Giuseppe Conte è caduto nella sua stessa trappola, nelle sue stesse contraddizioni. Aveva messo in piedi quello che definì egli stesso “un bel rapporto costruttivo” con Silvio Berlusconi. Da premier, ringraziava il Cavaliere e Forza Italia – che erano all’opposizione – per l’atteggiamento dialogante.

Quando però si sono invertite le parti, con Conte all’opposizione e il Cavaliere in maggioranza, di tanto dialogo costruttivo non è rimasto niente. Almeno ufficialmente. Dietro le quinte c’era la medesima stima di sempre, la stessa fascinazione che Conte ha sempre subìto dal fondatore di Forza Italia. Come quella volta in cui, durante le consultazioni del 2019, Conte si lasciò sfuggire: “Silvio, le tue imprese sono scritte nella storia”.

Poco importa: dagli strateghi del Movimento – si parla ancora di un D’Alema nella buchetta del suggeritore – è arrivato un niet: nessuna pietà per il Cavaliere morente. E alle esequie, non farsi vedere. Ieri l’ex premier ha provato a dare una spiegazione ai tanti che lo hanno contestato anche dentro al M5S, come Stefano Buffagni e Francesco Castiello.

Perché Conte non è andato ai funerali di Stato di Berlusconi? È lui stesso a tentare una impacciata spiegazione. “Ieri sono rimasto in silenzio perché ho ritenuto inopportuna qualsiasi polemica politica mentre si celebravano le esequie. Il rispetto per la morte e per il dolore che provano familiari e persone che hanno amato Silvio Berlusconi sono sacri e il Movimento 5 Stelle lo ha dimostrato esprimendo, con chiarezza, sincero cordoglio verso chi avverte il vuoto doloroso di questa perdita”, prova a sostenere.

E prosegue: “Allo stesso modo però ritengo una forma di rispetto nei confronti sia del dolore delle persone vicine a Berlusconi che della storia e dei valori che condivido intimamente con la mia comunità politica, il Movimento 5 Stelle, non aver partecipato alla funzione funebre: trattasi di due storie molto distanti e, per molti versi, agli antipodi”.

Se ne deduce che – seguendo il ragionamento di Conte – i funerali non siano un estremo saluto, ma una forma di adesione. Si partecipa, stando al leader pentastellato, al funerale come formula di approvazione politica. Per ideologia. E che dire di Giorgio Almirante, l’ex repubblichino che fu a capo del Msi che nel 1984 andò a rendere omaggio alla salma di Enrico Berlinguer, suo acerrimo rivale? E quando poi fu Almirante a morire, che dire di Giancarlo Pajetta, rigoroso dirigente comunista che andò a sua volta a deporre un fiore sulla tomba dell’esponente dell’estrema destra? Altri tempi. Altra civiltà, forse.

Contraddizioni del contismo, prima moderato poi radicale. Alto borghese nei palazzi del potere e vicino agli ultimi nelle piazze di periferia. A destra quando vince Salvini e a sinistra quando conviene, mimetizzandosi a seconda dei trend del momento. Ecco che punta a sfidare Elly Schlein sul suo terreno. Si rifiuta di farsi fotografare con l’establishment, con il mondo politico e istituzionale, nel Duomo di Milano. Così come aveva fatto quando si riunì a Santa Margherita Ligure la Confindustria.

Si sta cambiando d’abito. Metterà su la tuta operaia, forse anche il caschetto, quando sarà il momento. Sabato alle 14 appuntamento in piazza della Repubblica, dove dovrebbero convergere i militanti con treni e pullman da tutta Italia. Da lì si snoderà il corteo fino a Largo Corrado Ricci, via dei Fori Imperiali. Proprio sotto all’hotel Forum, guarda tu il caso. La base romana di Beppe Grillo. Sarà un corteo “di sinistra”, almeno nel colore. E pare che per prepararlo Conte abbia chiesto una mano trasversale agli amici che ha in Cgil e in Cisl, ma anche nei Cobas. Oltre all’Arci. Per prepararlo ieri è rimasto asserragliato nella sede grillina di via Campo Marzio. Sta preparando il discorso con cui punta a lanciare la sua Opa a sinistra. Sul palco, il professor Giuseppe De Rita. E perché no, anche uno o due leader sindacali. Deve essere il 1 maggio grillino, nelle intenzioni: una manifestazione per lanciare una iniziativa forte sul salario minimo, nuovo simulacro elettorale in caso di affondo definitivo del reddito di cittadinanza.

Un’idea che gli avrebbe dato lo stesso Grillo. Per preparare il terreno, Conte doveva prendere le distanze non solo dal centrodestra, ma anche stare lontano da Schlein, con la quale viene mantenuto un riservato silenzio. Troppe insidie, dunque, c’erano in quel di Milano. Le proposte sul salario minimo presentate da M5s, Partito democratico e Terzo polo hanno delle differenze, ma tendenzialmente convergono sulla cifra di 9 euro all’ora come soglia minima di pagamento. Una cifra che, considerando gli attuali tassi d’inflazione, non sembra poi così impegnativa.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.