Dalla segreteria nazionale allargata ai vertici istituzionali del Partito Democratico convocata nel primo pomeriggio dal segretario Enrico Letta emerge un nuovo appello, una bottiglia in mezzo al mare agitato del centrosinistra o campo progressista. Un appello che segue di alcune ore le condizioni poste da Carlo Calenda a un’alleanza con Azione/+Europa e la presentazione del progetto politico del ministro degli Esteri ex Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio e del leader del Centro Democratico Bruno Tabacci, Impegno Civico. Un appello che non ha risolto nulla della discussione in campo da giorni sull’alleanza irrisolvibile. A stretto giro, tramite social, è arrivata infatti la replica di Calenda a Letta: “Sei troppo intelligente per considerare questo appello una risposta”.

Il Pd, si leggeva nella nota dopo la riunione via Zoom, “fa appello a tutte le forze politiche con cui, dopo le dimissioni del governo Draghi, si è lavorato per fare nascere un campo di forze democratiche e civiche: si proceda, senza veti reciproci, a costruire un’alleanza che prosegua nel forte impegno europeista che l’esecutivo guidato da Draghi ha saputo interpretare e che sia in grado di dare all’Italia un governo capace di consolidare la crescita, combattere le diseguaglianze e affrontare con credibilità l’emergenza economica, sociale e ambientale e la difficile situazione internazionale”.

E ancora: “Noi siamo impegnati a far prevalere lo spirito unitario perché crediamo che, per essere vincenti in questa situazione, sia assolutamente necessario valorizzare quel che unisce e non quel che divide. Ogni divisione oggi rappresenterebbe un regalo alla destra che l’Italia non può permettersi”. Una replica a Calenda, senz’altro, che questa mattina aveva dettato il suo aut auto; ma anche un’apertura a Di Maio? O in definitiva una chiamata al campo più largo possibile contro il centrodestra dato nettamente in vantaggio da tutti i sondaggi?

 

Perché nello stesso pomeriggio 261 militanti e dirigenti locali e nazionali di Articolo 1 hanno sottoscritto un documento per costruire un’alleanza con Pd, M5s e Sinistra Italiana/Europa Verde, nonostante Letta abbia chiuso definitivamente al Movimento 5 Stelle definendo la rottura “irreversibile”. Anche Di Maio nel pomeriggio aveva parlato della necessità di un fronte riformista unito presentando il progetto “Impegno Civico” – piuttosto improbabile immaginarlo alleato al M5s dopo la recente secessione del ministro che ha creato il gruppo parlamentare Insieme per il Futuro.

Carlo Calenda però era stato chiaro: per sbloccare le trattative e arrivare a un’alleanza sollecitava una base di programma comune che faccia chiarezza sui rigassificatori e termovalorizzatori e la non candidatura negli uninominali di Fratoianni (leader Si), Bonelli (Europa Verde) e Di Maio. E aveva assicurato che Azione a sua volta non candiderà negli uninominali candidature divisive. L’ex ministro dello Sviluppo Comune neanche condivide una campagna elettorale basata sulla nuova imposta di successione “e improbabili doti ai diciottenni”. L’aut aut: “Se la risposta sarà no, allora caro Enrico Letta la responsabilità della rottura sarà interamente tua”.

 

Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ieri si era reso più che disponibile a partecipare a un terzo polo centrista. “Andare da soli contro tutti è difficile. Noi puntiamo a prendere il 5%: il vero voto utile è mandare gente competente in Parlamento. E se insieme a noi ci saranno altre forze pronte a costruire davvero un terzo polo attrattivo e coinvolgente, saremo felici di lavorare insieme”. Anche lui contro la tassa di successione. “Lavoriamo a un terzo polo, diverso dalla destra sovranista e dalla sinistra delle tasse. Che parli di lavoro e non di assistenzialismo. Di giustizia e non di giustizialismo. Di ambiente e non di ideologia. Di infrastrutture e non di veti. Di diritti e non di slogan”.

Bonelli ha replicato intanto a Calenda tramite social: “Ogni giorno mi insulta e si erge a censore altrui. Oggi ha detto che mi sarei inventato un partito all’ultimo secondo. I Verdi, di cui sono orgoglioso di far parte, sono nati il 16/11/1986. Non ho mai cambiato partito, lui si fa eleggere nel Pd e poi se ne va”. E Tabacci aveva rinfacciato alla presentazione di Impegno Civico: “Se non vi fosse stato il Centro Democratico neanche Calenda avrebbe il simbolo: si affida a quello di +Europa che cinque anni fa non esisteva, che esiste grazie a me. Quindi se Calenda si può presentare alle elezioni è anche per merito mio”.

Stando all’ultimo sondaggio Quorum/Youtrend per SkyTg24 una coalizione con Pd, Azione e +Europa e L’Italia c’è-IPIF (progetto del sindaco di Milano Beppe Sala e Di Maio già smentito) arriverebbe al 33,2%. Se i partiti centristi non dovessero allearsi con il centrosinistra, la coalizione a guida Pd raggiungerebbe appena il 28,2%, Azione e +Europa con Italia Viva il 6,9%. Se lo scontro fosse tra due poli il Campo Progressista arriverebbe al 42,5% ma il centrodestra crescerebbe fino al 49,8%. Il Pd nelle intenzioni di voto sarebbe al 23,4%, Azione/+Europa al 5,2%. Calenda ha postato intanto una card del sondaggio di Noto con Azione e +Europa al 7%. Rebus.

La replica di Calenda a Letta e al suo appello è arrivata infine immediata tramite i social: “Sei troppo intelligente per considerare questo appello una risposta. Vediamoci oggi con +Europa e chiudiamo in un senso o nell’altro. Così ci facciamo male tutti”. Benedetto Della Vedova di +Europa solo oggi pomeriggio si diceva ancora possibilista, un accordo con il Pd ancora possibile. Posizione cambiata dopo l’appello dem: “L’appello della segreteria del Pd non rappresenta una risposta ai temi politici che abbiamo posto ieri al segretario Letta. Risulta poco credibile, peraltro, il riferimento a una alleanza nel solco di Draghi mentre si mantiene come prioritario l’accordo con forze che sono state sempre all’opposizione del governo Draghi. Vedremo se una risposta ci sarà e quale sarà. Restiamo in attesa”.

 

A seguire la posizione di Letta: “Sono disponibilissimo a incontrare Carlo Calenda e Benedetto Della Vedova. Ma senza preclusioni e veti. E con lo spirito giusto: guardarsi negli occhi, fare i giusti accordi, senza sportellate. Io e Calenda tre giorni ci siamo stretti la mano e ci siamo messi d’accordo su una strada, ma se tutto salta tre giorni dopo, vuol dire che non serve a niente. Il Pd crede fortemente nello spirito di coalizione dando rappresentanza a tutti i soggetti, a tutte le anime che sono all’interno della coalizione. Questa nostra responsabilità non va dileggiata. È Un grande valore e se non ci fosse il Pd a fare questo, sarebbe complicato trovare alleati che consentano di fare alternativa alla destra”.

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