Crisi economica e covid
Contro la crisi? Non servono mega progetti ma un nuovo posto tra pubblico e privato
Ieri, passando per via dei Tribunali, ho notato quanto scritto sulla saracinesca di un ristorante avviato felicemente qualche anno fa e ho provato dolore, angoscia e frustrazione. Ragionare per il presente e il futuro di Napoli in questo frangente è ancora più difficile del solito. Anche tenendo conto dei contributi già apparsi su questo giornale, inizierei da una bipartizione di strategie: stiamo cercando quelle per il presente immediato e prossimo se, come si ventila, dovrà essere disposto un secondo lockdown nazionale, ma stiamo anche ragionando sul futuro, cioè sulla fase successiva alla fine della “guerra”.
Sul presente immediato, provo a suggerire tre linee di azione. La prima: continuiamo a sottostimare gli effetti psicologici ed esistenziali, individuali e collettivi, ne parliamo con generalismo e per sprazzi. È necessaria un’azione pubblica di coordinamento di iniziative strutturali e quotidiane per l’ascolto e l’elaborazione della paura, della rabbia, dell’ansia quotidiane. Queste iniziative possono provenire dalle università, dalle librerie, dalla biblioteche, dai laboratori teatrali. L’assessorato regionale e cittadino alle politiche sociali e culturali deve coordinare, promuovere e finanziare: che soldi abbiamo per il prossimo semestre per una iniziativa del genere? In secondo luogo, i soldi. Occorre prevedere altre forme di sostegno per le attività di impresa e per le attività professionali.
Si tratta di elargizioni a fondo perduto. Pure donazioni di Stato. Non funzionano molto, ma sono un segnale e vanno già disposte, mio avviso, già dal prossimo 30 novembre e per un semestre. Ma attenzione: esigiamo coordinamento tra poteri pubblici. A un amico avvocato è stato elargito il contributo a maggio, ma ora l’Agenzia delle entrate gli ha notificato una cartella che dovrà essere impugnata a sue spese perché gli si chiede di provare ciò che già fu provato alla Regione quando egli inoltrò la domanda. L’Agenzia delle entrate, invece, deve chiedere quei documenti alla Regione e non tormentare il cittadino, soprattutto nelle delicate condizioni psico-sociali attuali. Infine, oltre i soldi elargiti – che possono essere anche frutto di contributi privati che io indirizzerei, quanto meno per il sostegno materiale a situazioni di bisogno delle famiglie, non allo Stato, ma alla Caritas, oso dire – per il mondo imprenditoriale occorre pensare a una strategia di credito bancario di vero sostegno. Questo è stato un fallimento totale dei mesi precedenti.
E qui si vede quanto sia grave la mancanza di una Banca per il Sud. Questo credito alle imprese dovrebbe essere concesso perché l’impresa oggi propone un piano di ripresa per il dopo. Ma non dovremmo esigere troppo, accontentandoci del fatto che queste imprese fossero fino ad oggi sane e ben amministrate. Tassi di interesse agevolati e meccanismi di garanzia semplici e statuali. Oppure credito concesso direttamente dallo Stato, in cambio di vera progettualità imprenditoriale. Quest’ultimo punto ci conduce alle strategie future. È chiaro che per Napoli è necessaria una cabina di regia speciale, coordinata dalla Regione e con la collaborazione del Governo. Ma cosa fare? Noi dobbiamo sfruttare questi mesi per implementare la ripresa nei settori che sappiamo essere vincenti: turismo, cultura, ristorazione. Forse la tragedia sociale ed economica della pandemia è l’occasione di un vero cambio di passo. Sono stato a Ravello il 23 ottobre scorso. In un bellissimo albergo a gestione familiare e aperto, se Dio vuole, tutto l’anno. Uno dei fratelli mi ha raccontato che attendono da 15 anni il rilascio delle autorizzazioni della Soprintendenza per ristrutturare le stanze. Avete letto bene, 15 anni.
Dovremmo parlare non solo dei tempi della giustizia, come vedete. Ecco: non parlerei di mega-progetti, ma di necessità impellente di far funzionare ciò che deve funzionare. La cabina dovrebbe portare alle benedette semplificazione, efficacia, leale collaborazione tra pubblico e privato. Ma bisogna crearla subito per riprendere in quei settori indicati sopra almeno da maggio 2020, e riprendere arrivando pronti: che significa che è inammissibile che le funicolari chiudano alle 10, che il traffico cittadino sia impazzito e senza regole, che manchi un discorso alto di rilancio dell’immagine di Napoli e della Campania nel mondo, e così via. Il turismo resta lasciato a se stesso, così come tutti i servizi e le infrastrutture connessi.
Poi c’è da chiedersi: una strategia di politica industriale e commerciale esiste? Ha senso parlarne e in che direzione? Da giudice fallimentare vedo tante microrealtà molto intelligenti e efficaci: manca, tuttavia, la cultura d’impresa e molti progetti vanno a picco anche per una sfiducia atavica nello Stato in tutte le sue articolazioni. La cabina di regia andrà costituita da persone con curriculum eccellenti, che conoscono Napoli e la Campania: pochi e responsabili politicamente delle scelte da effettuare nei prossimi sei mesi. È una cabina che deve operare su tutto, con una programmazione capace di smuovere e attrarre investimenti, facendo circolare idee e danaro qui e non altrove. Bisogna convincere i cittadini che, almeno un po’, possono avere fiducia nello Stato.
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