25 marzo. Nel vertice di Berlino Prodi viene designato presidente della commissione europea. Grande risultato di D’Alema, architetto geniale, devo confessare. Prodi in Europa è la svolta: non c’è più il convitato di pietra della politica italiana, l’Asinello è politicamente morto, Veltroni non ha più sponde, il governo D’Alema non ha alternative. D’Alema porta a casa un ottimo risultato sull’Agenda 2000. Nel frattempo scoppia la guerra, e venerdì il governo ottiene la fiducia alla Camera e al Senato tra mille casini. Abbiamo una notevole sfiga, però ce la battiamo bene. Ora è sabato mattina e stiamo progettando un’offensiva di pace. Si parlerà con Clinton, successivamente con i membri del gruppo di contatto, e si cercherà di chiedere per la prossima settimana di Pasqua la sospensione dei bombardamenti e la ripresa dei negoziati.

Ha parlato con Clinton, gli ha spiegato per un quarto d’ora la linea e Clinton gli ha detto: “Bene, ci penseremo”. Le stesse cose che gli aveva detto in America. Nel frattempo chiamava anche Solana. Siamo abbastanza al centro della vicenda, pur essendo un paese di scarso rilievo, obiettivamente. Nel fine settimana D’Alema lavora molto per riallacciare i fili di una trattativa. Noi maturiamo l’idea che sia necessario un messaggio alla nazione. Forse ci sarà martedì 30. Io penso che la linea del governo sia giusta. Lo conferma anche Weber che ci dà sondaggi più confortanti. La giornata di martedì se ne va tra il tentativo di produrre un appello per i kosovari con Bobbio, Magris e Scalfari, la destinazione e l’uso dei fondi e la preparazione del discorso della sera, che poi va benissimo. Cuperlo prepara un discorsone, lui elimina tutto e prende due appunti. Prima vuole registrare, poi si convince a parlare in diretta, soprattutto perché non arrivano notizie di Primakov, e quando arrivano sono brutte. Poi alle 19.40 chiama Clinton, lui lo convince a intensificare gli attacchi senza parlare di fase 3… la sostanza è che arriva trafelato su alle 20 e il discorso è a zero. Si concentra un po’ e alla fine va tutto bene. Siparietti: Ornella che si presenta con dei trucchi fuxia e viola e lui chiede: “Ma chi ti ha detto che mi devo truccare?”…

La mattina dopo i giornali sono buoni, ma Cascella arriva e mi rompe i coglioni per un pezzo di Minzolini in cui si parla della telefonata con Clinton, dicendo che D’Alema ha cambiato il discorso. Che faccio? Subito mi incazzo, poi pensandoci a freddo (?) decido di non parlare più con i giornali, così non mi si romperà più le palle. Lo comunicherò agli interessati, così vediamo come saranno i giornali prossimamente. Pasqua a Capri, D’Alema in Albania, la guerra continua, le cose per il governo vanno bene grazie alla guerra. Non sappiamo cosa succederà se la guerra continuerà, ma Milosevic si sta attirando molte antipatie per via dei profughi e le bombe intelligenti forse cominciano a fare effetto. La visita di D’Alema ha avuto ottima stampa, persino il Giornale e il Tempo gli hanno fatto editoriali a favore. Chiamano Lerner, Vespa, Borrelli che lo vogliono in Tv.

Minniti orienta il Vaticano, manda a dire le cose da dire e loro (il Papa) le dicono. Il Papa addirittura sostiene la Missione Arcobaleno che in fondo io ho avviato dopo un input di D’Alema. Mi disse: “Bisogna fare qualcosa, trovare un nome” e io ho fatto il resto. Il nome lo ha trovato Minniti, poi Latorre gli ha detto che a D’Alema avevano detto che ero stato io a trovarlo, e lui (Minniti) si è incazzato… Poi abbiamo individuato Marco Vitale come commissario (lo ha proposto Rossi) e D’Alema si è incazzato perché la Cgil era contro di lui a Gioia Tauro. Fatto sta che la Missione, con l’appello di Bobbio, Montanelli e Scalfari, sta avendo un grande successo.

Venerdì 9 vedo Geronzi. Parliamo di De Santis da collocare. È d’accordo. Parliamo della Treccani. Dice che mi farà incontrare Cappelletti. Parliamo di Torino. Dice che Masera, poi Arcuri, infine l’Avvocato sono stati scorretti e arroganti, e che lui non ha nessuna intenzione di procedere, anzi che combatterà strenuamente. Gli hanno annunciato l’Opa la domenica famosa, avevano predisposte tutte le procedure e lui ha detto no, per questi motivi e perché il piano puntava a distruggere Mediobanca. Ma si salverà e si rinnoverà Mediobanca? gli ho chiesto. E lui: “Sì, Cuccia ha un piano che prevede che Maranghi diventi presidente, Bernheim sia cacciato dalle Generali e Cingano diventi Ad”. E Banca di Roma? Guarderà al Monte dei Paschi. Fine settimana tranquillo. D’Alema sta forte, va a mare domenica, Scalfari gli regala un bell’editoriale. Lunedì mattina vedo Rossi per stabilire la linea sulle telecomunicazioni. Poi vediamo Giannini, Celli… cerchiamo di capire come deve andare a finire la grande partita che si gioca nel capitalismo italiano. Quando stamattina ho detto a D’Alema che lui deve realizzare sul fronte interno la stessa legittimazione che ha prodotto con la guerra, mi ha guardato dicendo: “Tu proponi sempre soluzioni spettacolari… cerca di dirmi come si fa”.

Sul capitalismo italiano. Parlo lunedì sera con Celli, forse il migliore amico di Bernabé, e mi fa una descrizione inquietante della tipologia umana. Sospettoso, convinto di essere invincibile, moralista e maniaco, nemico giurato dei politici considerati come l ‘origine di tutti i mali, pieno di schede e dossier su magistrati e politici. Questo è Bernabé. Chiedo a Celli di parlargli. Alle 20 Bernabé chiama D’Alema e chiede di incontrarlo martedì mattina. Alle 9 di martedì arriva Modiano, che mi descrive un possibile nuovo scenario: Unicredit e Comit, con Generali non scalano Mediobanca ma si tengono le loro quote. Finisce l’assalto a Mediobanca, questa è la notizia. L’operazione si potrebbe completare se S. Paolo va con Ina-Bnl-Banco Napoli e Banco di Roma va con Monte Paschi.

Colaninno dice a Bersani che si può lavorare per l’intesa e sostiene che la loro quota in Olivetti è blindata. Gli ha detto anche (pare) che Goldman Sachs ha studiato un piano per fare entrare nella partita Dt, attraverso una dismissione di quote tedesche ed una contemporanea acquisizione di quote Telecom o attraverso uno scambio di pacchetti azionari. Bersani suggerisce a D’Alema di incontrare Colaninno. Mi sembra giusto. Malgrado il lavoro fatto, Giannini non è nel Cda di Ina. Era scontato che andasse così e noi non possiamo opporci al corso inevitabile delle cose. Benassi ha posto l’aut-aut (o io o lui) e S. Paolo ha deciso ovviamente Benassi. A tutti i livelli dobbiamo modernizzarci. E se è vero che tutti i capitalisti sono fetenti (espressione di D’Alema) è anche vero che se restiamo appesi alle vecchie glorie (Geronzi, Romiti, e così via) non andiamo da nessuna parte. Dobbiamo chiederci per quale motivo alla fine difendiamo sempre quelli un po’ andati.

D’Alema regna, non governa. Lui va forte ma ha una maggioranza sfarinata e a rischio dopo le europee. Comincia a dire che bisognerà fare le elezioni dopo giugno. Naturalmente sarebbe giusto ma io penso che sarà possibile andare ad un rimpasto o cose del genere. Tutto questo in caso di rilevante successo dell’Asino. Weber ci dice che i sondaggi li danno sempre forti. La grande ristrutturazione del capitalismo italiano può essere concepita come pax dalemiana ma non è semplice costruirla. Fazio è pedina fondamentale ma per ora non si schioda. Cuccia e Agnelli bisogna sentirli e convincerli, ma prima di tutto bisogna risolvere il nodo Telecom, che è ancora irrisolto.

Giovedì sera. La Nato ha ammesso le sue responsabilità nella strage del giorno prima che ha ucciso una settantina di kosovari. Modiano mi dice che Intesa si prepara a prendersi Comit. Bernabé chiama D’Alema e gli dice che sta combinando con Dt per realizzare la più grande azienda telefonica del mondo. Il progetto è ardito, D’Alema si incazza e tratta Bernabé molto male, dopo Colaninno ci dice che il progetto è folle, e che ci verrà a spiegare perché la mattina dopo. Viene avanti il progetto Ti-Dt. Bernabé lo ha sviluppato ma adesso bisogna gestirlo, altrimenti rischiamo di andare sotto. Nei giorni successivi si comprende che il progetto è una bufala. Progressivamente anche D’Alema se ne convince. La partita è ancora aperta a martedì 20. lo, Rossi, Bassanini, Micucci siamo tutti contro in sostanza, ma dobbiamo accelerare e intensificare la nostra azione.

Bossi dopo il voto del referendum chiede di vedere D’Alema. Nel frattempo fa di nuovo la corte a Berlusconi. L’irruzione della politica nei giornali fino a ieri pieni della guerra è un po’ penosa. È come se tutti avessero tirato un sospiro di sollievo tornando a parlare delle cose che gli piacciono di più. Bisogna far tornare la guerra per evitare cazzate in libertà? Torna l’ipotesi Scalfaro. Per noi va bene, figuriamoci. Ma dubito che sia cristallina. La partita Telecom è venuta fuori bene, stamattina (mercoledì 21). Bernabé comincia ad uscirne con le ossa ammaccate. Bisogna avere pazienza.

Bernabé ha annunciato l’accordo con Sommer. Noi resistiamo con Bassanini e Rossi, ma bisogna stare in campana. Chiama Gamberale, parla di criminalità industriale a proposito dell’intesa. Vedo Pompei. I suoi concetti sono molto simili a quelli di Gamberale. Nel fine settimana americano D’Alema ottiene, mi sembra, un successo parlando al convegno sulla terza via. Il vertice Nato non mi pare che ottenga grandi risultati. Qui in Italia l’Ulivo muore, non si trova l’accordo sull’uso del simbolo. Bisogna lavorare ad una nuova prospettiva strategica per il centro-sinistra. Prima o dopo il voto europeo?