Un tempo c’era “Football manager”. Davanti ai primi computer domestici – Commodore o Zx Spectrum – gli italiani, in particolare i ragazzi, componevano rose di calciatori e schieravano formazioni alla ricerca di una promozione o di uno scudetto. Pochi anni dopo però un nuovo gioco, divenuto un fenomeno di costume, è stato in grado di strappare migliaia di persone da monitor e tastiere per riportarle a penna e calamaio: il Fantacalcio.

Incardinato sul rendimento dei calciatori di Serie A e divenuto ormai disciplina nazionale, questo gioco ha radicalmente mutato i costumi della passione calcistica che in Italia è una vera e propria religione. Le Leghe fantacalcistiche hanno proliferato negli uffici, nelle scuole e nelle università dando vita a nuove relazioni sociali, rinsaldando o distruggendo rapporti personali importanti. Fantacalcio ha provocato autentici dilaniamenti dell’anima di chi lo pratica: esultare o no per un gol di un mio giocatore che segna contro la squadra per cui batte il mio cuore? E così si sono formati gli schieramenti dei romantici (romanisti che non vogliono laziali nelle loro rose, o Granata che bandiscono il bianconero) e dei pragmatici (Sandro Veronesi, due volte vincitore del Premio Strega e juventino doc, a suo tempo non ha pensato minimamente di tagliare l’interista Milito che gli ha fatto vincere due tornei).

Ovviamente nel Paese che conta 60 milioni di commissari tecnici tutti pensano di avere le doti per stravincere al Fantacalcio; molti però, come tanti presidenti di Serie A, si fanno abbagliare dal grande nome e perdono di vista l’obiettivo finale. I giocatori decisivi al Fanta dello scorso anno? Posh, Strefezza e Ciurria. Pagati un credito, hanno fatto la fortuna di tanti fanta-allenatori che nelle aste di questi giorni stanno cercando nuovi gioielli nascosti.