C’è fiducia ma le dimissioni di Mario Draghi sono dietro l’angolo. E’ una data che verrà ricordata quella del 20 luglio 2022. Giorno in cui, nel giro di poco più di quattro anni, cade l’ennesimo governo, il terzo, di una legislatura segnata da una classe politica che giorno dopo giorno alimenta sempre di più il partito che da tempo segna il Paese: l’astensionismo. Nessun senso di responsabilità ma uno scarica barile continuo in un momento storico tra i più delicati degli ultimi decenni, segnato dalle conseguenze prima del Covid e poi della guerra in Ucraina.

Con appena 95 sì racimolati in Senato, la maggioranza di Draghi precipita e a voltare le spalle all’ex presidente della Banca Centrale Europea non è solo quel che resta dei 5 Stelle, protagonisti di una legislatura tragicomica, ma anche l’intera coalizione di centrodestra, unita più che mai in questo momento perché consapevole, forte dei sondaggi, di vincere le prossime elezioni. Oltre a Fratelli d’Italia guidati da una Giorgia Meloni raggiante più che mai (“la storia ci ha dato ragione”) ma bacchettata dallo stesso Draghi (“siete voi che decidete, quindi niente richieste di PIENI poteri, va bene?”), anche Forza Italia e Lega hanno fatto un passo indietro.

Adesso Draghi annuncerà le proprie dimissioni all’inizio del dibattito sulla fiducia alla Camera per poi formalizzarle nel corso della giornata al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Inutili dunque i cinque giorni di trattative con i partiti. Inutili gli appelli alla responsabilità e ad evitare di ritornare con anticipo alle elezioni (tra fine settembre e inizio ottobre) in un periodo storico segnato da una crisi economica che andrà avanti per mesi.

Addio “patto di fiducia” e via a una campagna elettorale in realtà in corso già da tempo. Questa è la politica italiana. Prendiamone atto. Le avvisaglie c’erano tutte da tempo e il Mattarella bis dello scorso febbraio ne era stato una triste conferma. Si litiga, si insulta, si cambia idea di continuo ma soprattutto non c’è rispetto per il ruolo istituzionale che si ricopre e di conseguenza per il popolo che si rappresenta.

Inutile riportare le parole dei vari leader dei partiti. Da Letta a Conte, passando per Salvini, Berlusconi, e Meloni. Tutto fiato sprecato. Ambiguità croniche che alimentano solo quello che i nostri politici amano più di tutto: una perenne campagna elettorale fatta di promesse, annunci, finte rivoluzioni. Una propaganda fake che lo stesso premier ha rimarcato più volte nel suo discorso a palazzo Madama.

 

 

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Napoletano doc (ma con origini australiane e sannnite), sono un aspirante giornalista: mi occupo principalmente di cronaca, sport e salute.