Il problema del cittadino è non essere condizionato occultamente fino al punto di diventare strumento passivo di chiunque detenga i mezzi idonei a realizzare strategie manipolative di così pervasiva efficacia, qualunque forma esse assumano. In definitiva, il problema di ognuno di noi è presidiare le prerogative che, di noi, fanno persone, tra le quali i diritti (individuali e collettivi), ma non solo. Abbiamo il diritto-dovere di riflettere circa le vie migliori per assicurarci di scongiurare scenari futuri dominati dall’omologazione, dal momento che sono proprio le relazioni tra individualità differenti ad alimentare la dialettica evolutiva che, dal primo amminoacido, ha portato la vita verso le forme più complesse di intelligenza, superandosi sempre in fatto di autocoscienza e capacità di interagire con l’ambiente.

Più concretamente, dunque, è necessario spostare il focus del nostro interesse da questioni solo apparentemente centrali, a questioni di maggior sostanza. La democrazia come modello di distribuzione del potere è palesemente in crisi. Le istanze che maggiormente caratterizzano il contesto sociale non trovano riconoscimento nelle istituzioni, pur formalmente rappresentative, che perdono quindi legittimità. Attori diversi, i cui scopi non sono necessariamente compatibili con quelli della collettività di riferimento, come le organizzazioni private (soprattutto nel settore della finanza e dell’ICT, ma anche le cosiddette Over The Top), acquisiscono sempre maggior potere nel condizionare scelte che, giorno per giorno, incidono in modo profondo sul nostro presente e sulle prospettive future.

Occorre comprendere come sviluppare modelli nuovi, nei quali le scelte più rilevanti possano essere prese da qualcuno che non sia legittimato a perseguire interessi diversi da quelli espressi dalla volontà collettiva. Modelli in cui l’individuo sia riconosciuto ma non esaltato, poiché da soli non siamo nulla. Modelli politici nuovi, adatti al contesto sociale, tecnologico, culturale contemporaneo, che permettano di attribuire la responsabilità politica a chi realmente opera le scelte e ne deve sopportare le conseguenze. Serve, in definitiva, più politica e meno retorica. È urgente e necessario far riemergere il sano confronto tra interessi e valori relativi, dopo anni di ebbrezza de-politicizzante, causata dall’illusione della “fine della storia”, dell’assolutizzazione dei principi e dell’unilateralità politica e culturale globale post caduta del muro di Berlino, del tutto smentita dalla realtà degli ultimi vent’anni.  Il problema sul quale dibattere e scaldarsi, la minaccia cioè da scongiurare, non è costituito dalle chatbot, ma dal nostro scarso grado di consapevolezza e di assunzione di responsabilità collettiva. Riflettiamoci e agiamo.

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Nella vita aiuto le persone a far valere i loro diritti e a difendere la loro libertà nel mondo digitale. Sono un laureato in legge (ma non un avvocato!) e professionalmente mi occupo di GDPR compliance, ma nel tempo libero faccio ricerca e scrivo articoli scientifici e divulgativi, per diverse riviste, in materia di diritto e nuove tecnologie (Big Data, intelligenza artificiale, IoT). Ho un master in Geopolitica, altra mia grande passione, che mi ha spinto a fare ricerca anche in questa meravigliosa materia, oltre che a occuparmi di sicurezza e intelligence. Mi interesso, quando e come possibile, di psicologia, informatica, scienze cognitive e filosofia. Fin da bambino ho amato cucinare (ma anche mangiare e bere bene!) e ho sviluppato un amore viscerale per la gastronomia e l'agricoltura. Ho 32 anni e sono felice di condividere casa, emozioni e progetti di vita con una compagna meravigliosa.