È di pochi giorni fa la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del cosiddetto “Piano Mattei”, ed è di ieri l’approdo al Senato. È proprio il caso di dirlo, la montagna ha partorito un topolino. C’è un abisso tra gli effettivi contenuti del testo, e gli obiettivi tanto decantati dal governo Meloni di “un nuovo partenariato tra Italia e Stati del continente africano mediante la promozione di uno sviluppo comune, sostenibile e duraturo nella dimensione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza”.

Il Piano Mattei del governo

Il governo, di fatto, istituisce l’ennesima “cabina di regia” con sede a Palazzo Chigi, con una copertura di soli 225.077 euro per il 2023 e 2.820.903 per il 2024. Risorse che verranno impiegate per ulteriore personale nelle disponibilità del Primo Ministro, e rimangono perplessità anche rispetto alla sovrapposizione di competenze con l’Agenzia per la cooperazione allo sviluppo creata nel 2014 proprio per integrare tutte le iniziative degli attori pubblici e privati in azioni più coerenti e di maggiore impatto. Quanta distanza, insomma, tra questa ulteriore sovrastruttura burocratica, e l’esperienza ormai consolidata – da cui il governo avrebbe potuto trarre spunto – di molte imprese italiane e del terzo settore che già operano con successo in Africa.

L’iniziativa di Januaforum

Dieci anni fa l’associazione Januaforum ha visto la luce con un sogno ambizioso: promuovere e sviluppare la cultura della Cooperazione allo Sviluppo nella nostra regione, la Liguria. Questo sogno nasceva con l’obiettivo di creare un luogo di dialogo, condivisione e costruzione di percorsi di pace in un mondo occidentale che stava voltando le spalle alle condizioni delle popolazioni più svantaggiate, focalizzandosi prevalentemente sulle proprie urgenze. Januaforum è un’Associazione di persone e organizzazioni del terzo settore con un vasto retroterra di competenze ed esperienze che coinvolge operatori di progetto, educatori, funzionari comunali operativi in programmi internazionali, imprenditori, ingegneri, sindaci, direttori di ONG e professionisti medici che hanno collaborato con l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Attualmente Januaforum è in due progetti finanziati dall’Agenzia Italiana Cooperazione allo Sviluppo: “Generazione Cooperazione” che ha l’obiettivo di sostenere l’Aiuto Pubblico alla Sviluppo (APS) attraverso un programma di formazione e coinvolgimento degli amministratori pubblici, dei giornalisti e delle giovani generazioni in 11 regioni e 39 province italiane, e “SoGlobe”, un’iniziativa interregionale per la definizione dei piani di Educazione alla Cittadinanza Globale. Più in generale l’attività dell’Associazione si concentra in tre ambiti: l’Educazione alla Cittadinanza Globale, l’Integrazione Socio-Economica dei Migranti, la Cooperazione tra Territori e Comunità del Nord e del Sud del mondo. Abbiamo appena approvato un progetto di formazione scolastica volto all’insegnamento di pratiche di agricoltura sostenibile in Etiopia.

Questi pilastri rappresentano il nostro impegno verso una cooperazione aperta a collaborazioni tra territori e comunità per affrontare, localmente, le grandi sfide globali che riguardano tutti. Da oltre 5 anni l’iniziativa che maggiormente identifica Januaforum sul territorio regionale è “Home&Dry”, un progetto innovativo per garantire l’abitazione ai migranti lavoratori desiderosi di costruire un futuro per sé e le proprie famiglie in Italia. Non è una forma di assistenza, ma un aiuto per garantire un diritto riconosciuto a tutti i cittadini: un alloggio decoroso, sicuro e stabile. Per procedere significativamente in questa direzione occorre un cambio di passo politico e un deciso intervento sul piano culturale e di informazione pubblica. Ogni componente sociale deve fare la propria parte nell’ambito di un sistema ben regolato e amministrato che persegua davvero un interesse pubblico, altrimenti non soltanto certificheremo l’ennesimo fallimento italiano nel rispetto di un impegno internazionale, ma lasceremo un Paese impoverito e meno civile a chi verrà dopo di noi. È nostra convinzione che il lavoro che facciamo, altro non sia che il tentativo di “restare umani” mettendo a servizio non solo il buon cuore ma anche tante professionalità. Aiutare gli altri è l’unico modo per riprenderci un po’ di dignitosa presenza in questo mondo, da qui la determinazione a continuare nel nostro lavoro nonostante il “piano Mattei” del governo italiano sia ancora ben lontano da essere concreta realtà.

Giuseppe Pacini

Autore