Quando accade è poi abbastanza facile e scontato rendere l’onore delle armi al più grande avversario di sempre. Ora che Silvio Berlusconi è morto tutti i leader delle opposizioni politiche che in questi trent’anni hanno tenuto o provato a tenere testa al Cavaliere gli tributano “un posto nella Storia del paese”. Il fatto è che il leader e fondatore di Forza Italia lascia molti più orfani di quanti se ne possa immaginare. A destra, certamente. A sinistra anche.

Perché un dato è acquisito: nel momento, era l’inizio degli anni Novanta, in cui Tangentopoli ha rottamato la Prima Repubblica e siamo passati al bipolarismo, l’uomo e l’imprenditore che aveva sempre “il sole in tasca”, ha saputo inventare il centro-destra (allora c’era ancora il trattino), dargli un contenuto liberale e moderato e, al netto di tanti errori ed eccessi, tenerlo in qualche modo insieme fino ad oggi almeno.

Di là, invece, al netto di Romano Prodi e Walter Veltroni, hanno sempre e solo costruito coalizioni tenute insieme dall’antiberlusconismo e senza una proposta politica vera e originale. Da qualche tempo l’antiberlusconismo è stato sostituto dall’ “antifascismo” – altrettanto insufficiente – ma il problema nel centrosinistra è sempre lo stesso: quale la proposta politica alternativa?

In attesa di rispondere a questa domanda oggi è il momento del tributo al leader e all’imprenditore che ha segnato la storia del Paese (mai “Nazione”) che ha amato. Ci ha pensato Sergio Mattarella ieri a fine mattinata a trovare le parole giuste e indicare il modo e il verso a quanti, nel centrosinistra, ancora non sapevano bene come e cosa dire. Il Presidente della Repubblica (domani sarà ai funerali in Duomo a Milano ore 15) ha descritto il “protagonista di lunghe stagioni della politica italiana e delle istituzioni repubblicane. Berlusconi è stato un grande leader politico che ha segnato la storia della nostra Repubblica, incidendo su paradigmi, usi e linguaggi. Ha contribuito a plasmare una nuova geografia della politica italiana, consentendogli di assumere per quattro volte la carica di presidente del Consiglio. In queste vesti ha affrontato eventi di portata globale e ha progressivamente integrato il movimento politico da lui fondato nella famiglia popolare europea favorendo continuità nell’indirizzo atlantico ed europeista della nostra Repubblica.

Una persona di grande umanità e un imprenditore di successo, innovatore nel suo campo”. A ruota son arrivate le parole definitive di Ursula von der Leyen (“Ha guidato l’Italia in un momento di transizione politica e da allora ha continuato a plasmare il suo amato Paese”), Mark Rutte, Manfred Weber (“ha lavorato per gli ideali europei”). Le belle parole di Romano Prodi: “La nostra rivalità è sempre rimasta nell’ambito del reciproco rispetto. Ho apprezzato il suo sostegno alla causa europeista soprattutto perché ribadito in un periodo in cui il nostro comune destino europeo era messo imprudentemente sotto accusa”. E le parole potenti di Mario Draghi: “E’ stato protagonista assoluto della vita pubblica italiana degli ultimi cinquant’anni. Da imprenditore ha rivoluzionato il mondo della comunicazione e dello sport, con spirito d’iniziativa e innovazione straordinari. Da leader ha trasformato la politica ed è stato amato da milioni di italiani per la sua umanità e il suo carisma”.

Parole che il Cavaliere avrebbe voluto ascoltare da vivo. E a cui si adeguano tutti i leader delle opposizioni che rendono omaggio all’avversario politico a cui riconoscono di aver saputo sdoganare la destra in Italia. E tenute salde e ferme le radici europee. “Con la morte di Silvio Berlusconi si chiude un’epoca” riconosce la segretaria del Pd Elly Schlein, “tutto ci ha divisi e ci divide dalla sua visione politica, resta però il rispetto che umanamente si deve a quello che è stato un protagonista della storia del nostro Paese”.

Matteo Renzi che da sinistra per primo cercò il dialogo con il Cavaliere riconoscendone il ruolo (così come Berlusconi ne riconobbe l’abilità politica) sottolinea come “Il Cavaliere è stato un autentico fuoriclasse. In tanti lo abbiamo amato, tanti lo hanno odiato ma tutti oggi devono riconoscere che il suo impatto sulla vita politica ma anche economica, sportiva, televisiva è stato senza precedenti”. Persino il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte riconosce come “Silvio Berlusconi sia stato un imprenditore e un politico che in ogni campo ha contribuito a scrivere pagine significative della nostra storia. Ha acceso e polarizzato il dibattito pubblico forse come nessun altro e non gli sono mai mancati il coraggio, la passione, la tenacia”. I più giovani come Carlo Calenda, Nicola Fratoianni. I più anziani come Achille Occhetto la cui “gioiosa macchina da guerra” fu sconfitta dal Cavaliere nel 1994, la sua prima discesa in campo. “Al di là dello scontro politico anche aspro – ha detto il segretario della svolta della Bolognina – il nostro rapporto è sempre stato civile”. E come Massimo D’Alema che sottolinea “l’indiscutibile contributo che Berlusconi ha dato all’edificazione di un nuovo sistema e alla creazione, in Italia, di una destra legata al sistema democratico europeo”.

Ora, tra emozioni, rimpianti, nostalgia e le tante analisi più o meno personali che in queste ore ciascun protagonista, a destra come a sinistra, della vita politica di questi trent’anni sta facendo, ci sono due non-detti grossi come una casa destinati ad esplodere una volta celebrati i funerali di Stato. La destra italiana ha perso il centro: chi raccoglierà l’eredità di Silvio Berlusconi e di Forza Italia che nessun delfino ha saputo o voluto caricarsi sulle spalle? Chi saprà prendere per mano l’area liberale e moderata, che ha guardato ai pensionati e ai giovani come agli imprenditori, a cui Berlusconi voleva dare voce con la rivoluzione liberale mai portata a fine? La risposta incrocia la preoccupazione di Giorgia Meloni e l’emozione di Matteo Salvini. Ma anche la cautela dei vari leader del centrosinistra. La scomparsa di Silvio Berlusconi è l’Armageddon con cui la politica italiana, e anche europea, dovrà confrontarsi. Poi la Storia saprà dare un giudizio sul berlusconismo, vizi e virtù, meriti e demeriti. Senza odio, finalmente.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.