La ricetta è semplice: 345 seggi in meno e il boom di Fratelli d’Italia. Così le elezioni del 25 settembre rivoluzionano i vecchi equilibri. Per molti nomi illustri, nuovi esodati, il risultato è un vero e proprio pasticcio. Il numero maggiore di tagli viene proprio dal partito che voleva sfilare le poltrone da sotto il sedere della casta, il Movimento cinque Stelle. A partire dal padre della scissione Luigi Di Maio, per passare al suo fedelissimo Sergio Battelli che dopo 10 anni nei palazzi della casta aveva già in testa un sogno: aprire un chiringuito a Barcellona: “Lo chiamerò Montecitorio beach”, racconta al Corriere con il sorriso sulle labbra. Per i progressisti la mancata rielezione di Simone Pillon, l’ultraconservatore (anti Lgbt+, divorzio, etc) è stato motivo di giubilo, una delle vittime illustri del crollo della Lega, combattivo, ha avvertito: “Io non mi arrendo”.

“E ora, loro che non hanno mai lavorato, che faranno?” si chiedono i parlamentari più navigati e rimasti in sella. Di Maio, dopo la batosta da zerovirgola di Impegno civico, ha cancellato i suoi profili social su Facebook e TikTok. Per la campagna elettorale era riuscito a raccogliere anche 300 mila euro, che però sono serviti a eleggere un solo deputato, e di un altro partito: l’intramontabile Bruno Tabacci. “Abbiamo perso: non ci sono se, né scuse da accampare” ha ammesso l’ex capo grillino: “Nella vita si cade, ma ci si rialza”. Anche se chi lo conosce bene paventa l’ipotesi di un suo impegno in “un’azienda di consulenze e relazioni istituzionali” grazie all’esperienza acquisita in questi anni alla Farnesina.

Il ‘gaffeur’ Manlio Di Stefano, già sottosegretario agli Esteri, è già pronto a tornare al suo vecchio impiego da ingegnere informatico. Rimane nella memoria, scorrendo il lungo album dei suoi scivoloni, “l’abbraccio agli amici libici” che twittò dopo la tremenda esplosione al porto di Beirut. A far discutere è invece già il futuro dell’ex presidente della Camera Roberto Fico e della vice del Senato Paola Taverna. Entrambi sono rimasti vittime del loro sostegno al leader Giuseppe Conte nella battaglia allo stop grillino al terzo mandato, anche se ora potrebbero, secondo radio Movimento, essere riassunti dal M5s per ricoprire il ruolo di guida istituzionale.

Un’altra vittima sul campo è Lucia Azzolina anche lei travolta dal naufragio degli scissionisti dimaiani: l’ex ministra dell’Istruzione, assurta alle cronache per i banchi a rotelle durante la pandemia, finiti poi in discarica, è diventata preside di una scuola a Siracusa. Angelo Tofalo, ex sottosegretario alla Difesa M5S diventato famoso per il “Boia chi molla!” che “però non è un motto fascista”, ha invece rispolverato la sua laurea in ingegneria civile e ha già aperto una società di consulenza («At», come le sue iniziali) proprio nel settore di intelligence, cybersicurezza e difesa: “Anche Dagospia parla di noi”, esulta su Twitter.

Brucia ancora l’esclusione dal Parlamento a Emanuele Fiano (Pd), sconfitto nella rossa Sesto San Giovanni da Isabella Rauti, figlia del missino Pino. “Parto per Roma, vado a smontare casa e ufficio. Non è una fine, è un inizio. Buona giornata”, prova a sdrammatizzare, ma ora? “Sono un architetto: magari insegnerò e poi riprenderò la mia professione” racconta a chi gli è vicino, ma non esclude il ritorno in politica. Sempre nel partito del Nazareno altro grande escluso è Andrea Marcucci che ha perso il testa a testa nel collegio di Pisa-Livorno-Viareggio, già capogruppo al Senato e ultrarenziano che però non l’ha seguito in Italia Viva: “È il risultato più basso o uno dei più bassi del centrosinistra nella storia”.

All’interno di Italia Viva l’esclusione di Lucia Annibali, fuori per una manciata di voti, è stata dolorosa anche se, potendo contare sulla sua esperienza da avvocato, potrebbe comunque rimanere tra gli uffici di Camera e Senato a gestire il funzionamento del tandem con Calenda. Senza seggio anche Teresa Bellanova che ha perso nella sua Puglia: nel suo futuro non di vede lontana dalla politica attiva anche se da pensionata. Nella stessa regione è rimasto escluso con ampio scarto anche il virologo dem Pierluigi Lopalco su cui il segretario Letta aveva puntato a livello d’immagine per il suo impegno durante la pandemia. C’è anche Pippo Civati, candidato di Sinistra-Verdi che tornerà a fare l’editore di libri. Esodato, nonostante i sondaggi proiettassero la sua Italexit a cifre oltre lo sbarramento, l’ex senatore M5S poi antieuro Gianluigi Paragone.

Riccardo Annibali

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