Il primo ministro inglese, Boris Johnson , è stato trasferito in un’unità di terapia intensiva dopo che le sue condizioni , hanno fatto sapere da Downing Street, sono peggiorate nel pomeriggio

“Da domenica sera, il primo ministro è stato affidato ai medici dell’ospedale St. Thomas di Londra, dopo essere stato ricoveranti con persistenti sintomi di coronavirus – ha detto il portavoce del premier inglese -. Nel corso di questo pomeriggio, le condizioni del primo ministro sono peggiorate e, su consiglio del suo team medico, è stato trasferito al reparto di terapia intensiva dell’ospedale.

Il Primo Ministro ha chiesto al Segretario agli Esteri Dominic Raab, che è il Primo Segretario di Stato, di sostituirlo, se necessario. Il Primo Ministro sta ricevendo un’eccellente cura e ringrazia tutto lo staff del SSN per il loro duro lavoro e dedizione”.

Il primo ministro conservatore del Regno Unito è tra i leader che avevano sminuito il nuovo coronavirus e la malattia respiratoria correlata, non applicando da subito restrizioni e vincoli forti per arginarne la diffusione. Johnson, risultato positivo il 26 marzo, è finito in ospedale domenica sera per la persistenza dei sintomi, negli stessi minuti in cui la tv trasmetteva lo storico discorso della regina Elisabetta II.

Mentre Londra registra 439 nuovi decessi in un giorno, portando il totale a 5.373, con 51.608 infezioni, i dati di Spagna e Italia sembrano invece dimostrare che distanziamento sociale e lockdown funzionano per frenare i contagi. In Spagna sono nuovamente scesi i numeri di morti e infezioni giornaliere: i primi sono stati 637, il dato più basso da 13 giorni, per un totale di oltre 13mila morti, le seconde 4.273, che portano il totale a oltre 135mila. In calo anche il numero dei pazienti che sono stati ammessi nelle unità di terapia intensiva, allentando così la pressione sul sistema sanitario: nella regione di Madrid, duramente colpita, i pronti soccorso sono finalmente tornati a una parvenza di normalità. Si entra “in una nuova fase della battaglia”, ha commentato il ministro agli Affari urbani, José Luis Abalos: “Non significa che dobbiamo abbassare la guardia, ma che dobbiamo valutare le misure necessarie”.

“Non è finita, non siamo al picco e dobbiamo continuare la mobilitazione dei cittadini che restano a casa”, “l’isolamento deve proseguire perché funziona” e “può salvare delle vite”. Con queste parola il ministro della Salute francese Olivier Veran ha accompagnato i nuovi dati sui contagi nel Paese, che ha toccato il record di 833 nuovi morti in un giorno, arrivando a 8.911: è il bilancio più pesante in Europa, dopo quelli di Italia e Spagna. I malati negli ospedali francesi sono 29.752, oltre 800 in più in un giorno, di cui oltre 7mila in terapia intensiva. Veran ha sottolineato anche due dati positivi: il calo dei malati ricoverati in rianimazione e il numero dei guariti, 17.250, mille più del giorno prima. Austria e Repubblica Ceca, nel frattempo, hanno entrambe iniziato a guardare alla ‘fase 2’. La prima ha previsto la riapertura dei piccoli negozi dall’1 maggio, limitando il numero dei clienti. Praga ha invece proposto la fine del divieto dei viaggi all’estero dal 14 aprile, così come la riapertura dei piccoli esercizi commerciali

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