Gesto che entrerebbe nella storia, missione impossibile, possibilità da non escludere, chance senza paragoni per fermare il massacro della guerra in Ucraina. Papa Francesco ha aperto a un viaggio a Kiev. Se ne parlava da settimane: il sindaco della capitale Vitalij Klitschko aveva invitato personalmente Bergolio. E il Pontefice ha confermato ieri ai giornalisti di essere “disposto a fare tutto quello che si può”, lo ha dichiarato sul volo di ritorno dal viaggio apostolico a Malta. “Qualcuno mi ha domandato, più di uno, di andare a Kiev. Sono disponibile. Ma non so se si potrà fare, se è conveniente farlo o se devo farlo”.

La possibilità c’è insomma, anche se remota. Il cardinale Parolin e monsignor Gallagher sono al lavoro. Così come si sta lavorando anche a un incontro, probabilmente in Medio Oriente con il patriarca russo Kirill. Il Patriarca, che in un sermone aveva perfino ricondotto le ragioni della guerra a uno scontro contro le fantomatiche lobby gay, in una celebrazione ieri è tornato a esprimere le sue teorie, di segno comunque molto diverso e distante da quelle di Papa Francesco. “Siamo un Paese che ama la pace e non abbiamo alcun desiderio di guerra. Ma amiamo la nostra Patria e saremo pronti a difenderla nel modo in cui solo i russi possono difendere il loro Paese”. Anche un’esortazione alle forze armate. “La maggior parte dei Paesi del mondo è ora sotto l’influenza colossale di una forza, che oggi, purtroppo, si oppone alla forza del nostro popolo. Allora dobbiamo essere anche molto forti. Quando dico ‘noi’, intendo, in primis, le forze armate ma non solo. Tutto il nostro popolo oggi deve svegliarsi”.

Francesco invece si è espresso da subito contro la guerra, senza se e senza ma. E anche contro l’invio di armi – armi inviate dall’Occidente all’Ucraina – e contro l’aumento delle spese militari. Per il giornale Tempi, periodico di ispirazione cattolica, la possibilità che il Pontefice vada a Kiev, anche per i soli ed evidenti motivi di sicurezza, è una specie di utopia. Missione impossibile o quasi. E poi il Pontefice non ha nascosto i suoi problemi fisici, ne ha parlato proprio ai giornalisti sul volo dei dolori al ginocchio e al femore. Per salire e scendere dall’aereo che l’ha portato a La Valletta ha usato un elevatore.

Nessun contatto invece con il Presidente russo Vladimir Putin che lo scorso 24 febbraio ha lanciato l’invasione come un’“operazione speciale” per “demilitarizzare” e “denazificare” l’Ucraina. Nessun messaggio speciale per Putin: “Gli direi le cose che ho detto alle autorità di ogni parte, sono pubbliche. Non ho un doppio linguaggio, è sempre lo stesso”. Ovvero: “Ogni guerra nasce da una ingiustizia, sempre. Perché così è lo schema di guerra, mentre non c’è quello di pace. Per esempio: fai un investimento per comprare armi, “ne abbiamo bisogno per difenderci”, e questo è lo schema di guerra. Finita la seconda guerra mondiale si diceva: mai più dopo Hiroshima e Nagasaki, è cominciata la volontà di lavorare assieme per la pace, c’erano tante speranze nel lavoro dell’Onu. Settant’anni, e l’abbiamo dimenticato. Lo schema della guerra si impone, si è imposto un’altra volta. E noi non possiamo pensare un altro schema, perché non siamo abituati a pensare nello schema della pace. Ci sono stati dei grandi, come Gandhi, che hanno pensato nello schema della pace. Ma noi come umanità siamo testardi, eh?”

Lo scorso 25 marzo Francesco ha compiuto la solenne Consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria in osservanza al terzo segreto di Fatima interpretato come una visione del calvario del Novecento colpito da guerre, totalitarismi, genocidi, persecuzioni e devastazioni. La guerra in Ucraina è entrata puntualmente in tutte le sue dichiarazioni delle ultime settimane. “Siamo innamorati delle guerre. Lo spirito di Caino. Non a caso all’inizio della Bibbia c’è questo problema: lo spirito “cainista” di uccidere, invece dello spirito di pace. Non impariamo. Il Signore abbia pietà di noi, di tutti noi. Siamo tutti colpevoli”.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.