Che l’Italia, insieme all’Europa, debba giocare un ruolo di primo piano nel rafforzare i rapporti con l’Africa è fuor di dubbio. Che il famigerato “Piano Mattei”, proposto dal governo in pompa magna abbia la minima possibilità di contribuire all’obiettivo è semplicemente illusorio. Si tratta dell’ennesimo provvedimento di propaganda da parte del governo Meloni, fumo negli occhi per alimentare una narrazione “del fare”, in questo caso scomodando addirittura la figura di Enrico Mattei. La domanda è, per fare cosa? Viene previsto uno stanziamento di 2,8 milioni di euro e l’istituzione di una cabina di regia e di una struttura di missione, nuove fiammanti, in capo alla Presidenza del Consiglio, dunque scalzando il Ministero Affari Esteri e le competenze del corpo diplomatico italiano, per assolvere ad un compito che se preso con serietà è colossale. Dunque si crea l’ennesima nuova struttura senza che sia chiaro, concretamente, cosa dovrà fare, quali obiettivi, quali priorità. Ad esempio, con quali dei 54 stati del continente africano si intende operare? Ecco perché durante l’esame del provvedimento alla Camera, praticamente tutti i deputati di opposizione nei loro interventi hanno usato le parole “scatola vuota” per descrivere il Piano Mattei.

Eppure si intravede il vero obiettivo. Le dichiarazioni di questi mesi della presidente Meloni e dell’amministratore delegato di ENI Descalzi non lasciano dubbi e si riassumono in “estrarre tutto il gas fossile possibile e immaginabile, portarlo in Italia dove nel frattempo saremo diventati l’hub del gas”, secondo i piani scellerati di questo governo. Un’operazione neocolonialista e predatoria in piena regola. Che maggioranza e governo si sono affannati a smentire in ogni modo invocando la volontà di cooperare con gli stati africani parlando di sviluppo comune e opportunità per il continente africano.

Una retorica stucchevole. Smentita dai fatti e dalle parole. Le parole, quelle scritte nero su bianco nel decreto, dove ad esempio compare all’articolo 1 la parola “sfruttamento”. Ebbene sì, “sfruttamento di risorse naturali”. Definito “sostenibile”, perché siamo nel 2024 e guai a non aggiungere questo aggettivo per camuffare le reali intenzioni predatorie. E smentita dai fatti. Il nostro paese si presenta, nei confronti degli stati africani, con la controllata ENI che agisce in Africa, in particolare in Mozambico, in Nigeria, in Tunisia, proprio con l’approccio predatorio, sfruttando il territorio, le risorse, facendo danni ambientali e sociali incalcolabili. Con Descalzi si è data nuova spinta alla campagna africana di ENI. Con quali risultati?

Un esempio, in Mozambico nonostante Descalzi dichiarò nel 2015 che “siamo l’unica società che invece di produrre per esportare come tutti fanno perché si guadagna molto di più, produciamo anche per la parte domestica. Lo faremo in Mozambico”; solo pochi mesi dopo, Eni siglava un accordo con British petroleum (Bp) che prevedeva la vendita per i successivi 20 anni dell’intero ammontare della produzione dell’impianto Coral South alla multinazionale britannica. Che infatti ha deciso di esportare il gas, con buona pace dei milioni di mozambicani che ancora oggi non hanno accesso all’energia. Per non parlare dei danni dal punto di vista sociale, considerato che migliaia di persone sono state costrette a lasciare i propri villaggi e le loro terre per far spazio alle infrastrutture dell’industria, mentre ampi tratti di mare sono stati dichiarati off-limits, privando intere comunità dei loro mezzi di sussistenza. Insomma, non il timore ma la certezza, che il Piano Mattei sia solo propaganda che nasconde un’operazione predatoria in piena regola. Non è ciò che serve all’Italia e all’Africa.

Eleonora Evi - Deputata di Alleanza Verdi e Sinistra

Autore