La scoperta dell’orrore della guerra dopo la ‘ritirata’ russa, il riposizionamento delle truppe fedeli al Cremlino che stanno tornando nell’Est dell’Ucraina per consolidare il controllo del Donbass e preparare probabilmente una nuova offensiva nel Paese.

A Bucha, sobborgo di Kiev dove le truppe russe sono entrate il 25 febbraio (secondo giorno di guerra) e sono rimaste fino al 31 marzo, quando il sindaco Fedoruk ha annunciato la liberazione della città, la fuga dei militari mostra il massacro e la ferocia messa in campo dalle truppe di Mosca nel tentativo di assalto alla capitale.

Violenze gratuite e deliberate che spingono il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, a parlare di “genocidio”, di “crudeli crimini di guerra” la cui responsabilità è da attribuire a Vladimir Putin.

Secondo quanto denunciato da Human Rights Watch, che ha chiesto un’indagine sulle violenze in Ucraina, a Bucha, a circa 30 chilometri a nord-ovest di Kiev, vi è stata “crudeltà folle e deliberata e violenze contro i civili ucraini da parte delle forze russe”, scrive lo European Media Director di Hrw, Andrew Stroehlein.

La fuga dei russi, ‘coperta’ lasciando migliaia di mine sul terreno, ha svelato i massacri compiuti nei giorni scorsi. Fosse comuni, cadaveri di civili per la strada, gente fucilata con le mani legate dietro la schiena: è questo il “repertorio” delle violenze di Mosca, oltre ovviamente ai palazzi distrutti da artiglieria e aviazione. 

Secondo quanto ricostruito da Human Rights Watch in un report, il 4 marzo le forze russe a Bucha hanno arrestato cinque uomini e ne hanno giustiziato sommariamente uno. Un testimone ha detto a Human Rights Watch che i soldati hanno costretto i cinque uomini a inginocchiarsi sul ciglio della strada, coprendosi la testa con le loro magliette e sparando a uno di loro dietro la testa.

Il sindaco di Bucha, Anatolii Fedoruk, ha denunciato in una intervista alla Reuters che la città è letteralmente “cosparsa di cadaveri”, con decine di corpi senza vita che giacciono nelle strade. Corrispondenti di AFP hanno confermato di averne visti oltre venti solo in una delle strade della città.

Fedoruk ha anche aggiunto che le autorità ucraine hanno seppellito 280 persone in fosse comuni a Bucha dopo aver ripreso il controllo dei territori. Nell’intervista con Reuters ha stimato il bilancio delle vittime ad oltre 300 persone.

Mikhail Podolyak, consigliere del capo dell’ufficio del presidente dell’Ucraina, ha invece definito quanto accaduto a Bucha “l’inferno del 21° secolo”. “Corpi di uomini e donne giustiziati con le mani legate. I peggiori crimini del nazismo sono di nuovo in Europa. Ciò è stato deliberatamente compiuto dalla Russia. Bisogna imporre un embargo sulle risorse energetiche, chiudere i porti. Smettetela di uccidere adesso”, è la richiesta ucraina.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.