Via libera definitivo al ddl Sicurezza stradale, che riscrive il Codice della strada. Tra i temi del ddl delega, quello dei monopattini elettrici per cui si prevede l’obbligo, di caso, targa e assicurazione, ma rispetto al quale non sono state apportate modifiche in sede referente rispetto al testo approvato in Cdm. Passato, invece, con il parere contrario di relatori e del Governo, l’emendamento che chiede di specificare – all’interno del decreto che il Mit sarà chiamato a emanare – la tipologia di officine autorizzate all’installazione dell’alcolock all’interno delle autovetture.

La proposta era stata originariamente presentata sia da FdI che dalle opposizioni, ma la maggioranza l’aveva successivamente ritirata e l’emendamento delle opposizioni aveva appunto ricevuto parere negativo da parte del Governo. Sull’uso del cellulare alla guida e infrazioni di particolare gravità troviamo l’introduzione della sospensione breve della patente per infrazioni gravi (es. circolazione contromano, mancato uso di cinture di sicurezza); telefonino al volante multe fino a 1400 euro e sospensione della patente fino a 3 mesi. Tra le nuove misure per i neopatentati ed educazione stradale: divieto di guida di veicoli potenti esteso da uno a tre anni per i neopatentati, limitando l’uso di veicoli con potenza superiore a 75 kW/t. Questo per venire incontro alle esigenze delle famiglie, consentendo ai giovani di guidare l’unica auto familiare di media cilindrata; corsi di educazione stradale nelle scuole con assegnazione di punteggi aggiuntivi sulla patente, per sensibilizzare i giovani ai rischi legati alle infrazioni.

Abbiamo parlato delle novità introdotte dal nuovo codice della strada, di cui ieri sono state annunciate i punti-cardine, con il professor Andrea Giuricin, economista dei trasporti presso l’Università Bicocca di Milano.

Il nuovo codice della strada introduce misure restrittive e sanzioni più dure. Incluso il ritiro della patente, per punti, per chi usa il cellulare. È la strada giusta?
«Introdurre misure più restrittive può sicuramente incentivare a ridurre le infrazioni, ma è chiaro che non si può pensare di risolvere i problemi della sicurezza stradale solo con sanzioni più dure. Si dovrebbe avere un mix di misure anche per creare una cultura del rispetto delle regole esistenti, perché spesso le regole ci sono già, ma non vengono rispettate e non ci sono controlli adeguati. Si pensi ai monopattini, solo per fare un esempio: è chiaro che non si deve andare in due, ma spesso queste infrazioni pericolose non vengono sanzionate».

A proposito di monopattini: serviranno casco, targa e assicurazione. In Europa su questa materia si va in ordine sparso…
«La stretta sui monopattini elettrici è una misura che tende a distruggere questo settore della mobilità. Come dicevo, bisognerebbe fare rispettare le regole esistenti piuttosto che mettere paletti che bloccheranno l’uso di questi mezzi. Anche perché per i mezzi a noleggio abbiamo una mortalità prossima allo zero negli ultimi anni grazie alla tecnologia messa in campo dagli operatori».

Multe salatissime per l’eccesso di velocità. Secondo la sua esperienza, aumentare le multe è lo strumento giusto? Funzionerà?
«Ci può essere un certo disincentivo con le multe elevate, ma non si può pensare che questa sia la soluzione. In molti paesi europei le sanzioni possono essere anche inferiori, ma c’è maggior rispetto del codice della strada. Bisogna agire molto sul lato dell’educazione e non solo sulla repressione».

Fitto sta a Bruxelles e nessuno sembra gestire i dossier Pnrr rimasti al suo Ministero. Preoccupato dal ritardo di cui danno riscontro le istituzioni europee?
«Il PNRR sappiamo essere molto complesso e il rispetto delle tempistiche è un fattore critico perché la Commissione non accetterà ritardi. Per quello è importante riuscire a massimizzare l’utilizzo dei fondi. Ad esempio, nel settore ferroviario è possibile utilizzare una piccola parte dei fondi per abbattere la componente del pedaggio legata alla cosiddetta “capacità a pagare” delle compagnie ferroviarie che subiscono i grandi lavori necessari legati al PNRR».

L’America inventa, l’Europa regola, l’Italia sanziona. E così mentre noi inaspriamo controlli e pene, contravvenzioni e sequestri, negli Stati Uniti si sperimenta con successo la guida senza conducente. A quando in Italia?
«Esattamente. Questo è il problema. Abbiamo un mercato bloccato dalla regolazione, in Italia, spesso più di altri paesi Europei. Negli Stati Uniti abbiamo i robotaxi per aree urbane grandi tre volte Milano, mentre in Italia è difficile non solo trovare un taxi, ma a volte anche pagarlo con la carta di credito. Così facendo si blocca l’economia per difendere delle piccole categorie di interessi».

Servono le App, Uber e tutte le altre. Cosa aspetta il Ministero dei Trasporti a dare il via libera?
«Il tema dei taxi si collega proprio alla difesa di piccole categorie. Dovremmo aprire il numero delle licenze, ma anche spingere per l’incremento delle autorizzazioni degli NCC come ci ha ricordato la Corte costituzionale. Purtroppo, al posto di andare in questa direzione, si stanno introducendo nuove regole per uccidere il settore NCC, come quella dell’obbligo di pausa di 20 minuti tra un servizio e l’altro. Ci vorrebbe più libertà di business a favore di cittadini e turisti e meno regolazione per bloccare determinati mercati».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.