Quello della sicurezza è un tema molto serio, altroché. La legittima aspettativa dei cittadini di poter circolare a qualsiasi ora in città senza dover temere per la propria incolumità; di poter utilizzare senza timori un sottopasso; di poter entrare o uscire dalle stazioni ferroviarie senza la sensazione di dover attraversare una giungla di pericoli ed insidie; beh questa è una legittima aspettativa di tutti noi, e chi ha la responsabilità di governare il Paese ha il dovere di dare ad essa risposte concrete ed efficaci.

La politica appalta il tema al populismo securitario

I radicati condizionamenti ideologici della sinistra italiana ed una assai malintesa idea “liberale” della vita sociale hanno purtroppo diffuso la convinzione che mettere mano con decisione a queste problematiche rischiasse – come dire – di dare coloriture antidemocratiche al proprio agire politico. Un errore tragico, con il quale si è definitivamente appaltato il tema al populismo securitario e giustizialista, che ne ha fatto il suo principale, formidabile serbatoio di consenso popolare. Ma il populismo securitario, dal canto suo, non sa essere altro che un produttore seriale, tossico quanto impotente, di idee sciagurate per la convivenza civile, attento solo a “lanciare messaggi”, ad assecondare ed anzi coltivare paure ed odio sociale, insomma a costruire non già soluzioni – che imporrebbero costi elevati ed accurato studio e conoscenza dei problemi – ma risposte a costo zero fatte di lenzuolate di nuovi reati, di aggravanti cervellotiche, di sanzioni ottusamente insensate e manifestamente ineseguibili, tutte immancabilmente modellate sulle ribollenti aspettative social.

Nuove aggravanti a prezzi di saldo

In quale altro modo, per fare un esempio, potrebbe mai giustificarsi una aggravante comune per qualsivoglia reato, se commesso nella metro o nelle stazioni, condotta dunque insensatamente ritenuta più grave del medesimo reato commesso – chessò – fuori da un supermercato, ma perfettamente sagomata sul materiale video e testimoniale che ribolle, furioso, sulle piattaforme social? Così come sparare a cannonate sulla detenzione delle mamme incinte – un dramma per quei figli innocenti, ben più e prima che per le madri – per colpire il ben più ridotto fenomeno della impunità di qualche decina di madri seriali Rom in giro per metropolitane, è un’altra nitida fotografia di questo impazzimento, di questa ubriacatura securitaria a prezzi di saldo.

Punire la protesta non violenta

C’è davvero un senso diverso da questa voluttà populista e securitaria in favore di like e di telecamere, nella irresponsabile equiparazione tra la ribellione violenta e quella non violenta nelle carceri? Invece di farsi carico del catastrofico sovraffollamento carcerario, da un lato si moltiplicano reati e pene, così inesorabilmente aggravandolo, e dall’altro in via preventiva si puniscono non solo eventuali atti di ribellione violenta in quelle carceri (ma non ce ne era alcun bisogno, sono condotte già ampiamente coperte da un vasto catalogo di reati), ma perfino la protesta non violenta di chi si limiti a non accettare il vitto, o a non fare l’ora d’aria. E sono certo che nessuna persona dotata di senno potrà pensare che condotte devianti già da sempre punite, possano essere scoraggiate perché si va ad innalzare di qualche mese o anno il minimo e/o il massimo della pena.

Il decreto sicurezza che non porta soluzioni

Lanciare messaggi non costa nulla, mentre rafforzare vigilanza e controllo preventivo nelle città da parte delle Forze dell’ordine richiede risorse finanziarie ingenti e quindi scelte politiche e riscrittura delle priorità che, alla fine dei conti, non si ha nessuna voglia di fare. Ecco perché dedichiamo questa settimana l’approfondimento di PQM a questo Decreto Sicurezza, un inutile e pericoloso hellzapoppin di reati, aggravanti e divieti (guardate lo schema analitico alla fine del paragrafo) dato in pasto alla pancia della gente impaurita e rabbiosa, per riceverne un fragoroso applauso che il tempo, anche breve, inesorabilmente scolorirà nella ennesima constatazione di un provvedimento legislativo che avrà prodotto non pochi danni, ma non una sola soluzione. Buona lettura.

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