Quel Giuseppe Conte che qualche giorno fa ha fatto capolino tra le tende dei ragazzi che protestano a La Sapienza deve essere solo l’omonimo sosia di quell’altro che era stato improvvisamente catapultato a guidare Palazzo Chigi. In comune, l’aria smarrita di chi è capitato lì per caso. Il primo Conte, quello tra le tende, è sbigottito e sdegnato per come vengono trattati gli squattrinati studenti, esprime solidarietà ai fuorisede che non riescono a pagarsi un subaffitto. Il secondo e più noto premier Conte era stato quello che, ben attento a non muovere un euro in quella direzione, aveva messo il carico da novanta sul superbonus. “Andando verso la creazione di una moneta parallela”, ha di recente riassunto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.

I fatti sono noti, ma vanno ricordati: Giuseppe Conte ha fatto mettere più di 68 miliardi di euro sui lavori edilizi realizzati con il superbonus. “Gratuito per i cittadini, a carico dello Stato”, come ha detto sfidando con la logica a colpi d’iperbole l’avvocato del popolo. Le casse dello Stato, derivanti in grandissima parte dalla fiscalità generale, corrispondono a quanto versato dai cittadini con le imposte. A beneficiarne direttamente i proprietari di immobili, oltre agli imprenditori del settore. E buon per loro, sia chiaro. In ogni scelta politica c’è chi riceve di più e chi di meno. Basta essere chiari e convenire, come dimostrano i dati, che il superbonus ha reso più ricchi i benestanti, lasciando al palo l’edilizia universitaria e dando vita alla spirale dei rialzi. Perché gli appartamenti ristrutturati e gli edifici riqualificati hanno iniziato ad alzare gli affitti e a rendere la vita più difficile ai locatari.

Immediatamente soddisfatti gli imprenditori e i professionisti del comparto edile, quelli che invece più a lungo termine hanno ricavato i maggiori benefici dal superbonus sono stati i proprietari di appartamenti, locali commerciali e uffici: il valore patrimoniale degli immobili ristrutturati (e lo stesso dicasi per gli edifici con la facciata rinnovata) ha preso quota, com’era ovvio. “Una misura democratica, che vale per tutti”, era stato il mantra grillino con cui la misura era stata inaugurata. Neanche per idea: di democratico, o meglio spalmato sulla fiscalità generale, c’è solo la ripartizione della spesa. Il beneficio è finito esclusivamente ai titolari, ai proprietari. E ancora di più a chi possiede più di un immobile. Anche se solo l’1% del patrimonio immobiliare è stato interessato dalla misura.

Secondo i dati dell’Enea, il superbonus 110%, dal momento della sua introduzione (luglio 2020) fino a dicembre 2022, è costato 68,7 miliardi e ha attivato 62,5 miliardi di investimenti. Nel dibattito pubblico, questi dati sono stati utilizzati per sostenere che il superbonus 110% ha sorretto l’economia in questi anni. E dalle parti del Movimento si sarebbe addirittura argomentato che l’impulso all’economia sarebbe stato tanto forte da generare un gettito fiscale dello stesso ordine di grandezza della spesa sostenuta dallo Stato e che dunque il superbonus si sarebbe autofinanziato. Nel seguito i dati del Mef hanno dimostrato che, nella migliore delle ipotesi, il superbonus ha contribuito ad incrementare la crescita del Pil dello 0,5 per cento nel 2021 (su una crescita totale del 7 per cento) e dello 0,9 per cento nel 2022 (su una crescita totale del 3,7 per cento).

Si tratta di incrementi che, al di là della propaganda, non consentono di attribuire al superbonus il grande rimbalzo dell’economia italiana dopo le chiusure del 2020. Tante le truffe, come noto: solo nel 2023 sono stati sequestrati 3 miliardi di crediti inesistenti, illegittimamente certificati. Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate hanno riscontrato numerosi casi di irregolarità e abusi: spesso l’accesso ai bonus edilizi è stato consentito per ristrutturazioni presso immobili inesistenti, addirittura in comuni inventati. I proprietari in alcuni casi erano persone defunte, nullatenenti o pregiudicati con numerosi precedenti per truffa. Si sono fatturate operazioni fittizie per lavori mai avvenuti. I crediti d’imposta così generati – dopo svariate cessioni a società e persone fisiche interposte, necessarie per ostacolare i controlli – venivano poi ceduti a società di capitali o intermediari finanziari. In alcuni casi, i proventi delle frodi sono trasferiti all’estero.

Con una storia in chiaroscuro, il bilancio del superbonus per lo Stato è stato ben lungi dal pareggio: su una spesa di 68,7 miliardi ne sono rientrati, sotto forma di maggiori imposte e contributi sociali, poco meno di 14. La riclassificazione di alcuni bonus decisa da Istat, in base ai criteri definiti da Eurostat, ha peggiorato il deficit degli anni dal 2020 al 2022, ma, anche in virtù del blocco deciso dal governo, migliora il deficit tendenziale del 2023 e degli anni successivi. Lo dice chiaro e tondo un economista come Nicola Rossi, ex direttore dell’Istituto Bruno Leoni, che smentisce il leader del Movimento: “Che il Superbonus abbia avuto un costo non ci sono dubbi e lo hanno detto tutti”, dice con la memoria alla propaganda contiana. “Andare in giro a fare comizi in cui si promettono ristrutturazioni della casa gratuite è un’idea degradante della politica”. A parte i sorrisi davanti ai fuorisede in tenda, Giuseppe Conte e il M5S – a voler leggere gli atti parlamentari delle ultime due legislature – sembrano non essersi mai accorti del problema dell’edilizia residenziale universitaria. Mancano 130.000 posti letto per gli studenti, se ne dovrebbe occupare il Pnrr ma fino a ieri la politica non se n’era accorta più di tanto.

Nel 2014 c’era stato un intervento del governo Renzi ad ampliamento dei fondi di dotazione per gli alloggi, con un decreto legge che era stato avversato dal M5S in sede di conversione in aula. Quando nel 2018 Anna Ascani, Pd, è prima firmataria di una proposta di legge che proprone l’incremento del Fondo per l’edilizia universitaria – che interviene sulla legge 24 dicembre 1993, n. 537, in particolare per l’adeguamento delle strutture al maggior numero di studenti iscritti, il M5S vota contro. Quando serviva dare un supporto concreto, da legislatore, il Movimento di Conte era costantemente di traverso. Contrario ai fondi per gli studentati, quando non distratto da altro. Irricevibili le foto opportunity di oggi, in posa, lui che ha agevolato i proprietari immobiliari, con le vittime di un sistema di affitti al rialzo che il M5S ha contribuito ad incrementare.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.