Nei pressi di Roccamonfina, nel piccolo comune di Tora e Piccilli in provincia di Caserta, sono presenti alcune impronte nella roccia che risalgono a circa 350mila anni fa. Secondo la tradizione popolare si tratta di una curiosa leggenda: si crede, infatti, di un posto funesto dove dei demoni camminavano sulla superficie ardente della lava appena eruttata, per dirigersi verso una vicina fonte d’acqua per idratarsi.

La zona è stata nominata “Le Ciampate del Diavolo”, che in dialetto significa “Le Impronte del Diavolo”, dato che si ritiene che solo un demone poteva riusciva a camminare sulla lava ancora calda.

Legenda a parte, secondo il professore Paolo Mietto, stratigrafo dell’Università di Padova, quelle impronte risalgono all’homo heidelbergensis, un ominide che ha vissuto in quelle zone circa 350mila anni fa. Questo nostro antenato era nomade, cacciatore e raccoglitore. Alto in media 160 centimetri, viveva in gruppi sociali e riconosceva la gerarchia.

Il professore, ha associato le Ciampate del Diavolo a questo ominide poiché misurano in media 10 centimetri per 20, dimensione che corrisponde all’odierna taglia 36 di piedi, lasciando presumere un’altezza di circa 160 centimetri. Secondo il professore, in particolare, le impronte presenti nel parco regionale risalgono a tre individui diversi.

La presenza delle impronte ha una spiegazione scientifica: dopo una delle tante eruzioni che hanno interessato la zona, il materiale piroclastico, accumulatosi alla base del vulcano, ha raggiunto una plasticità e una temperatura tale da consentire agli omini di camminarci sopra e di lasciare, così, le impronte dei loro piedi. Questo ha permesso di lasciare una indelebile traccia del loro passaggio.

Oggi è possibile ripercorrere due passeggiate dei nostri antenati sul tufo, lungo un pendio inclinato. Non a caso, nei punti più pendenti del percorso, sono presenti oltre alle impronte dei piedi, anche quelle delle mani con cui gli ominidi si sono evidentemente aiutati per non cadere.

La prima pista conserva 27 impronte e ha un andamento a zig-zag, mentre la seconda, con 19 impronte, distante solo qualche metro, ha un andamento rettilineo e prosegue in un tratto leggermente ripido. Probabilmente, per questo motivo chi ha seguito questo secondo tracciato è scivolato, come testimonia l’impronta di una mano impressa sulla roccia, che ha utilizzato per frenare la caduta o per rialzarsi. I due percorsi sono stati riconosciuti come il più antico sentiero preistorico al mondo percorso dall’uomo.

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Laureata in relazioni internazionali e politica globale al The American University of Rome nel 2018 con un master in Sistemi e tecnologie Elettroniche per la sicurezza la difesa e l'intelligence all'Università degli studi di roma "Tor Vergata". Appassionata di politica internazionale e tecnologia