Con Giacomo Bozzoli il colpo di fulmine era scattato nel 2012, da allora sono rimasti sempre insieme, anche nella fuga dell’uomo dopo la condanna all’ergastolo di lunedì scorso, quando alle 3.30 del mattino fra il 23 e il 24 giugno sono iniziati i preparativi per il viaggio. Quel giorno, all’alba, più precisamente alle 5.51 del mattino, è stato registrato un passaggio della sua Maserati Levante, suv di lusso da 109 mila euro, dal portale di Manerba, in provincia di Brescia, e due minuti più tardi da quello di Desenzano. A bordo ci sarebbe stata anche lei, Antonella Colossi, irraggiungibile, irreperibile. Via con il suo amore. Sono ricercati da otto giorni, ma non lasciano tracce. Nessun movimento sospetto di soldi, niente di strano nei tabulati telefonici al vaglio degli inquirenti. Stazioni, aeroporti, porti europei: la loro foto è ovunque ma nessuno li ha ancora trovati.

Chi è Antonella Colossi, moglie di Giacomo Bozzoli in fuga con lui

41 anni, bionda e snella, sempre vestita firmata. Antonelle è l’erede della Colossi Arte Contemporanea, titolare con il padre e con la sorella della storica galleria d’arte nel centro della città di Brescia, che i suoi nonni fondarono negli anni ’70, in cui vengono esposti alcuni degli artisti più quotati del mercato contemporaneo. I genitori di Antonella, sarebbero sgomenti, riporta il Corriere della Sera. Una professionista preparata e stimata, organizza mostre, seleziona opere. La coppia ha un figlio di 9 anni.

Oltre all’ipotesi francese, ventilata dal padre di Giacomo e fratello del defunto Mario, ci sarebbe anche la pista romena, montenegrina e albanese. Tra le conoscenze di Bozzoli ci sarebbe un certo Geri Cuci, con il quale secondo alcune testimonianze riportate da La Stampa, divideva palline di cocaina. Ma anche Olek, che lo accompagnava quando serviva intimidire i debitori.

L’omicidio e la vita di coppia

Una famiglia felice fino al 2015, anno in cui risale l’omicidio di Mario Bozzoli, 52 anni, ucciso gettando nel forno della fonderia di famiglia, a Marcheno, vicino Brescia. Fu una fumata anomala a bloccare l’impianto. Era convinto che lui intralciasse i suoi progetti di lavoro e di guadagni. Un rapporto di odio di cui non si faceva mistero. Secondo i giudici di appello, Giacomo Bozzoli aveva un “odio ostinato e incontenibile” nei confronti dello zio, che era titolare della fonderia al 50% con il padre di Giacomo, Aldo, tanto da ritenere la vittima “colpevole sia di lucrare dalla società dei proventi sia di intralciare i suoi progetti imprenditoriali”.

Nella fuga spunta la pista Albanese, Montenegrina o Romena

Le ricerche si sono concentrate nelle residenze di proprietà della famiglia: la bella villa a Soiano del Garda,  sul Lago, ma anche quella di Marcheno intestata al padre Adelio. In paese non si vedevano molto. “Non ho mai incontrato né lui né la sua famiglia. Mai visti: né in chiesa, né al bar, né al ristorante. Da nessuna parte», ha raccontato all’Adnkronos il sindaco Alessandro Spaggiari. Passavano le loro giornate felici anche in una casa ad Ortisei, località vip nelle Dolomiti. Ora a nella villa ristrutturata nel 2015, a Soiano l’erba del giardino è alta. I suoi proprietari sono ricercati in tutto il mondo.

Redazione

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