Si continua a governare il mondo come uno “scacchiere”, dove i potenti studiano le mosse per estendere il predominio a danno degli altri”. Poi, parlando a braccio, l’affondo: “Io mi sono vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si sono compromessi a spendere il 2 per cento del Pil per l’acquisto di armi come risposta a questo che sta accadendo, una pazzia”.

Sono parole durissime quelle pronunciate oggi da Papa Francesco durante l’udienza in cui ha ricevuto il Centro Femminile Italiano. Il Pontefice ha ribadito ancora una volta il suo appello per la pace in Ucraina, ma soprattutto che la soluzione al conflitto scatenato dalla Russia ormai un mese fa non può essere risolto con le armi.

La vera risposta, ha spiegato Francesco, “non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo, non facendo vedere i denti, un modo ormai globalizzato, e di impostare le relazioni internazionali”.

Un messaggio che il Pontefice aveva ribadito anche nella giornata di mercoledì via social, per raggiungere quante più persone possibili, invitando a “pregare insieme” perché “i governanti capiscano che comprare armi e fare armi non è la soluzione del problema. La soluzione è lavorare insieme per la pace”.

L’occasione del 31esimo esso nazionale elettivo sul tema “Identità creazionale dell’uomo e della donna in una condivisa missione” del Centro Femminile Italiano è stata l’opportunità per Francesco di stroncare quella che ha definito “la vecchia logica di potere che ancora domina la cosiddetta geopolitica”.

Con un excursus storico Francesco ha ricordato come “la storia degli ultimi settant’anni dimostra che guerre regionali non sono mai mancate, per questo io ho detto che eravamo nella ‘terza guerra mondiale a pezzetti’, un po’ dappertutto, fino ad arrivare a questa, che ha una dimensione maggiore e minaccia il mondo intero”.

Come ricordato da Fabrizio Mastrofini su questo giornale, nelle ultime settimane è Papa Francesco “il capofila avanzato di un no alla guerra senza eccezione e senza eccezioni, su cui torna in tutti i modi, in tutte le udienze in cui può inserire il tema del conflitto. È una linea che non ha punti di debolezza. Per il resto la diplomazia della Santa Sede rispetta una seconda regola ferrea: il Papa quando chiama, dialoga, telefona (nei colloqui con gli ambasciatori russo e ucraino, in quelli con il presidente Zelensky), non fa divulgare il contenuto della conversazione. Sono gli interlocutori, semmai, a cercare di tirare dalla loro parte papa Francesco, perché a tutti fanno gola le “divisioni” del Papa (come le chiamava Stalin), vale a dire far vedere che hanno l’appoggio morale del pontefice. Appoggio morale che ogni governante vorrebbe incassare per farlo risaltare come appoggio politico. Ma papa Francesco lo sa e infatti tace”.

La Cei: “Arrivare a disarmo totale”

Una posizione condivisa dalla Cei, la Conferenza episcopale italiana, oggi riunita per il Consiglio episcopale permanente. Anche monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei, ha ricordato come “bisognerebbe arrivare ad un disarmo totale e generale”.

In questo momento purtroppo non sta avvenendo e di fatto il mercato delle armi alimenta le guerre, come più volte sottolineato da Papa Francesco. Bisognerebbe che tutte le nazioni prendessero questa decisione altrimenti ci troveremo sempre di fronte a queste crisi e al pericolo che queste crisi possano scoppiare”, ha spiegato monsignor Russo in riferimento al conflitto in corso in Ucraina.

Redazione

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