Francesco ha tutti contro. L’America, l’Inghilterra, La Russia, l’Ucraina, i giornali più potenti dell’occidente, le televisioni, gli intellettuali europei. Però Francesco è testardo, non molla la presa, non si fa condizionare. Ieri ha parlato ancora e ha detto parole di fuoco. Ha accusato i potenti del mondo di essere come Caino. Ha detto che hanno scelto la via della morte, dell’uccisione del fratello, dei fratelli. È una cosa molto bella vedere il coraggio di questo prete argentino che non si fa intimidire dalla colossale sproporzione delle forze. Lui è solo. Solo. Persino un pezzo della sua Chiesa lo ha abbandonato per schierarsi coi russi o con gli americani. Però Francesco è sicuro di avere ragione. L’idea che possa essere la guerra, la corsa alle armi, la chiave che apre il portone della modernità è una idea insensata. Non è in contrasto solo con l’etica. O col Cristianesimo. È in contrasto con la logica.

I fatti degli ultimi giorni, tutti i fatti degli ultimi giorni, dimostrano una cosa sola: che gli attori che sono in campo e che dominano la scena del mondo sono tutti convinti che la guerra debba durare il più possibile. Tutti. Putin, che la guerra l’ha iniziata con una mossa folle e sciagurata. Zelensky, che ancora ieri mostrava i muscoli e si vantava di avere fatto durare la guerra già 50 giorni. Gli inglesi e gli americani, che continuano ad armare Kiev, a guidare le campagne di stampa, a lavorare per creare più incidenti possibile. Diplomatici o militari. Il siluramento della nave russa, che molto probabilmente è avvenuta col consenso e probabilmente l’aiuto tecnico di americani e inglesi, dimostra che la volontà di diplomazia e di pace sta sottoterra. Gli americani hanno voluto rendere ancora più teso il clima con la Russia e spegnere ogni possibile brezza diplomatica. L’Europa si mostra debole debole. Macron e Scholtz si sono presi gli schiaffi in faccia da Zelensky senza reagire in modo clamoroso.

L’Italia è completamente – o così sembra – agli ordini di Washington. Le voci critiche sono pochissime e impaurite. Il sistema dell’informazione, da noi, è interamente militarizzato. Al servizio di una causa, che è la causa americana. Chi dissente viene “orsiniggiato”. Ieri il giornale di Carlo De Benedetti – forse chiamato a offrire una prova certa di fedeltà – ha realizzato un attacco diretto al papa, accusato anche lui, più o meno, di stare dalla parte di Putin e di avere trasformato la Pasqua in una occasione di propaganda politica. Ma lui non cede. Crede nella ragione. Non è neppure una questione di fede stavolta. Lui sta con la ragione. Gli altri, casomai, con la fede nella morte.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.