Boss della camorra napoletana, classe 1949, Renato Cinquegranella è praticamente scomparso nel nulla dal 2002. Da allora la sua foto campeggia in tutte le sedi della polizia nazionale e internazionale. È stato uno dei capi zona più influenti della camorra, ricercato per associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso in omicidio, detenzione e porto illegale di armi, estorsione ed altro. Il suo nome compare nelle cronache di uno degli omicidi che più ha scosso Napoli, il massacro del capo della Mobile Antonio Ammaturo e del suo autista, Pasquale Paola, il 15 luglio 1982 per mano delle Brigate Rosse. L’episodio confermò l’esistenza di un ‘patto scellerato’ tra le Brigate Rosse e i capi-zona della camorra del centro di Napoli.
Ammaturo era appena uscito dalla propria abitazione per recarsi in Questura con l’auto di servizio guidata dall’agente scelto Pasquale Paola quando due uomini, scesi da una vettura, gli spararono contro. Gli autori del fatto risultarono appartenere alle “Brigate Rosse”. Riuscirono a fuggire, ma furono arrestati alcuni mesi dopo insieme ad altri complici, implicati anche nel sequestro Cirillo (27 aprile 1981) e nell’omicidio dell’assessore Delcogliano (27 aprile 1982). Durante la fuga alcuni brigatisti rimasero feriti nello scontro a fuoco con i ‘falchi’ e furono aiutati nella fuga dai camorristi tra cui Renato Cinquegranella che avrebbe accolto nella sua villa di Castel Volturno i brigatisti feriti per consentire loro di curarsi e riprendere la fuga.
Cinquegranella sarebbe coinvolto anche in un altro omicidio efferato, quello di Giacomo Frattini, il giovane affiliato alla Nco di Raffaele Cutolo torturato, ucciso e fatto a pezzi ventotto anni fa per vendicare l’omicidio in carcere di un fedelissimo del vecchio boss di Secondigliano, Aniello La Monica. Giacomo Frattini, detto ‘Bambulella’ fu trovato avvolto in un lenzuolo, decapitato, con il volto sfigurato e le mani e il cuore chiusi in un sacchetto di plastica. Per quel delitto finirono sotto processo anche Paolo Di Lauro, il famigerato Ciruzzo ’o milionario, il boss Salvatore Lo Russo al vertice di un clan considerato oggi tra i più potenti di Napoli, suo fratello Mario Lo Russo, Luigi Vollaro esponente dell’omonimo gruppo di Portici, Renato Cinquegranella, già latitante, e i pentiti Luigi Giuliano e Pasquale Gatto.
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