Le conseguenze della crisi di governo in Campania
Pnrr e Patto per Napoli, con la caduta del governo “è tutto a rischio”
Ieri il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sciolto le camere dopo le dimissioni dell’ormai ex premier Mario Draghi. La crisi di governo è piombata sul Paese in un contesto molto delicato: da una parte c’è la necessità di rilanciare l’economia già sofferente e affossata dalla pandemia, dall’altra la guerra in Ucraina ha stravolto gli equilibri geopolitici. Abbiamo chiesto al professore di storia del pensiero politico presso il Suor Orsola Benincasa, Gennaro Carillo, quale impatto la caduta dell’esecutivo potrà avere su Napoli e la Campania.
Professore, quali potrebbero essere le conseguenze per Napoli e la Campania causate dalla crisi di governo?
«Le incognite ci sono, eccome. Ma le ripercussioni potrebbero essere ridotte al minimo grazie alla capacità di mediazione di Manfredi. Tuttavia in Regione le elezioni inaspriranno il conflitto politico».
Ieri il sindaco Manfredi, da sostenitore di Draghi, ha parlato di una Giunta solida e di una maggioranza forte in Consiglio, nonostante la mossa del M5S. Lei crede che l’azione di Conte possa avere risvolti a Napoli?
«Credo, e spero di no. Quello che è accaduto ha una valenza strettamente nazionale. Sul fronte locale, i 5 Stelle tendono all’irrilevanza».
Il Sindaco ha però anche espresso preoccupazione per la questione legata ai fondi previsti dal Pnrr. Anche l’Assessore Baretta ha parlato dei problemi relativi alla prossima finanziaria. Lei che opinione ha in merito? Pnrr, Patto per Napoli e Patto educativo potrebbero essere a rischio?
«Certo, tutto è a rischio. È una crisi di governo dettata esclusivamente da motivi di posizionamento in vista delle elezioni. Col taglio dei parlamentari in molti vivranno un’uscita di scena anticipata e ingloriosa».
Il Pd nazionale sembra un organo a sé stante rispetto a quello locale, in cui “troneggia” De Luca. Che impatto può avere questa crisi sugli equilibri interni di partito anche in vista delle prossime elezioni?
«Al Pd, in questo frangente, non si può rimproverare molto. Arrivo a pensare che la crisi sia un bagno di realismo e contribuisca alla chiarezza: d’ora in avanti si conoscerà il grado di affidabilità di chi si pretendeva di includere nel campo largo. Sul piano regionale, la tragedia è lo scadimento impressionante della qualità del personale politico. E soprattutto non si vedono all’orizzonte prospettive di rigenerazione. Il che, con le elezioni e i barbari alle porte, mi sembra gravissimo e imputabile a chi ha retto il partito sia a Roma sia in Campania».
Considerato che dall’altra parte c’è una destra che vede spiccare FDI, in mezzo la Lega e Forza Italia a brandelli, che scenario possiamo aspettarci per Napoli e la Campania rispetto alle prossime elezioni politiche?
«Bisogna capire l’emorragia di voti in uscita dai 5 stelle dove andrà a finire, chi la capitalizzerà. E il rischio di un’affermazione forte di FDI c’è. La Lega sta attraversando una scissione interna dalla quale dipenderanno molte conseguenze. C’è da sperare che la diaspora da Forza Italia continui e che i fuoriusciti confluiscano in una forza liberale, di destra moderata. Per esempio, attendo di vedere cosa deciderà Mara Carfagna, da tempo un corpo estraneo in quel contesto».
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