contro una ragazza di trent’anni. L’ambasciatore protestando contro il papa diciamo che, in qualche modo, ha rivendicato, in via di principio, l’attentato alla Dugina.

La guerra intanto va avanti. Kiev ha dichiarato che intende riprendersi la Crimea, che otto anni fa conquistò l’indipendenza con un referendum. Gli americani continuano a spingere Kiev a combattere. L’Europa anche. Vogliono che comunque si colpisca il più possibile la Russia. La pace non sembra una prospettiva né realistica né ragionevole. E le parole del papa al massimo provocano qualche polemica dell’ambasciata, ma non sollevano il problema, non spingono a ragionare. La condanna verso chi vende armi – “i delinquenti” , ha detto – non viene neppure citata nelle scarse note giornalistiche. Con chi ce l’aveva il papa? Beh, basta guardare le classifiche dei venditori di armi e di morte. Fonte Onu. In testa, con grande vantaggio e irraggiungibili, gli americani. Al secondo posto i russi, al terzo gli inglesi, al quarto i francesi, al quinto i cinesi e poi gli italiani. C’è da essere orgogliosi, no? Sesti è una posizione prestigiosa…

Ecco, il papa ce l’aveva con i governi di questi paesi, che seminano morte e che considerano la guerra una discreta attività economica. Che in qualche modo va salvaguardata. L’altro papa – italiano e non argentino, laico e non prete – e cioè Mario Draghi, ha parlato anche lui ieri da un pulpito molto cattolico: Rimini, meeting di Comunione e Liberazione, gli eredi di don Giussani. Ha avuto un grandissimo successo anche perché, come spesso gli accade, ha detto molte cose sagge. Molte: non tutte… Sulla politica internazionale nessun tentennamento, a corpo morto sulla linea di subordinazione agli Stati Uniti. Draghi ha detto che l’Italia se si isola non conta niente. Evidentemente questa frase è una frase europeista. Ma non solo. Forse non soprattutto.

Draghi stava parlando di politica estera e ha voluto confermare con quella frase la scelta italiana di seguire sempre e comunque gli Stati Uniti. Anche a costo di sobbarcarsi le pesanti conseguenze economiche delle sanzioni e delle ritorsioni di Mosca contro l’atteggiamento guerresco dell’Europa. Ci troviamo ormai di fronte a due volti diversi dell’occidente. Non ha senso parlare di un solo Occidente. C’è un occidente raggrumato compatto attorno a Washington, anche per la totale assenza di leader e di leadership europea (dove sono i De Gaulle,Mitterrand, i Brandt, gli Schmidt, gli Andreotti, i Craxi, i Gonzales?…); poi c’è un occidente poco robusto sul piano economico e del potere, ma vasto in termini di opinione pubblica, che sente la forza della politica cristiana di Bergoglio, che non ama la logica della Nato, che – in Italia – vorrebbe che fosse rispettato l’articolo 11 della Costituzione, scritto da De Gasperi, da Nenni, da Togliatti, da Calamandrei.

Il problema è che il primo schieramento, quello dell’occidente militarista, dispone di mezzi sconfinati per guidare e indirizzare l’opinione pubblica. Praticamente controlla tutti i grandi giornali e gran parte dei media, e tiene in soggezione quasi tutti i partiti politici. Lo schieramento, diciamo così, pacifista, ha solo il papa e il suo prestigio. Non ha organizzazioni, leader, giornali, movimenti organizzati. Però è difficile che scompaia sotto i colpi dei cannoni. Ed è probabile che la contrapposizione tra questi due volti opposti dell’occidente avrà un peso sulla politica mondiale dei prossimi decenni.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.