Chi consiglia Giuseppe Conte? La domanda sorge spontanea. Forse perché il supporto strategico di Rocco Casalino – che starebbe cercando riparo in Rai – sembra essere venuto meno, Conte si avventura sempre più spesso in mare aperto a fari spenti. Ieri ha fatto sapere, con una inusitata intervista, che bisogna “apprezzare lo sforzo di Giorgia Meloni”. Perché nella lettera della premier al Corriere della Sera, Conte ha scorto niente meno che “molti punti condivisibili”, che lo spingono a “prendere atto della volontà di fare dei passi in avanti, rinnegando le nostalgie del fascismo”. L’ex premier – “campione di progressismo”, come ebbe a dire addirittura qualcuno nel Pd – si dice poi “d’accordissimo” con Meloni quando dice che «non può essere una forza politica che dà legittimazione democratica alle altre, perché lo fanno gli elettori».

Conte invita a «non cercare la polemica a tutti i costi» e «a lavorare tutti per ciò che ci unisce, anche se nelle pieghe di qualche dichiarazione ci può essere sempre uno svarione». Per lui infatti le parole di La Russadenotano un approccio culturale molto misero e limitato”. Intanto, “ben venga” il tentativo di Meloni – osserva – ma «ovviamente non è detto che riesca a portarsi dietro tutti gli altri». Dopo le polemiche sul 25 aprile ieri Swg ha sondato gli umori elettorali, cogliendo un calo importante (-0,4%) per Fdi. Al secondo posto il Pd con il 21,1% dei consensi, in aumento dello 0,1%. Terzo posto per il Movimento cinque stelle con il 15,4%, che ormai non sale in un sondaggio da tre mesi. La posizione di Elly Schlein impone a Conte un riposizionamento generale. Ed è l’ipotesi prevalente tra chi legge tra le righe dell’innamoramento di Conte per Meloni la necessità per il Movimento di smarcarsi dal cul de sac della sinistra-sinistra, terreno sempre più conteso anche da altri.

E trova l’escamotage della presa di distanze sull’Ucraina: «Quello che non condivido della lettera di Meloni è la parte finale – sottolinea Conte – quando ne approfitta per perpetuare questa escalation militare del conflitto russo-ucraino e anche il Pd esattamente come la maggioranza, sposa in modo acritico la linea della Nato». Nelle more della nuova strategia, Conte sposa il referendum contro il supporto all’Ucraina, a dispetto della compagnia con cui si è imbarcato. A protestare, ieri, è stata la vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno:Colpisce l’adesione di Giuseppe Conte e del M5s a un referendum – per interrompere l’appoggio militare all’Ucraina – promosso da un comitato di personalità con posizioni no vax e complottiste. Il M5s, finché era forza di governo, votava tutti i provvedimenti a favore della causa ucraina. Oggi, invece, Conte sceglie di assumere posture radicali per frenare il calo di consensi. Una scelta che confligge con i valori della Resistenza e della Liberazione. Basti pensare che in queste ore il gruppo Wagner ha annunciato che non farà prigionieri e ucciderà chiunque trovi sul campo. Difendere i valori fondanti della democrazia non è compatibile con posizioni ambigue verso l’aggressione criminale di Putin e con scelte che indeboliscono il supporto al popolo ucraino che resiste”.

Sulla guerra appare d’altronde più tiepida la posizione di Beppe Grillo, che qualche giornale amico preferisce tenere nell’ultimo periodo lontano dai radar. Tanto che le notizie sulle sue ultime vicende giudiziarie rimangono difficili da trovare sulla stampa. Sulla vicenda Moby-Onorato lo scorso 11 aprile il gip ha ritenuto di accogliere la proposta di far uscire dal procedimento alcuni coimputati di traffico di influenze, tra cui Davide Casaleggio, ma non Beppe Grillo. Per il fondatore del Movimento, dopo la chiusura dell’inchiesta a marzo, è attesa la richiesta di rinvio a giudizio. Secondo l’accusa, il comico avrebbe perorato tre fronti che stavano a cuore ad Onorato, suo amico, per “consentire” alla compagnia di navigazione «di conseguire un indebito vantaggio patrimoniale a prescindere da una valutazione dell’interesse pubblico». E lo avrebbe fatto attraverso “parlamentari eletti per il Movimento 5 stelle nominati ministri dei governi in carica all’epoca”, tra il 2018 e il 2019, ossia Luigi Di Maio, Danilo Toninelli e Stefano Patuanelli.

In cambio avrebbe incassato 240mila euro con contratti per “contributi redazionali per il marchio Moby” sul suo blog, ma anche “l’organizzazione” di comizi elettorali. Grillo – va detto da garantisti – potrà dimostrare la sua innocenza e uscirne a testa alta, ma rimane curioso che quando si parla di Grillo le testate più attente alle cronache giudiziarie siano tanto distratte da dimenticarsi di scriverne. E sì che di Grillo si parla tanto, in questi giorni, in Parlamento. Non in aula, certo. Nei gruppi, nelle segreterie: ci sarebbe da rinnovare un contrattino, come pare abbia avuto modo di sollecitare l’interessato. A maggio scade infatti l’intesa da 300mila euro annui (divisi in due contratti) per la collaborazione del garante con il Movimento come supporto alla comunicazione. L’intesa per il rinnovo – secondo i rumors interni agli stellati – sarebbe ancora incerta.

A complicarne la definizione, la notizia che Grillo – a far data dalle ultime politiche del 25 settembre – non godrebbe più della protezione da manleva per eventuali cause legate al suo ruolo di garante dalle ultime elezioni Politiche. Il fondatore del Movimento aveva siglato un accordo nel 2018, alla vigilia delle elezioni, con Luigi Di Maio e Davide Casaleggio che lo tutelava per una importante cifra in caso di azioni giudiziarie rivoltegli contro per il suo ruolo politico. Quel contratto era arrivato proprio in seguito ad alcune perplessità del garante, che aveva ipotizzato di non concedere l’uso del simbolo per le Politiche (poi vinte dal M5S). Ora, cambiati i vertici e finita la legislatura , la tutela giudiziaria sarebbe venuta meno. Né pare più tanto interessa-to alla vita interna della sua creatura politica, il comico genovese. Sul suo blog si parla sempre meno di politica, si fa capire sempre meno quale indicazione arriva dal Garante. Quelle che arrivano dal leader incaricato, Giuseppe Conte, sono invece spiazzanti.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.