Se il caldo impedisce lo svolgimento delle fasi di lavoro
Caldo, Inps: oltre i 35° la cassa integrazione diventa un diritto. Conta la temperatura percepita, anche se quella reale è inferiore

Secondo l’Inps, infatti, “le temperature eccezionalmente elevate, e superiori a 35°, che impediscono lo svolgimento di fasi di lavoro in luoghi non proteggibili dal sole o che comportino l’utilizzo di materiali o lo svolgimento di lavorazioni che non sopportano il forte calore”, possono portare al trattamento di integrazione salariale. Lo prevede, dal 2007, il decalogo dell’Inail sul lavoro in caso di alte temperature.
Si chiarisce – si legge nel messaggio – “che possono rilevare anche le cosiddette temperature percepite, ricavabili anch’esse dai bollettini meteo, quando le stesse siano superiori alla temperatura reale. Al ricorrere delle fattispecie sopra evidenziate, pertanto, possono costituire evento che dà titolo al trattamento di integrazione salariale temperature percepite superiori a 35°, seppur la temperatura reale sia inferiore al predetto valore“.
Dalla Cgil poi è arrivato un appello, in particolare, per i lavoratori edili. “Le alte temperature stanno mettendo a dura prova i trentamila lavoratori del comparto edile e, anche se non da parte di tutte le imprese, stiamo registrando una non adeguata responsabilità sui rischi per la salute e la sicurezza che si corrono quotidianamente nei cantieri edili in tutta la Sardegna“, ha detto la segretaria regionale di Fillea Cgil, Erika Collu, che fa un appello affinché vengano messe in pratica tutte le azioni necessarie per preservare i lavoratori.
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