Consultazioni al Quirinale in mattinata, incarico alle 16,30, lettura della lista dei ministri alle 18. Erano pronti davvero: il centrodestra ha bruciato le tappe e già oggi il governo di Giorgia Meloni sarà esecutivo, dopo il giuramento. In un 22 ottobre che cade a novanta giorni dalle dimissioni di Draghi e nel centenario della marcia su Roma.

Il premier uscente ha voluto dare il suo augurio di buon lavoro da Bruxelles (“stiamo cercando, tutti i ministri e io, di assicurare una transizione il più serena possibile ma anche il più informata possibile perché il nuovo governo possa rapidamente iniziare la propria attività”) mentre una emozionata neo premier compariva nel salone delle feste del Quirinale per rendere nota la composizione del suo governo. Lo schema è quello del tridente: Fdi, Forza Italia e Lega si dividono tutto, escludendo al momento Noi moderati. Vice presidente del consiglio sono Antonio Tajani, titolare degli Esteri, e Matteo Salvini, neo ministro delle Infrastrutture e Trasporti.

In tutto ventiquattro ministri, più il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio (Alfredo Mantovano) che non paiono rispondere alle aspettative: dell’ “altissimo profilo” di cui Meloni aveva parlato si vede poco. Certo, c’è Carlo Nordio alla Giustizia, e la novità non è di poco conto. Per il resto le novità sono quasi più nominali che sostanziali. Cambiano le insegne di alcuni ministeri: il Ministero della Famiglia (Roccella) assume anche il titolo di Natalità. Come in Polonia. Il Mise diventa Imprese e Made in Italy (Urso). L’Istruzione (Valditara) diventa anche Merito. Nasce il Ministero per il Mare e il Sud (Musumeci). L’ex transizione ecologica diventa Ambiente e Sicurezza energetica. All’Agricoltura (Lollobrigida) si lega la Sovranità Alimentare. La spallata è prima di tutto semantica. Il governo Meloni sposta a destra il vocabolario, imponendo insegne nuove ai dicasteri. Ci scherza su Nicola Fratoianni, di Sinistra Italiana: “Nell’elenco dell’on. Meloni delle ‘nuove’ denominazioni dei ministeri manca solo il dicastero delle Colonie e quello delle Corporazioni, per il resto è la fotografia del tentativo di una restaurazione nell’Italia del 2022”.

Certo, la sostanza è nei ministeri-chiave. Incardinare il MEF a un ministro di esperienza come Giancarlo Giorgetti significa rassicurare l’Europa, Draghi, Confindustria ma soprattutto togliere ogni pretesa litigiosa ai leghisti. I cordoni li stringe e li allarga la Lega. Il comparto economico è quello su cui Draghi – e forse anche Mattarella – hanno voluto sincerarsi di nomi e programmi. “La lista dei ministri uscita dal colloquio con il Presidente della Repubblica è più o meno quella con cui Meloni era entrata”, si lascia sfuggire il capo ufficio stampa del Quirinale, Giovanni Grasso. La lista dei ministri sarebbe stata rivista con alcuni aggiustamenti: lo scambio tra Urso e Crosetto e l’uscita di Lupi dall’esecutivo sarebbe arrivata all’ultimo. Per essere compensata, dicono i rumors, con la prossima infornata di sottosegretari e viceministri. “Non si vedono dei pasdaràn”, commenta Enrico Mentana.

L’orbace non si vede, no. Ma il rischio della deriva ungherese è presente. Enrico Letta si fa sentire con una constatazione pacifica: “Dopo aver ascoltato lista, nomi e denominazioni del Governo Meloni dico ancora più convintamente: opposizione, opposizione, opposizione. L’unica novità è una donna premier, un fatto storico per il nostro Paese, oggettivamente da riconoscere”. Il pericolo si insinua nelle linee meno esposte, nei ministeri senza portafogli dove il colore è tutto. Lì, si prevedono tempi non facili per i diritti: Eugenia Roccella, Ministra della Famiglia, natalità e pari opportunità non lascia presagire niente di buono. Se Carlo Calenda e Matteo Renzi giocano sul tasto del fair play e augurano buon lavoro a Giorgia Meloni, il senatore terzopolista Ivan Scalfarotto, al pari del presidente di PiùEuropa, Benedetto Della Vedova, puntano subito contro la paladina del Family Day: “Assegnare famiglia e pari opportunità a Eugenia Roccella rappresenta la manifesta volontà del nuovo governo di far regredire l’Italia sul fronte dei diritti e delle libertà delle persone. Saremo fermissimi perché si eviti qualsiasi tentazione di una deriva polacca o ungherese”, twitta Scalfarotto.

Più conciliante Pierferdinando Casini, che trova qualche interlocutore: “Un augurio speciale al nuovo ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che ha sempre dimostrato equilibrio, serietà e senso dello Stato. A lui, come ad Anna Maria Bernini, un in bocca al lupo ‘bolognese’”. Da Giuseppe Conte poche battute: “Faremo una opposizione nettissima, lo dobbiamo ai nostri elettori”. E dedica il suo affondo a Crosetto: “La lista dei ministri conferma, pero’ – e non possiamo tacerlo – alcuni segnali preoccupanti già emersi dalle indiscrezioni dei giorni scorsi. Crosetto che passa direttamente dalla rappresentanza di interessi di industrie che operano nel settore della Difesa al ministero competente, è garanzia di una sicura corsa al riarmo”. Nel centrodestra c’è aria di festa. E ci mancherebbe. Lupi fa sapere di aspettare la settimana prossima per entrare in campo.

Berlusconi posta una foto dov’è insieme a Giorgia Meloni: “Buon lavoro a tutti, noi di Forza Italia daremo un contributo decisivo e qualificato”. Stop alle polemiche, almeno per un giorno. Carlo Calenda fa anche lui gli auguri alla neo premier: “Le auguriamo successo per l’Italia, anche se noi saremo all’opposizione”. Ma nasce subito un caso. Se Giorgia Meloni aveva provato a mettere in sicurezza l’azione di governo dalle intemperanze di Salvini, alienandogli le competenze sulle Capitanerie di porto, ecco Salvini che fa la voce grossa sul collega di governo Nello Musumeci. Il neo titolare del Mezzogiorno e del Mare “non ha deleghe che assorbiranno alcuna competenza attualmente in capo al ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile”, sostiene una nota della Lega.

In serata qualcuno nello staff della neo premier si accorge di un pasticcio tra i nomi dei ministri della transizione ecologica e della Pubblica amministrazione e così, a suon di nota stampa, il senatore Gilberto Pichetto Fratin diventa ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica e l’onorevole Paolo Zangrillo va alla Pubblica amministrazione. Piovono auguri, congratulazioni, raccomandazioni. Oggi l’emozione che abbiamo visto ieri nelle immagini dell’incarico a Meloni si ripeterà nella solennità del giuramento. Si svolgerà domenica alle ore 10,30 a Palazzo Chigi, la tradizionale cerimonia del passaggio di consegne tra il Presidente uscente, Mario Draghi e la prima premier donna della storia.

LA LISTA DEI MINISTRI

Presidente del Consiglio: Giorgia Meloni (FDI)
Esteri: Antonio Tajani (FI)
Interno: Matteo Piantedosi (TECNICO)
Economia: Giancarlo Giorgetti (LEGA)
Giustizia: Carlo Nordio (FDI)
Salute: Orazio Schillaci (TECNICO)
Infrastrutture: Matteo Salvini (LEGA)
Difesa: Guido Crosetto (FDI)
Sviluppo Economico (imprese e made in Italy): Adolfo Urso (FDI)
Agricoltura e della sovranità alimentare: Francesco Lollobrigida (FDI)
Rapporti col Parlamento: Luca Ciriani (FDI)
Famiglia e natalità: Eugenia Roccella (FI)
Politiche del mare e del Sud: Nello Musumeci (FDI)
Affari Europei e Pnrr: Raffaele Fitto (FDI)
Turismo: Daniela Santanchè (FDI)
Cultura: Gennaro Sangiuliano (TECNICO)
Lavoro: Marina Calderone (Tecnico)
Affari regionali e Automonie: Roberto Calderoli (LEGA)
Istruzione: Giuseppe Valditara (FDI)
Disabilità: Alessandra Locatelli (LEGA)
Riforme: Maria Elisabetta Alberti Casellati (FI)
Pubblica Amministrazione: Paolo Zangrillo (FI)
Università e Ricerca: Annamaria Bernini (FI)
Sport e giovani: Andrea Abodi (TECNICO)
Ambiente e sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin (FI)
Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: Alfredo Mantovano (FDI)

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.