Per al morte di Darya Dugina, giornalista e politologa figlia di Aleksandr Dugin, l’ideologo di Putin, Mosca punta il dito contro Kiev. “È stato un attentato su commissione”, riportano le agenzie di stampa russe. Accuse che gli ucraini respingono e intanto piovono bombe su Kharkiv. I toni tornano nuovamente a inasprirsi. “Un crimine vile e crudele” che ha spezzato la vita di una “persona brillante e di talento, un vero cuore russo, gentile, amorevole, comprensivo ed aperto. Alla patria ha dimostrato con i fatti cosa vuole dire essere patriota della Russia”, ha scritto il presidente Vladimir Putin, citato dal canale Telegram del Cremlino in un messaggio di condoglianze per l’uccisione di Darya Dugina.

Ancora più duro il padre di Darya Dugina. Era una “stella nascente” ed è stata “uccisa a tradimento dai nemici della Russia”, ha detto l’ideologo russo Aleksandr Dugin, soprannominato ‘il cervello di Putin’, in una dichiarazione rilasciata da uno stretto collaboratore. “I nostri cuori non desiderano solo vendetta e rappresaglia, sarebbe troppo meschino, non in stile russo”, “serve solo la vittoria”, afferma Dugin.

L’ordigno esplosivo installato sull’auto di Dugina è stato fatto esplodere a distanza. Lo hanno riferito le forze dell’ordine russe a Tass.”Ora è stato stabilito che la bomba sull’auto di Dugina è stata innescata a distanza. Presumibilmente, l’auto è stata monitorata e il suo movimento è stato controllato”, ha affermato la fonte a Tass. E fa il nome di una presunta responsabile. “A seguito di un complesso di misure urgenti di ricerca operativa, il Servizio di sicurezza federale ha risolto l’omicidio della giornalista russa Darya Dugina, nata nel 1992”. Lo ha riferito il Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa (Fsb), come riporta Tass. Il servizio speciale ha stabilito che “il crimine è stato preparato e commesso dai servizi speciali ucraini” e l’autrice è una cittadina ucraina, Vovk Natalya Pavlovna, nata nel 1979. La sospettata è arrivata in Russia il 23 luglio 2022, insieme alla figlia Shaban Sofia Mikhailovna, nata nel 2010.

“Il giorno dell’omicidio, Vovk e Shaban erano al festival letterario e musicale Tradition, dove Dugina era presente come ospite d’onore”, ha detto ancora l’Fsb, secondo cui la donna sarebbe poi fuggita in Estonia. I servizi segreti hanno chiarito che per organizzare l’omicidio di Dugina e ottenere informazioni sul suo stile di vita, Vovk e sua figlia hanno affittato un appartamento a Mosca nella casa in cui viveva la vittima. È stata utilizzata un’auto Mini Cooper per monitorare la giornalista. “I materiali dell’indagine sono stati trasferiti al comitato investigativo”, ha aggiunto l’Fsb.

La cittadina ucraina ritenuta responsabile dell’omicidio di Darya Dugina dal Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa (Fsb) è stata inserita “nella lista dei ricercati ai fini dell’estradizione dalla Federazione Russa”. Lo hanno riferito le forze dell’ordine russe a Tass. “La cittadina ucraina Vovk Natalya Pavlovna, scomparsa in Estonia dopo l’esecuzione dell’omicidio di Darya Dugina, sarà inserita nella lista dei ricercati ai fini dell’estradizione”, ha detto la fonte delle forze dell’ordine russe a Tass.
La morte di Darya Dugina indica che “Kiev è passata al terrore individuale”. Lo ha detto il capo dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin, all’emittente Rossiya-24, come riporta Tass. “Con tutte le indicazioni, possiamo dire che Kiev è passata al terrore individuale. Pensare a una specie di incidente, a una specie di coincidenza, ahimè, non è necessario”, ha detto Pushilin, che ha poi definito la morte di Dugina un duro colpo. Pushilin ha ricordato che Dugina aveva visitato il Donbass: “Eravamo in contatto con lei, era davvero empatica con quello che stava succedendo”.

Se Mosca dà per certa la matrice ucraina della mano omicida di Dugina, c’è anche un gruppo finora sconosciuto che si definisce Esercito nazionale repubblicano, che lo rivendica, come riportato da Nova riprendendo Ilja Ponomarev, ex deputato alla Duma di Stato russa, dai microfoni della sua tv “Utro fevralja”.

Ponomarev ha spiegato come “questo attentato apra una nuova pagina nella resistenza russa al ‘putinismo’. Nuova, ma non l’ultima”. Per l’ex parlamentare che avrebbe letto il comunicato che è anche il manifesto del gruppo dissidente, il presidente russo, Vladimir Putin, è “un usurpatore del potere e un criminale di guerra che ha emendato la Costituzione, scatenato una guerra fratricida tra i popoli slavi e mandato i militari russi a una morte certa e insensata”. Nel manifesto si chiarisce anche che Putin “sarà deposto”. Il documento letto dall’ex parlamentare parla anche di Dugina, definita come “un obiettivo legittimo” in quanto “fedele compagna del padre, che sosteneva il genocidio in Ucraina”.

Ponomarev, inoltre, ha aggiunto che l’Nra sarebbe pronto a condurre ulteriori attacchi simili contro obiettivi di alto profilo legati al Cremlino, inclusi funzionari, oligarchi e membri delle agenzie di sicurezza. Formalmente membro della Duma fino al giugno 2016, Ponomarev era però già emigrato negli Stati Uniti due anni prima, nel giugno 2014. Due settimane dopo la scadenza del suo mandato parlamentare, nel giugno del 2016, ricevette un permesso di soggiorno in Ucraina. Nel 2019 l’allora presidente ucraino, Petro Poroshenko, gli ha concesso la cittadinanza ucraina.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.