L’Italia come un ponte tra Africa e Europa, questo il ruolo essenziale ampiamente riconosciuto dai vertici europei, internazionali e dalle 46 delegazioni africane che hanno presenziato il Vertice ItaliAfrica. Un successo oltre le già alte aspettative in cui è emersa una netta convergenza tra le agende dei governi africani e le linee guida individuate dal Governo Meloni. L’Africa è pronta a instaurare una collaborazione, citando il Presidente dell’UA Assoumani, “franca e sincera” e a contribuire al Piano Mattei, cooperazione tra eguali che grazie a ambiziosi progetti pilota diverrà un volano economico e sociale. Il Summit, nel solco della presidenza italiana del G7, ha riposto al centro della politica estera mondiale il continente africano, il più giovane del pianeta, con il 30% delle risorse minerarie del mondo e il 60% delle terre coltivabili.

Per troppo tempo, a causa di strategie disomogenee, l’Europa ha trascurato il suo vicino, lasciandolo preda di mire espansionistiche di altri player come Cina e Russia. Pechino ha costruito un terzo della rete elettrica e delle infrastrutture africane e i suoi finanziamenti si sono svelati essere un fardello per i paesi beneficiari che non essendo in grado di ripagare il debito sono stati obbligati a consegnare sotto il controllo cinese le opere pubbliche. Di fronte a tali complessità e clausole contrattuali oscure è chiaro che la cancellazione del debito dei Paesi africani sia una soluzione insufficiente. E ancora, il Cremlino estrae percentuali elevatissime di metalli strategici in Africa, fornendo armi e addestrando milizie in cambio.

Urge quindi un deciso rientro in campo dell’Occidente: l’Africa non ha bisogno di carità ma della nostra presenza, di investimenti trasparenti e di politiche che le garantiscano stabilità economica e politica. Il vertice di Roma è un primo step di costruzione di un’alternativa occidentale guidata da principi dello Stato di Diritto e dei diritti umani, rivelatasi ampiamente condivisa dai partecipanti. Il Piano Mattei sarà anche in grado di alleviare la dolorosa piaga a cui l’Italia assiste da decenni, quella della tratta e delle stragi di migranti nel mare nostrum. È solo attraverso accordi multilaterali – la recente intesa Ue-Tunisia lo dimostra – che è possibile combattere gli scafisti, generare sicurezza e garantire ai popoli africani il diritto a non emigrare. L’Italia investirà nel Piano Mattei oltre 5,5 miliardi di euro e potrà di certo contare anche sulle numerose realtà imprenditoriali già presenti sul territorio, penso tra le tante a quelle nel Corno d’Africa, area fortemente strategica.

Non lasciamoci confondere da voci sinistre e dai loro processi di intenzioni nei confronti di chi è pronto a investire in Africa, come sottolinea Federico Rampini nel saggio La Speranza africana, “dalla nostra magistratura alle ong, agli ambientalisti, le accuse preventive di neocolonialismo, saccheggio di risorse e corruzione sono un deterrente formidabile”. Spezziamo dunque tale circolo vizioso con un nuovo paradigma che considera l’Africa come una terra di opportunità anziché un continente insidioso. Sì, quindi, al Piano Mattei e allo sguardo rivolto al Mediterraneo. Sì all’Italia al centro, con l’Europa, dello scacchiere internazionale.

Giulio Terzi di Sant’Agata - Senatore FdI

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