Gli obitori di Kiev non hanno più spazio per ospitare i morti. Civili, ma anche soldati, che vengono così conservati nei rimorchi dei camion frigo che normalmente vengono utilizzati per portare gelati, verdure e cibo ai negozi.

Oleksandr, 30 anni, che prima della guerra lavorava nel marketing, ora si occupa dei cadaveri. Lui, padre di due figlie che ha mandato nell’ovest del Paese insieme alla madre, è rimasto nella capitale bombardata dai russi. “Faccio quello che devo, però la notte piango nel mio cuscino” racconta a Repubblica.

Decine di cadaveri negli obitori

I cadaveri arrivano da Irpin, da Bucha e da Gostomel, spiega al quotidiano una signora sulla sessantina di nome Alina: lei ha il compito di scrivere su un foglio il nome del defunto, il posto in cui è avvenuto il decesso e il numero del parente da contattare quando, e se, la salma sarà pronta. Le celle frigorifero non sono più sufficienti, nonostante l’istituto di medicina legale sia il più grande della riva destra del Dnepr, dato che la domanda è aumentata. E così, non appena si libera un posto, Oleksandr, con una tuta grigia e dei guanti bianchi, prende uno dei sacchi neri conservati nel rimorchio refrigerato, lo posiziona su un lettino di ferro con le rotelle e lo porta all’interno dell’edificio. Tutt’intorno, un ‘tanfo di morte’.

Quando è sceso in quelle celle gelide per la prima volta “è stato insopportabile” racconta a Repubblica. Quanti corpi ci siano nelle celle frigorifero Oleksandr non lo sa, ma sono dozzine. “Ci sono i militari e ci sono i bambini. A volte mi fermo a osservarne i volti e capisco tutto. Tutto ciò che sta accadendo, tutto ciò che ci stanno facendo.”

L’inferno di Kiev

Kiev, racconta l’inviato di Repubblica, ha ora circa la metà degli abitanti che aveva prima del 24 febbraio, primo giorno dell’invasione russa dell’Ucraina: poco meno di 1,5 milioni. Dopo una notte tranquilla, in cui non sono stati colpiti palazzi da parti di missili intercettati dalla contraerea, ieri 19 marzo il municipio aveva diffuso un messaggio che raccomandava ai cittadini di non uscire di casa, di coprire le finestre con lenzuola bagnate e di bere molta acqua: “Incendi alla periferia vicino al fronte hanno provocato l’innalzamento di polveri tre volte superiori al normale”.

In una città con alcuni sprazzi di normalità- alcuni ristoranti che hanno riaperto, taxi che circolano e alcune linee di metropolitana che hanno ripreso le corse, seppur in senso contrario- i camion dei gelati ora stazionano di fronte all’obitorio.

 

Roberta Davi

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