Il governo ha messo la testa sotto la sabbia, a Cutro. Giorgia Meloni, che aveva definito la strage dei 94 annegati davanti alla costa crotonese come il momento più difficile del suo primo anno a Palazzo Chigi, è assorbita da altro. Zahra Barati, sorella di una delle vittime, punta il dito sulla mancanza di rispetto dell’esecutivo che si è tenuto distante dalle cerimonie di commemorazione. Il solo Matteo Piantedosi, all’ultimo minuto, ha timbrato il cartellino con una visita lampo al cimitero che non gli ha lasciato il tempo di rispondere alle domande dei giornalisti. Così ieri, ad un anno esatto dalla tragedia, superstiti e familiari delle vittime del naufragio del 26 febbraio 2023 del caicco hanno deciso di mettere nero su bianco le accuse di inadempienza agli impegni presi dal governo italiano e hanno annunciato l’imminente presentazione di una causa risarcitoria nei confronti dell’esecutivo per omissione di soccorso.

Ad annunciarlo gli stessi familiari affiancati da uno dei tre legali che li stanno assistendo, l’avvocato Stefano Bertone del foro di Torino. Un ricorso che scatterà nel momento in cui la Procura chiuderà le indagini sulla catena dei soccorsi già avviate nei giorni immediatamente successivi alla tragedia e che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di sei tra ufficiali e sottufficiali della Guardia di finanza e della Guardia costiera. La causa sarà intentata alla presidenza del Consiglio dei ministri ed ai ministeri dei Trasporti e dell’Economia, ma non è escluso che possa essere estesa anche a Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. “Uno degli aspetti da chiarire – ha spiegato Bertone – è quando le autorità hanno saputo della presenza della barca.

Dalle 17 del 25 febbraio, l’aereo Frontex aveva monitorato l’imbarcazione dopo avere intercettato alcune chiamate. Quindi, cosa ha fatto Frontex in quelle ore prima della segnalazione delle 22.35 alla centrale di Varsavia? Sul fronte risarcitorio c’è tutto un sistema che non ha funzionato. Frontex si è tenuto un’informazione per diverse ore consentendo alle autorità italiane di sbagliare. Certo, questa non può essere una giustificazione”. La causa va a concretizzare quelle che sono state le lamentele manifestate da superstiti e familiari delle vittime nei tre giorni di iniziative promosse dalla rete 26 Febbraio per gli impegni non mantenuti dal governo italiano. A cominciare dai mancati ricongiungimenti familiari con l’apertura di corridoi umanitari.

In tanti ieri si sono ritrovati davanti al mare, burrascoso come un anno prima. Delle 94 vittime, 35 erano bambini o ragazzini. Piccole vittime ricordate con 35 peluche. Nel pomeriggio il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto (eletto sabato vice segretario di Forza Italia) avrebbe parlato al telefono con Piantedosi. “Dal Viminale mi è stato detto che ci sono molti superstiti che avrebbero titolo ad avere il ricongiungimento con i propri familiari, per la precisione sono undici. La Regione non ha competenze dirette, ma se dovesse essere utile sono disposto a favorire questa occasione di chiarezza anche con i familiari delle vittime”, ha fatto sapere Occhiuto.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.